“Vegetarismo, una speranza per la pace e per l’ecologia nel mondo….” di Ciro Aurigemma

Il Comitato per il Nobel ha deciso di assegnare il Premio per la Pace a Barack Obama per i suoi “sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”, si legge nella motivazione.

Il Comitato ha dato grande importanza  ai suoi sforzi per un mondo senza armi nucleari, Obama da presidente ha creato un nuovo clima nelle relazioni internazionali, la diplomazia ha riguadagnato centralità: infatti il dialogo ed i negoziati sono preferiti come strumenti per risolvere i conflitti. “L’immagine di un mondo libero dalle armi nucleari ha fortemente stimolato il disarmo ed i negoziati sul controllo degli armamenti”. “Grazie all’iniziativa di Obama – prosegue il testo della motivazione – gli Usa hanno un ruolo più costruttivo nella sfida ai cambiamenti climatici con cui il mondo si sta confrontando.

Il Comitato condivide l’appello di Obama: «È giunto il momento per tutti noi di assumerci la nostra parte di responsabilità per una risposta globale alle sfide globali». Delude invece la scelta di riprendere il nucleare civile… Invece Lord Nicholas Stern, economista e autorità indiscussa del mondo accademico e scientifico, afferma intanto, come riportato dal Corriere della sera del 28 ott. ’09,  che è proprio nella dieta vegetariana che l’ umanità può cercare il suo ultimo rifugio prima di ritrovarsi soffocata dai gas serra: ridurre i consumi di carne  dice è  un requisito fondamentale per contenere l’ inquinamento e salvaguardare gli equilibri ambientali.

Stern parte dall’osservazione di alcuni numeri: un miliardo e 400 milioni di bovini allevati nei cinque continenti, 500 litri di metano prodotti da ciascun capo. Nel  2006 lo studioso scrisse per avvertire la Comunità internazionale che i costi del surriscaldamento globale avrebbero raggiunto la vetta dei 5,5 trilioni di euro… e che per invertire la rotta verso l’ autodistruzione si sarebbero dovute impostare politiche capaci di abbattere, entro il 2050 il 25 per cento degli agenti inquinanti immessi nell’ atmosfera. Sir Nicholas Stern, intervistato dal ‘Times’, colui che ha avuto la responsabilità degli economisti della Banca Mondiale ed ha collaborato con il governo britannico, come voce autorevole afferma: “È importante che si ragioni di quello che stiamo facendo e questo include anche una riflessione sulla nostra alimentazione”. Secondo i dati delle Nazioni Unite la produzione di carne è una delle fonti principali dei gas serra  ed è responsabile del 18 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica. Di conseguenza: per abbattere quella percentuale bisogna modificare la dieta quotidiana, dice Lord Stern  e bisogna che i governi si accordino per alzare i costi dei cibi «inquinanti»…Intanto secondo una stima recente pubblicata dal World Watch Institute (WWI), l’allevamento degli animali produce addirittura la metà di tutti i gas serra che l’umanità immette ogni anno nell’atmosfera…La notizia è  clamorosa, perché  triplica le precedenti stime della FAO che davano l’impronta carbonica dell’allevamento intorno al 18%. Come è giunto il World Watch a questa conclusione? Secondo gli autori del rapporto, la FAO ha omesso cinque contributi significativi per le emissioni.

1.      Occorre considerare le emissioni di CO2 legate alla filiera alimentare dell’allevamento (refrigrazione con perdite di CFC, trattamento, cottura)

2.      La FAO ha lavorato con dati del 2002 e ha sottostimato il numero di animali di allevamento. Correggendo questi dati  le emissioni aumentano.

3.      La FAO ha considerato solo la deforestazione annua per fare posto ai pascoli e alle colture da mangime, ma non ha considerato la deforestazione complessiva.

4.      Secondo la FAO, il Global Warming Potential è associato a un periodo di un secolo. In realtà il Metano decade molto prima, in circa 12 anni, ma durante la sua permanenza in atmosfera ha un enorme effetto serra. Il WWI sostiene che ci interessa valutare l’impatto che il metano ha adesso e non tra cento anni.

5.      Il WWI include inoltre tra le emissioni di CO2 anche la respirazione degli animali. Quest’ultimo punto è il meno convincente, poiché normalmente si considera che la respirazione degli animali non è un’emissione netta, dal momento che è poi equilibrata dalla fotosintesi dei vegetali di cui si sono nutriti e la spiegazione data dal WWI non mi sembra che riesca a rispondere in modo adeguato a questa obiezione.

Saremmo comunque al 43% … Ne consegue che la lotta ai cambiamenti climatici  passa per le nostre cucine, oltre che  per le centrali di produzione di energia elettrica…

Ciro Aurigemma, Psicologo e Responsabile Ecologia dell’AVI

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