Perdersi dietro casa…… ascoltando la pancia – Resoconto di una passeggiata lungo il Panaro di Caterina Regazzi
Oggi, come dici tu, ho goduto delle piccole cose, il Giornaletto di Saul, andare a prendere il caffè coi colleghi, fare la spesa, cucinare, correre sotto la pioggia……… Oggi pomeriggio c’è stato un temporale improvviso, col sole. E sono andata a passeggiare lungo il Panaro.. mi è successa una cosa strana, ero andata a fare la solita passeggiata e mi sono persa, cioè non è che mi ero proprio persa perché dovunque sia, basta che mi guardi un po’ intorno e trovo subito i miei punti di riferimento e infatti mi sono ritrovata subito, ma per qualche minuto non sapevo più dove ero……
Pochi minuti prima ero entrata in una fase di “ascolto” del corpo, del respiro, che io ho sempre toracico, mentre cercavo di farlo addominale e poi della mia pancia, che si faceva sentire, ed io, per ascoltare lei, mi sono persa! Tutte le parti del corpo sono uguali o quasi, tutte sono troppo spesso inascoltate e trascurate, e non consideriamo che sarebbe invece un bel passatempo ascoltare il proprio corpo, come osservare i pensieri e poi passare oltre, andare ancora più in profondità.
E’ davvero iniziata la primavera, ci sono gli Occhi della Madonna fioriti ed anche dei fiori gialli di cui non so il nome, una specie di margherite, ma a mazzetti. Nella pozza c’erano un sacco di gallinelle d’acqua e mi sa che c’erano problemi d’amore perchè alcune litigavano e si rincorrevano sul pelo dell’acqua. Mentre io camminavo con Magò, Gigi, che andava a cavallo con le sue allieve,nella direzione opposta alla mia, mi ha fatto vedere, sullo stradello a fianco, Viola che faceva un giro in bicicletta, Oggi ha indossato per la prima volta un golfino di un verdino chiaro (di solito usa colori smorti e scuri), e si è raccolta i capelli in una bella coda, era bellissima, commovente!
Caterina Regazzi
Ah.. ho trovato questa poesia e te la regalo:
Non è il tuo amore che voglio
voglio soltanto saperti vicina
e che muta e silenziosa
di tanto in tanto, mi tenda la tua mano
Federico Garcia Lorca