Spilamberto: “…al mercatino dei polli, senza polli… ma con tanta umanità!”
Stamattina sveglia alle 6 e mezza, alle 6.50 ero all’ingresso del mercatino degli avicunicoli. Alcuni allevatori di pollame e di uccelli da gabbia non erano informati del fatto che i mercati delle regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte sono chiusi da ieri fino al 29 aprile quindi sono arrivati con gli animali e li ho dovuti rimandare indietro. Fino alle 8 passate me ne sono stata lì fuori a spiegare la situazione ad operatori e visitatori, molti dei quali extracomunitari, che andavano via delusi per non poter fare gli acquisti preventivati.
Un certo sig. Mario, di 77 anni mi ha raccontato parte della sua vita: è di Massa Finalese,(nella bassa, vicino a Ferrara), a sei anni, un giorno, a causa della fame, vedendo un branchetto di galline razzolare, si è messo ad inseguirne una, cercando di acciuffarla, graffiandosi tutto in mezzo ad un cespuglio di rovi. La vicina (che era la proprietaria delle galline), sentendo le galline starnazzare, è uscita per vedere se non fosse un cane, ed ha visto, invece, il bambino. Lei aveva in mano una tazza di latte e orzo e lui le ha toccato il braccio guardandola con sguardo implorante. Lo ha portato in casa e gli ha offerto la colazione. Quel bambino poi si è trasferito in quella casa con la sua famiglia e c’è rimasto fino a quando si è sposato, a 25 anni. Aiutava in campagna e, dato che in quella fattoria avevano anche animali (mucche, maiali, pollame) seguiva il veterinario quando questo veniva chiamato per una visita e lo aiutava quando c’era da aiutare una vacca in parto. Tante ne aveva imparate che quel veterinario se lo portava con sé per gli interventi più pesanti. Quando era il momento macellava i maiali . Quando si è sposato si è trasferito a Spilamberto, dove faceva il ferroviere, sulla tratta Vignola-Spilamberto. Mi ha detto: “Che schifo, la politica! Si sono mangiati anche i binari!”
Mi ha raccontato anche che per tre anni è andato a lavorare in Piemonte nelle risaie. Erano in 5 ragazzi e ognuno lavorava con un cavallo. A lui avevano dato il più cattivo, mordeva, ma, non so con quale sistema, dopo la prima giornata di lavoro, erano riusciti ad “accordarsi” dopo di che era diventato più mansueto. Le donne piantavano le piantine, gli uomini raccoglievano.
Adesso, che, appunto ha 77 anni viene la domenica mattina ad aiutare una commerciante di pollame della Romagna a mettere gli animali venduti dentro a degli scatoloni, ma oggi non l’avevano avvisato che i polli non c’erano e quindi si è passato una mezz’ora a parlare con me..
Te l’ho già detto, mi piace molto quando qualche persona si sente di raccontarmi le sue cose, soprattutto visto che sono cose reali ………. e poi altre me ne hanno raccontate che ti risparmio.
Ora sono qui e scrivo e cancello cercando di “infiocchettare” un discorsetto sciocco, vorrei cancellarlo ma ho già scritto e cancellato troppo. Erano meglio le lettere su carta, almeno si doveva fare la fatica di strappare la pagina e riscriverla. Oggi bastano pochi click e si cambia il senso del discorso. Comunque, per me, sono importanti i fatti, i gesti non le parole. Io non sono brava con le parole….
Caterina Regazzi