Spiritualità laica: “Al teatro delle immagini parlanti e delle storie da raccontare e recitare..”

I racconti qui sceneggiati sono basati sull’immediatezza del messaggio.

Il dialogo, scarno e sintetico, e la scenografia, pressoché inesistente o neutra,  sono lo sfondo amorfo sul quale rappresentare  l’immagine. In questo caso l’immagine che viene proiettata è simbolica e rappresentativa di una “comprensione” di sé e del mondo che non può essere adeguatamente descritta attraverso la concettualizzazione. L’immagine evocata serve solo a risvegliare nell’ascoltatore l’esperienza consapevole di Sé, della coscienza priva di attributi, che in realtà noi tutti siamo.

Per questa ragione le storie qui riportate non si riferiscono  ad una specifica  matrice culturale, si discostano da ogni forma costituita di filosofia o religione o cultura,  chiamarle storie zen o sufi, orientali od occidentali, sarebbe una negazione del loro messaggio universale….

 

………….

 

Trovare un diamante su una strada fangosa

 

Scena: rumori di tempesta, lampi e tuoni e frusciar di fronde. La scena è scarna: un tappeto per terra, un tavolinetto con sopra alcune paia di sandali. Entra un  narratore, che saluta restando da un lato della scena, ed inizia a narrare, in piedi:

 

Narratore: Gudo era il maestro dell’imperatore del suo tempo. Tuttavia viaggiava solitamente solo, come un mendicante itinerante. Una volta mentre era in cammino verso Edo, il centro culturale e politico dell’impero, si avvicinò ad un piccolo villaggio chiamato Takenaka. 

Era sera e stava piovendo a dirotto.

 

(Qui entra il personaggio Gudo che si aggira  in silenzio nel rumore della pioggia)

 

Narratore, continua: Gudo era completamente fradicio, i suoi sandali  erano a pezzi. In una fattoria vicino al villaggio notò sulla veranda di una casa alcune paia di sandali e decise di comprarne un paio.

 

(Qui il narratore si defila dalla scena  e  compare una donna che si piazza davanti ai sandali in vendita, fanno gesti di compravendita in silenzio)

 

Il narratore, da un angolo: La donna che gli vendette i sandali, vedendo Gudo così fradicio lo invitò a passare la notte nella sua casa. Gudo accettò e la ringraziò..

 

Qui Gudo  staziona  nella veranda,  e recita un sutra in piedi al suono di uno strumentino che aveva con sé, davanti all’altare di famiglia. La donna con uno o due figli lo osservano in silenzio e con aria depressa. Allora Gudo chiede:

 

Gudo: “Cos’é che vi cruccia?”

 

La donna: “Mio marito è un giocatore ed un ubriacone. Quando vince, beve e diventa aggressivo. Quando perde, si fa prestare soldi dagli altri. Talvolta quando è completamente ubriaco non torna nemmeno a casa. Che cosa posso fare?”

 

Gudo:  “Lo aiuterò… ecco qui del denaro. Procurami una fiasca di buon vino e qualcosa di gustoso da mangiare. Quindi potrete ritirarvi, io resterò in meditazione qui davanti all’altare.

 

La donna esce e ritorna con una fiasca ed un involto di cibo. Poi lei ed i figli escono dalla scena e Gudo  resta  e si siede in meditazione sul tappeto.

Ad un certo punto si sente il rumore di un uomo ubriaco che ritorna, appare sulla scena gridando.

 

Uomo: “Ehi, moglie sono a casa, c’è qualcosa da mangiare?”

 

Gudo, alzandosi: “Ho io qualcosa per te.. Sono stato sorpreso dalla pioggia e tua moglie gentilmente mi ha invitato a rimanere qui per la notte. In cambio ho portato del vino e questo cibo appetitoso, perciò se vuoi serviti pure…”

 

Uomo, deliziato,  afferra subito la fiasca e beve tutto il vino e poi si sdraia per terra e si addormenta sonoramente, mentre Gudo resta in meditazione sul tappeto, al suo fianco.

Al mattino, l’uomo si sveglia, non ricordando nulla di quanto è avvenuto la sera ed osserva Gudo in modo interrogativo e gli dice:

 

Uomo: “Chi sei, da dove vieni, cosa fai qui?”

 

Gudo: “Sono Gudo di Kyoto.. e sto andando a Edo”

 

L’uomo, scoprendo di avere davanti a sé il maestro stesso dell’imperatore, resta sopraffatto e vergognoso e prende a  scusarsi profusamente:

 

Uomo, a mani giunte: “Perdona la mia arroganza, maestro, non sapevo… scusami…”

 

Gudo, sorridendo benevolo: “Ogni cosa in questa vita è transitoria.. La vita è molto breve. Se continui a passare il tuo tempo giocando e bevendo, non avrai la possibilità di realizzare null’altro  e farai soffrire anche la tua famiglia…pensaci!”

 

Uomo,  toccato al cuore e divenuto cosciente della sua situazione esclama:

“Hai ragione maestro, come potrò mai ripagarti di questo tuo insegnamento? Lascia almeno che ti accompagni e che porti le tue cose per un breve tratto di strada…”

 

Gudo: … “Va bene, fa come desideri..”

 

Entrambi si accingono a lasciare la stanza  e si spegne la luce, vengono tolti il tappeto ed il tavolinetto.  Si vedono i due che camminano in una scena vuota. Dopo un po’ Gudo si rivolge all’uomo dicendogli:

 

Gudo: “.. ora abbiamo percorso già tre miglia, è meglio che tu ritorni indietro…”

 

Uomo: “.. ancora cinque miglia soltanto, ti prego..”

 

E ripartono in silenzio… dopo un po’ Gudo suggerisce..

 

Gudo: ”.. ora puoi tornare indietro..”

 

Uomo: “.. Lascia che ti segua per altre dieci miglia…”

 

Ripartono in silenzio… ed ad un certo momento ancora parla

Gudo: “.. Ora è tempo che tu ritorni, le dieci miglia sono trascorse…”

 

Uomo, deciso con uno sguardo luminoso: “Maestro… ti seguirò per il resto della mia vita…”

 

Si spegne la luce ed i due  scompaiono.. riappare il narratore.

 

Narratore: “In Giappone tutti i moderni insegnati zen discendono da un  famoso maestro che fu successore di Gudo. Il suo nome era Mu-Nan, che significa “l’uomo che non tornò mai indietro…” – Suono di gong.

 

………….

 

Il narratore riprende a raccontare un’altra storia…

 

Narratore: Il maestro Hakuin era lodato dai suoi vicini per la purezza della sua vita. Vicino alla sua capanna viveva una ragazza bellissima. (nell’altro lato della scena si vede un saggio che entra a mani giunte ed una ragazza che passa davanti a lui ancheggiando poi  entrambi escono.. ).

Improvvisamente, senza alcun preavviso, i genitori scoprono che  aspettava un bambino. La cosa li fece infuriare. (si vedono i due genitori –o solo la madre e la ragazza se non ci sono abbastanza attori – che discutono con la figlia facendo segni…)

 

Madre, insistente e ripetutamente: “… Dimmi chi è che ti ha messo incinta, voglio sapere chi è il padre del bambino…”

 

Ragazza, schernendosi e piangendo, prima sta in silenzio e poi sbotta fra le lacrime: “E’ stato quel monaco,  Hakuin…”

 

Si spengono le luci, si riaccendono e si vedono i genitori della ragazza –o solo la vecchia madre- con un fardello fra le mani  che vanno verso Hakuin che sta seduto in meditazione… depositano il fardello, da cui si intravede un bambino, e gli dicono

 

Vecchia madre: “Ecco il frutto della tua colpa.. ora dovrai occupartene tu… di questo bambino!”

 

Akuin, pacifico: “..Ah.. è così…?” – Prende il bambino in braccio e lo culla… Tutti si allontanano.

 

Riappare il narratore… che continua

 

Narratore: “Dopo questi fatti  Akuin aveva perso la sua reputazione e la gente lo derideva.. ma lui non se ne curò affatto ed andando in giro nel villaggio mendicava il latte per allevare il bambino.  (qui si può vedere Akuin che chiede il latte camminando con il bambino in braccio). Dopo un anno la ragazza non ne poté più e confessò alfine chi era il vero padre del bambino, un  garzone che lavorava al mercato del pesce.

Allora immediatamente la madre  con la ragazza si recano da Akuin a domandargli perdono. (si vede la vecchia con la ragazza che si avvicinano ad Akuin con fare umile ed a mani giunte)

 

Madre e ragazza: “Perdonaci maestro, tu sei innocente… ridacci il bambino”

 

Akuin, accondiscende sorridendo ed esclama: “Ah, é così…”

Da indietro il bambino alla ragazza e se ne va  sereno…

 

…….

 

 Il narratore comincia a  raccontare una nuova storia…

 

(Elaborazione di Paolo D’Arpini)

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