La pianura padana, l’inquinamento, le speranze per un mondo migliore – Lettera di Caterina Regazzi

Caro Paolo, sono qui, oggi ho letto un sacco di carte che mi servono per quell’ispezione di venerdì,  sono un po’ preoccupata.

Ieri sera sono andata ad un incontro organizzato dal Comune dal Titolo “Mobilità sostenibile a Spilamberto” e pensando ai quattro gatti che girano per il paese ero abbastanza incuriosita. C’era una dottoressa che ha parlato dei monitoraggi dell’aria nella Pianura Padana e nella provincia di Modena, che pare siano all’avanguardia, anche perché i dati vengono resi pubblici costantemente su un apposito sito (www.arpa.emr.it)  e diceva che non siamo messi bene, ma meglio di una decina di anni fa (polveri sottili ed ossidi di azoto) e che comunque è una situazione generale della Pianura Padana e non c’è tanta differenza tra chi vive in paese e chi in campagna.

Poi un’ingegnera ha parlato di un progetto comunitario e locale che vede protagonisti i ragazzini di elementari e medie, che vengono accompagnati a piedi a scuola da gruppi di volontari, dopo essersi radunati in diversi punti del paese. Dato che alcuni del pubblico facevano polemica, su cui non voglio far commenti, con gli amministratori presenti su quello che si fa qui e quello che si dovrebbe fare, si è accalorata parlando del fatto che, su questi argomenti, sono importanti sia i comportamenti del singolo come quelli dei gruppi, oltre alle scelte dell’amministrazione.

E’ vero che c’è un grosso traffico privato di singoli che usano l’auto anche per fare 500 metri (me compresa), ma questa, essendo una zona ad alta industrializzazione ed urbanizzazione le attività produttive e commerciali causano un traffico di mezzi pesanti esagerato e quindi, puoi fare tutte le tangenziali e le piste ciclabili che vuoi, ma se non si riduce il traffico di merci respireremo sempre un’aria schifosa, senza considerare i problemi relativi al picco del petrolio ecc.

Che fare? Brontolare per l’inquinamento e continuare a usare l’auto anche per i piccoli spostamenti? Continuare ad acquistare prodotti che vengono dall’altro capo del mondo? Continuare a fare vacanze con voli low cost nei paesi esotici? Fare gli ecologisti comprandosi o costruendosi la casa a risparmio energetico utilizzando legname che viene da non so che foreste del Nord Europa? Quando siamo andati a Treia, Luisa mi chiedeva come mai le case, quelle vecchie intendo, erano costruite tutte con quei tipici mattoni di colore chiaro (che, tra l’altro, per me, sono bellissimi): evidentemente perché in quelle zone c’è quel tipo di terreno, con cui venivano fabbricati proprio quei mattoni, che venivano utilizzati per le costruzioni locali. Tra l’altro, proprio a Treia c’era una grande fornace che dava da lavorare praticamente a quasi tutta la forza lavoro maschile che non era impiegata in agricoltura e quali sono le cose più importanti per la sopravvivenza dell’uomo? Il cibo e la casa e in questi due settori gli uomini lavoravano.

Oggi, in campagna ci sono le macchine, nei cantieri gli extracomunitari, e noi, dove lavoriamo? In uffici, nei “servizi”. Non è che ne avremo un po’ di troppo, di questi servizi?

Scrivo sempre le stesse cose, ma tu se vuoi stralcia quello che ti pare o tienilo per te come lo sfogo di una persona che vorrebbe vivere in un mondo migliore e più sano e saprebbe anche da che parte cominciare, ma non sa se ne ha il coraggio….

Caterina Regazzi

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