Vegetarismo e dieta mediterranea a confronto – Dubbi sulla dieta “piramidale” americana
La storia della dieta piramide inizia immediatamente dopo la seconda guerra mondiale quando negli Usa si andava divulgando un modello alimentare definito “ricco” fondato su basi considerate scientifiche, in contrapposizione al modello “povero” che aveva dominato fino allora basato su tradizioni ed empirismo adottato dalla generalità della popolazione italiana contadina e meridionale. In tale dieta si privilegiavano le proteine di origine animale ritenute ricche di aminoacidi essenziali i quali furono i veri protagonisti nel confronto tra le due diete.
Il modello alimentare definito povero era costituito prevalentemente da frutta, verdura, cereali e legumi, mentre quello ricco era costituito in prevalenza da grassi, zuccheri industriali e proteine animali, definite nobili, da inserire nella dieta anche dei bambini appena svezzati. Tale modello, sotto pressioni di lobby alimentari, venne esportato dagli Usa in Europa. Da noi venne accettato senza alcuna obiezione da parte dei rappresentanti della scienza dell’alimentazione i quali probabilmente lo ritennero più valido della nostra dieta tradizionale.
Ma dopo poco tempo tale modello cominciò a provocare sempre più danni alla salute umana fino a costituire la cosiddetta patologia della civilizzazione. Così iniziarono a diffondersi patologie fino ad allora rare o sconosciute come: obesità, diverticolosi, stipsi, appendiciti, emorroidi, epatiti, colecisti, calcolosi, vasculopatie varie, disturbi metabolici, incremento dei casi di cancro specie del colon e della mammella, ecc. Tale inquietante quadro patologico allarmò la popolazione europea e quella degli Usa da dove era partita la proposta della dieta “ricca”. La classe medica americana si convinse che la causa dovesse ricercarsi nell’alimentazione, anche perché il prof. Doll aveva nei suoi studi evidenziato il fatto che le popolazioni più povere, che avevano conservato la loro tradizionale alimentazione, erano rimaste indenni a tali patologie. Così la scienza americana dovette fare marcia indietro e riconoscere che i fattori scatenanti stavano proprio nella dieta ricca. Sotto accusa furono messi ipernutrizione, eccessivo consumo di proteine e grassi animali, eccessivo consumo di sale e zucchero industriale e carenza di fibre.
Quindi maturò la necessità di stabilire un modello alimentare correttivo per scongiurare i malanni provocati dalla dieta ricca e su iniziativa del prof. Ancel Keys fu proposto un modello alimentare dapprima battezzato Italian Style in quanto suggeriva l’alimentazione povera del contadino italiano del Cilento. In un secondo tempo l’indagine venne estesa anche alle diete tradizionali della Grecia e della Juogoslavia e fu così che la dieta venne chiamata mediterranea. Più tardi tale indagine incluse anche il Giappone, la Finlandia e il Sud Africa, perché in tali aree erano stati riscontrati livelli più bassi di colesterolo e pressione arteriosa, un minor numero di obesi e una minore quantità di mortalità per malattie cardio-vascolari.
Conseguenza di tali fatti fu il varo della dieta piramide, presentata nell’aprile del 1992 in Usa dall’allora ministro all’agricoltura Milligan; tale dieta con orientamento chiaramente filo vegetariano (in cui carne, pesce e uova vengono considerati cibi superflui) approda poi in Italia per opera dei prof. Ticca, Strata e Peri. Successivamente venne adottata in Finlandia, Svezia, Norvegia e Danimarca e divulgata nelle scuole di queste nazioni. A tale rivoluzionaria innovazione alimentare reagirono le grandi consorterie dell’alimentazione, coltivatori di mangimi e allevatori di bestiame, con il tacito (ma non troppo) supporto di gran parte della classe medica, ostili alla dieta vegetariana, che paventavano il danno che avrebbe causato una tale dieta al turismo gastronomico in Italia.
C’è chi sostiene che la dieta mediterranea sia stata progettata deliberatamente per eliminare solo una parte della patologie ad essa correlate. E anche se la riduzione del quantitativo proteico di derivazione animale di tal dieta fu imposto alla scienza dell’alimentazione americana da fatti clinici e statistiche importanti, dopo aver vinto la battaglia contro i colossi degli allevatori e commercianti di carne, tali lobby imposero come scambio lo smercio sui mercati internazionali della soia, il cui contenuto proteico, come è risaputo, è più elevato di quello della carne, cioè imposero lo smercio di un’ingombrante sottoprodotto dell’olio dai semi di soia, di cui gli Usa sono i maggiori produttori ed esportatori mondiali. Oggi ce la troviamo in un gran numero di prodotti alimentari: pane e pasta di soia, bistecche di soia, latte di soia e vari derivati. In sostanza la piramide alimentare fu adottata a seguito della pressione da parte dei lobbisti dell’industria alimentare allo scopo di vendere i loro prodotti in sostituzione della carne che la dieta mediterranea aveva ridotto.
Ma il vero regista dell’operazione “Dieta mediterranea” fu il ministro dell’agricoltura americano, e per lui l’USDA (United States Department Agriculture), lo stesso organismo che ancora oggi destina circa l’80% di cereali e soia agli allevamenti di animali, contribuendo a causare la fame nel Terzo Mondo, la distruzione delle foreste, l’inquinamento dell’aria…
Molti esperti nutrizionisti americani dovettero ammettere che la dieta mediterranea non era in grado di debellare le patologie degenerative causate dalla cosiddetta civilizzazione e che tale dieta aveva un’efficacia limitata. Infatti la sola riduzione del quantitativo proteico, di grassi saturi e prodotti di derivazione animale non sono sufficienti a scongiurare le molte patologie ad esse correlate. In sostanza fu persa un’occasione storica per indicare la dieta vegetariana come la sola adatta, giusta e salutare nell’alimentazione umana. Ma era troppo passare da uno stato di carnivorismo ad uno vegetariano. E lo stesso prof. Strata, che aveva firmato un manifesto dal titolo “Carne e Salute” con il quale si attaccava il vegetarismo e si esaltava l’alimentazione carnea (manifesto che fu affisso in tutte le macellerie d’Italia), pochi mesi dopo il lancio della dieta piramide affermava che carne, pesce e uova erano da considerare cibi superflui. Così vanno le cose.
Franco Libero Manco