Vegetarismo applicato: “Diete salutiste o promozioni librarie…?” – Differenza sostanziale fra teoria e pratica vegetariana e le mode dietetiche…
“Se non trovi oggi il tempo per conservare la tua salute dovrai trovarlo domani per curarti”
Gran parte della scienza di molti nutrizionisti si riconduce al concetto: “Se volete dimagrire dovete ridurre il quantitativo calorico e incrementare l’attività fisica”. E tra questi c’è chi condanna i grassi e chi le calorie, chi getta la croce sui carboidrati e chi assolve le proteine, chi sostiene la necessità di una dieta bilanciata, chi il controllo dell’indice glicemico, della produzione di insulina, degli squilibri ormonali, della predisposizione genetica ecc. ecc.
Quel che so io in merito alle diete è che la maggior parte delle persone obese ha un metabolismo lento, cioè non brucia abbastanza rapidamente il cibo che introduce; chi invece ha un metabolismo veloce può mangiare moltissimo senza ingrassare. In realtà la predisposizione genetica conta poco o quasi nulla: se non si mangia si diventa magri come chiodi. Nell’inferno dei campi di concentramento nazisti nessuno era grasso. Il meccanismo è semplice: se un organismo ha bisogno di un quantitativo di sostanza uguale a cento ma se ne introduce centoventi i venti in eccesso si depositano e sottraggono risorse vitali per gestire la “zavorra”; se invece se ne introduce ottanta i venti mancanti vengono sottratti all’organismo stesso.
Se si osservano gli animali nel loro ambiente naturale, eccetto situazioni di siccità, si nota che nessuno di essi è obeso, né troppo magro, semplicemente perché si nutrono con alimenti compatibili con la loro specie. L’identica situazione si può notare con un essere umano che a scelto la dieta crudista o fruttariana, cioè quella compatibile con la nostra vera natura. Un vegano obeso probabilmente ha sballato irrimediabilmente il suo metabolismo prima di essere vegan.
Nel corpo vi sono organi preposti alla combustione del carburante ed è probabile che alcuni di questi non funzionino a dovere: la tiroide, il pancreas, l’intestino, il colon. La maggior parte delle persone in soprappeso ha la tiroide ipoattiva. Una spiegazione plausibile potrebbe essere l’introito di fluoruri contenenti nell’acqua potabile o di una disfunzione del pancreas. Le persone grasse sembra che secernino insulina più delle persone magre. Anche gli additivi degli alimenti risultato imputati nell’obesità.
La maggior parte delle persone in soprappeso:
- ha il fegato ostruito e pigro. Tra le cause principali l’assunzione abituale di farmaci, il cloro, i fluoruri, gli additivi lo zucchero raffinato, la farina bianca, il glutammato monosodico e i conservanti. Il fluoro interferisce con il corretto funzionamento della tiroide generando ipotiroidismo: questo rallenta il metabolismo e favorisce l’obesità;
- soffre di pigrizia dell’apparato digerente e produce pochi enzimi digestivi, quindi difficoltà di convertire il cibo in energia con maggiore probabilità di essere trasformato in grasso. Questo potrebbe dipendere dalla candida, per colpa degli antibiotici. Un’altra ragione è la presenza negli alimenti di additivi alimentari che accrescono l’appetito;
- soffre di squilibri ormonali, che di solito dipendono da intossicazione o carenza di moto. La mancanza di moto riduce drasticamente il ritmo metabolico. Le tossine si annidano nel colon e nelle zone di grasso. Quando il quantitativo di tossine è elevato l’organismo cerca di diluirle trattenendo l’acqua e aumentando le riserve di grasso nel tentativo di ridurre la concentrazione di sostanze pericolose;
- subisce gli effetti dell’ormone della crescita presente nelle carni e nei latticini che gli allevatori somministrano agli animali perché crescano più in fretta.
Occorre rammentare che lo scopo dell’industria alimentare è che i cibi inducano dipendenza, aumentino l’appetito e facciano ingrassare. Gli additivi che servono prevalentemente a tale scopo sono l’aspartame e lo sciroppo di mais ad alto tenore di fruttosio che fa ingrassare e crea dipendenza.
Il glutammato monosodico (onnipresente nei cibi da fast food) è un additivo neurotossico che fa ingrassare, favorisce la depressione, produce disturbi di ogni tipo.
Le farine bianche, raffinate e sbiancate (va ricordato che mischiate all’acqua servono a fare la colla), ricavate con procedimenti di raffinazione chimica: sono prive di fibra e di valore nutritivo.
Il problema degli additivi alimentari è che presi singolarmente potrebbero non avere effetti molto gravi ma combinati si sommano e danno origine a nuovi composti chimici dannosi. Centinaia di sostanze chimiche in etichetta passano sotto il nome di spezie. Si stima che almeno il 95% degli alimenti sul mercato contenga almeno 300 additivi non elencati in etichetta e che 15.000 diverse sostanze chimiche sono aggiunte negli alimenti senza l’obbligo di essere riportati in etichetta.
Infine i grassi idrogenati sono annoverati tra le cause dell’obesità e possono causare ostruzioni arteriose, cardiopatie, ictus e morte.
Oggi in fatto di diete i nutrizionisti sono in grado di proporre una per ogni esigenza. Tra quelle maggiormente in voga vale la pena citare: la dieta macrobiotica di Ohsawa, considerata dal sapientissimo Dr. Valdo Vaccaro “Una vera e propria valanga di sciocchezze ying-yang con tanta gente finita male a colpi di riso integrale stracotto e di bistecche alla soia disgustanti e devitalizzate”. Poi c’è la dieta South Beach: l’ennesimo tentativo di imitare Atkins, apportando qualche insignificante maquillage epidermico, ma sempre dando priorità a pesce e frutti di mare, a bistecche magre, a prosciutti, pollo e uova in abbondanza. E poi c’è la dieta a zone del biochimico Barry Sears; la dieta Strand; la dieta Agatson; la dieta a Gruppi Sanguigni del dr Peter D’Adamo e chi più ne ha più ne metta: tutti più o meno allievi di Atkins, in quanto hanno appreso a memoria le tecniche di auto-cannibalizzazione del grasso, i fondamentali sul colesterolo e sull’uso di vitamine sintetiche e di integratori minerali come stampelle correttive chimico-nutrizionali. Diete che fanno sparire il grasso, che saziano la fame delle cellule e che alleggeriscono il corpo di alcuni chili di peso, ma i tanti veleni che prima si trovavano protetti e diluiti e resi inoffensivi in mezzo alla sostanza oleosa, si ritrovano poi concentrati e attivi con tutta la loro enorme forza aggressiva, pronti a colpire un organismo ormai intossicato dai medesimi: veleni che prima convivevano coi grassi ma che dopo diventano una vera e propria mina vagante, un ordigno biologico pronto a deflagrare e a distruggere il corpo dimagrito e senza più barriere protettive interne.
L’unica soluzione ragionevole e possibile è quella di convincere se stessi delle necessità vitali di più giusti e salutari stili di vita. E’ assurdo pretendere di imbottirsi di veleni per 30 anni e pensare poi di disintossicarsi ed espellere i cumuli di grasso in 30 giorni di dieta. La sola cosa logica da fare per l’eliminazione del grasso di deposito in eccesso e, soprattutto, i veleni che lo accompagnano è:
- cambio radicale del proprio stile di vita;
- digiuno e riposo totali per 3-5 giorni, con uso di sola acqua distillata a volontà;
- adozione di una ricca e variata dieta vegana-crudista in accordo e armonia col proprio organismo fruttariano, senza il ricorso ad alcun farmaco e ad alcun integratore alimentare;
- serenità di spirito, pratiche meditative, riflessioni filosofiche-estetiche-spirituali;
- attività fisiche rigenerative, tipo yoga, ginnastica, nuoto, bicicletta e attività artistiche varie.
Franco Libero Manco