Metempsicosi d’azzardo: “Massimo Sega si esprime sulle reincarnazioni di Massimo Sega: qual’é la causa della prima incarnazione di Massimo Sega?”
Caro Paolo D’Arpini,
in questi giorni ho avuto un lungo scambio di idee con un parente che si definisce cristiano, ma anche seguace di Sathya Sai Baba, sulla reincarnazione. Poiché a me sembra che i credenti in detta dottrina siano presenti anche sul Giornaletto di Saul, mi permetto inviare anche a te alcune considerazioni sull’argomento per un eventuale scambio di idee.
Naturalmente non entro nel merito della compatibilità della dottrina cristiana con la reincarnazione, anche se a me con questo tentativo sembra di trovarmi di fronte ad una religione fai da te, ma voglio affrontare un altro tema, così come ho fatto con detto interlocutore. Da quanto ho capito, secondo la teoria della reincarnazione, la medesima si verificherebbe in quanto nelle precedenti vite i relativi soggetti avrebbero tenuto una condotta diciamo, a mo’ dei cristiani, peccatrice.
Di conseguenza chi rinasce é un peccatore che non ha saputo perfezionarsi in una vita precedente. E’ un po’ come il delinquente che viene internato in un carcere per un certo periodo sia per punizione e per non ulteriormente danneggiare i suoi conterranei sia per emendarsi, quando é possibile. In ogni caso siamo sempre di fronte ad un delinquente, o come dicono i cristiani, ad un peccatore. Certo che c’é un punto di incontro con il cristianesimo ma da un punta di vista psicologico siamo all’opposto.
Per chi crede alla reincarnazione la responsabilità della medesima trova causa in una cattiva vita precedente dello stesso soggetto, e quindi potrebbe essere motivo di senso di colpa con conseguenti psicosi, per chi crede nella tradizione cristiana e quindi nella relativa dottrina come essa oggi viene insegnata, detto senso non esiste in quanto la responsabilità del peccato originale sarebbe di Adamo ed Eva, cioé di soggetti che non abbiamo mai conosciuto.
I cristiani nascono con il peccato dentro di loro, a causa di ipotizzati loro avi. Di conseguenza, i cristiani si sentono peccatori per il solo fatto materiale di essere nati senza alcuna loro responsabilità, chi crede alla reincarnazione invece si sente peccatore non per un fatto ineluttabile ma per colpa di sue vite scellerate precedenti. Se io credessi a simili teorie, con molta probabilità, qualora fossi una persona onesta, cadrei in depressione, qualora la mia psiche fosse delinquenziale continuerei ad essere un peccatore. Siccome a queste non ci credo, dopo certe letture mi é nata invece una certa indisponibilità etica nei riguardi di chi ritiene di essere rinato sulla base di questa teoria.
E’ un po’ la stessa sensazione che provo verso chi é ancora in carcere in quanto sta pagando il suo fio e non si é ancora riabilitato. Chi crede alla reincarnazione, qualora il suo spirito dovesse giungere nella sua attuale vita alla riabilitazione, nel suo interesse dovrebbe immediatamente abbandonare il corpo motivo di peccato. Di conseguenza chi vive ancora su questa terra, é certamente un “peccatore“ o, più banalmente, un delinquente.
Chi invece a questa reincarnazione non crede, potrebbe certamente anche lui essere un “peccatore” o più banalmente un delinquente, ma potrebbe anche non esserlo. E’ lo stesso principio che vale per i cristiani. Questi dicono che tutti gli uomini sono peccatori, e di conseguenza si auto-accusano, in quanto la confessione é la massima prova possibile; per chi non é cristiano, l’accusa di essere un peccatore va provata.
Forse, aveva ragione Friedrich Nietzche quando diceva che prima di dare la mano ad un cristiano é bene mettersi un guanto in quanto si potrebbe rimanere eticamente infettati. Naturalmente, in quanto laico, non é mia intenzione offendere nessuno ma fare solo dei ragionamenti sulla base di fatti e dottrine.
Saluti. Massimo Sega
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