Rimedi poco ortodossi per i reumatismi, consigliati dal biciclettaio di Spilamberto, e pensiero sulla felicità di Yogananda

Caro Paolo,

oggi sono stata a ritirare la mia bicicletta riparata da quel signore che pare un po’ burbero, ma che in realtà, ha piacere se qualcuno si ferma ad ascoltarlo. Forse in questo periodo in cui tutti andiamo di fretta e abbiamo sempre tanto da fare, al punto che si scrivono libri dal titolo “Elogio della pigrizia”, trovare qualcuno che invece si ferma a perdere anche solo un quarto d’ora ad ascoltare, è una cosa rara.

Tirata fuori la mia bici dal groviglio in cui era incastrata, entriamo nel suo ufficio per i conti. Cerca il biglietto, il biglietto non si trova, apri un cassetto, aprine un altro, alla fine il prezioso biglietto salta fuori….

Intanto lui accenna a un dialogo ed io lo assecondo: “E’ andata domenica alla biciclettata?” (tutti i 25 aprile qui a Spilamberto c’è una biciclettata non competitiva e quest’anno era la 23 esima). Io: “No, non avevo la bicicletta!” Lui: “Ma aveva quell’altra!” (quella che ho fatto aggiustare per te). Io: “E’ troppo alta per me, ho paura di cadere!”. E poi, non so come, siamo passati a parlare dei dolori “reumatici”, lui cervicale o ginocchia, io cervicale. E mi ha raccontato alcuni rimedi “casalinghi” che mi paiono interessanti e che ti voglio raccontare:

1) scaglie di sapone tra il materasso ed il lenzuolo, da lui provato, pare con qualche risultato…

2) mettere a macerare per 60 giorni un chilo di castagne di ippocastano in un litro di alcool (ma do queste proporzioni non era sicuro) e usare il macerato sulle parti dolenti facendo attenzione perché macchia (provato anche questo).

3) scaldare bene un chilo o due di sale marino integrale, metterlo in una federa o in un altro sacco di stoffa e applicare sulla parte, facendo attenzione a non ustionarsi,

4) ultimo rimedio, consigliato da un africano: starsene per qualche mese nel deserto e, per fare la prova per vedere se i dolori sono passati, imbattersi in un leone e doversela dare a gambe!

Beh, le bici sono lì che aspettano solo noi, finché tu non arrivi qui da me, farò un po’ di allenamento 

Caterina Regazzi

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Pensiero aggiunto

“CERCARE LA FELICITÀ al di fuori di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola. La felicità non è un oggetto: è uno stato della mente. Deve essere vissuta. Né il potere terreno né le strategie per fare denaro potranno mai catturarla. L’irrequietezza mentale è causata dal concentrare la consapevolezza all’esterno. Quell’irrequietezza è garanzia che la felicità resterà irraggiungibile. Il potere terreno e la ricchezza non sono stati mentali. Una volta ottenuti, servono soltanto a diluire la felicità. Di sicuro non possono aumentarla. Più disperdiamo le nostre energie, meno energia ci resta per indirizzarle verso un compito specifico. L’ansia e l’agitazione sono abitudini che si levano come una piovra dagli abissi oceanici del nostro subconscio, scagliando i loro tentacoli attorno alla nostra mente e stritolando a morte tutta la pace interiore che un tempo conoscevamo. La vera felicità non si trova mai al di fuori del Sé. Cercarla oltre il Sé è come inseguire l’arcobaleno in mezzo alle nuvole!” (P. Yogananda)

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