Valter Vecellio: “Da Gandhi a Capitini sino a Marco Pannella, la storia a volte controversa e strana dei non violenti…”
Segnalo questo articolo “pacifista” di Valter Vecellio, Alba Montori
Quando, prima o poi, si farà la storia della nonviolenza e dei nonviolenti in Italia – al momento ne esiste una pregevole, sia pure con qualche lacuna, di Amoreno Martellini, “Fiori nei cannoni”, pubblicata da Donzelli – credo che non si potrà e non si dovrà prescindere da una parte dalla teoria e dalla prassi dei radicali e di Marco Pannella in particolare, questo straordinario attualizzare e contestualizzare il metodo e l´insegnamento che viene da Gandhi, ma anche da David Herbert Thoreau, Bertrand Russell, Jean-Marie Muller, Martin Luther King, Aldo Capitini per dirne di alcuni tra i più noti. Ma si dovrà anche tener conto di come la nonviolenza, pur mortificata e sfregiata tutti i giorni dai comportamenti di chi detiene il Potere, ci sta sempre più permeando; e assume visive manifestazioni, che a volte possono sembrare ingenue o pittoresche, ma che sono comunque la prova di come non ci si rassegna all’esistente anche se tutto congiura perché ci si ritiri nel proprio particolare.
Penso alle manifestazioni di lavoratori, che di volta in volta letteralmente si inventano iniziative che appaiono fuori dagli schemi tradizionali, appunto per colpire, fare notizia, e ci si pone il problema di un´informazione che è più nome che di fatto, e della necessità e dell’importanza di comunicare e di far sapere. E si tratta di manifestazioni, iniziative cui forse noi per primi dovremmo prestare maggiore attenzione.
Ci sono poi le manifestazioni come quelle che sono in corso in queste ore, un qualcosa di straordinario, e tanto più lo è in quanto viene silenziato, oscurato: centinaia di cittadini, radicali e non solo, che si associano a sostegno di quella molto più gravosa di Emma Bonino in sciopero della sete; centinaia di cittadini che formano di fatto una comunità, politica e umana, che cresce e si mobilita a dispetto della mancata informazione, riuscendo a recuperare conoscenza e trovando in se stessa la forza per reagire a una situazione di palese violenza e illegalità. Questa specie di nuovo fascismo che chiamiamo “peste italiana”. E definire la situazione dell´oggi “nuovo fascismo” non è una esagerazione, una boutade di chi vuole stupire a tutti i costi.
Leonardo Sciascia, che molto spesso aveva la capacità di vedere le cose, laddove molti si limitavano a guardare, intervistato dal quotidiano francese “Le Monde”, a un certo punto dell´intervista disse:
“Il fascismo che ho conosciuto, il fascismo italiano degli anni `20 e `30 aveva qualcosa di più umano di quello che si annuncia oggi. Era, come posso dire? Più suscettibile di opposizione. Un´idolatria dello Stato dittatoriale, vecchia dittatura autorizza una precisa avversione, essa la riconosce, l´indica e nel momento stessa in cui l´annienta, la mette in evidenza. Un´idolatria dello Stato democratico tende invece ad annientarla in modo silenzioso e indolore; insomma non si può lottare contro il nuovo fascismo come si lottava contro quello vecchi. Bisogna essere più numerosi, e gridare più forte. Strappare al nemico la maschera dell´amicizia”.
Cose dette – pensate – nel 1979, più di trent´anni fa.
E´ questa maschera che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere più numerosi di quanti si sia, e poter e saper gridare assai più forte di quanto si faccia. A quanti, ancora oggi e nonostante quello che accade, restano inerti si può ricordare la poesia scritta da un pastore evangelico, Martin Niemoeller:
“Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”.
Di questa poesia ci sono varie versioni.
Una è di Bertold Brecht (ci sono però dubbi sulla autenticità, N.d.R.):
“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c´era rimasto nessuno a protestare…”.
Una terza, infine, è di Henrich Boll, lo scrittore premio Nobel per la letteratura:
«Quando Hitler andò al potere, i primi che andò a prendere furono sindacalisti, comunisti e socialisti. Ma io non ero né sindacalista, né comunista, né socialista e quindi dissi: “Che me ne frega?”. Poi mandò a prendere i cristiani, protestanti e cattolici e io non ero né protestante né cattolico e dissi: “Che me ne frega?”. Quando andarono a prendere gli ebrei dissi: “Ma io non sono mica ebreo e quindi perché mai mi dovrebbero detestare?”. Il risultato fu che quando vennero a prendere me non c´era più nessuno che potesse protestare per la mia cattura».
Scegliete la versione che più vi piace, non cambia.
Oggi tocca ai radicali, ebrei e rom della politica italiana. Poi verrà il turno degli altri. La campana dell’illegalità e degli abusi del Potere suona per tutti.
Questa la situazione, questi i fatti.
Valter Vecellio - Notizie Radicali