Le storie: “Lettere su Don Luigi Verzè indirizzate a Corrado Augias… senza risposta!”

Egr. Dr. Corrado Augias, ho ascoltato la trasmissione Le Storie in cui Ella ha intervistato Don Luigi Verzè, e ne sono rimasto estremamente sconvolto. Ciò non tanto per le parole di Don Verzé, in quanto come cristiano ha il mio massimo disprezzo etico ( naturalmente non per le cose che fa’ ma per le cose che dice ) e di conseguenza ogni sua espressione con cui vuole affrontare temi politici non può meravigliarmi, ma per alcune Sue posizioni. Per non farla lunga ,mi soffermerò su soli due punti. Uno è quello con cui ha dichiarato che il Papa ha il diritto/dovere di fare politica come capo di uno stato, e l’altro quello in ha espresso il suo disagio di fronte ad un soggetto come Don Verzé.

Circa il primo passaggio, per me il più sconvolgente data la Sua qualità di giornalista, debbo presumere che si sia trattato di una inconsapevole voce dal sen sfuggita, in quanto forse Lei in quel momento si era dimenticato che il Papa è capo di uno stato, ma di uno stato estero, con tanto di propria bandiera e di proprio inno, anche se collocato territorialmente nel nostro stivale. Noi abbiamo un altro Stato esistente all’interno della nostra penisola, e cioé lo Stato di San Marino, eppure non ho mai sentito i relativi capitani interferire sulla politica italiana.

Caso mai é stato il Governo italiano a interferire sull’azione di detto piccolo Stato. Per farLe un ulteriore altro esempio, mi piacerebbe sapere quale sarebbe stato il suo pensiero nel caso in cui il Presidente del Consiglio spagnolo, Zapatero, fosse intervenuto, come capo di detto Stato, per interferire, direttamente o indirettamente, sull’azione politica italiana, come per esempio sui temi etici dell’eutanasia, dei matrimoni di gay, sul divorzio, ecc. ecc. Ma forse Ella ha accettato il principio ora piuttosto diffuso dell’esistenza nel nostro Stato di due stati, uno quello italiano, sottoposto a tutela, e l’altro quello del Vaticano.

Non che io mi scandalizzi di certe posizioni, ma mi sconvolge il fatto che Ella sia un giornalista anche de La Repubblica, che a parole si dice laica. La Sua presenza, a mio modo di vedere, squalifica politicamente detto giornale, a meno che anche questi abbia deciso di passare al servizio dello Stato Vaticano.

Il finale poi mi é sembrato un po’ ridicolo. Ella ha dichiarato di trovarsi a disagio di fronte ad una persona come Don Verzé, uno che poco prima aveva dichiarato di essere un grande amico di Berlusconi e di ammirarlo e di avergli dato vari consigli. Ora due sono le possibilità: o Silvio Berlusconi non ha seguito i consigli di Verzè, e allora sarebbe stato meglio per la dignità del medesimo non averlo detto; oppure se li ha seguiti, allora, come Lei stesso ha detto, questo sacerdote dovrebbe essere oggetto di perdono, e uno che è oggetto di perdono non dovrebbe mettere a disagio. 

D’altra parte dopo che Ella, da laico, ha scritto di essere innamorato di Gesù, io credo che tutto sia possibile in Lei. Forse sarà per la Sua età che è identica alla mia.

Alcuni anni fa, al momento dell’andata in pensione, un mio conoscente credente si è meravigliato che al raggiungimento della mia terza età io non fossi ancora rientrato nell’alveo della Chiesa e della sua dottrina, come era avvenuto per la maggior parte dei suoi amici. A tal fine mi invitò a leggere la Bibbia e in particolare il Vangelo. Io l’ho letto e a conclusione ho chiesto alla Chiesa di essere cancellato dal registro dei cristiani cattolici, cioè che mi si applicasse il canone del codice canonico che prevede l’ACTUS DEFECTIONIS AB ECCLESIA CATHOLICA.

Resto sempre in attesa della risposta al mio precedente messaggio con il quale io Le ho proposto un mio libro dal titolo: RI…..LEGGIAMO INSIEME LA BIBBIA – CONSIDERAZIONI DI UN LAICO EUROPEO. Ha forse paura di incontrare un vero laico e quindi di non potersi più fregiare di detto titolo?

Infine una osservazione sulle considerazioni di Don Verzè. Lo scorso anno, il citato sacerdote ha pubblicato un libro dal testo CRISTO IL VERO RIFORMATORE SOCIALE. E’ attendibile un autore simile?  Innanzitutto si è dovuto attendere ben due mila anni prima che la Chiesa affrontasse con più o meno onestà intellettuale il tema sociale. Ma mi dica, è intelligente l’indicazione del Cristo che inviata a vendere le proprie terre per dare il ricavato ai poveri.

Lo domandi ad un economista. Per me è la cosa più stupida che una persona potesse o avesse potuto dire. Se tutti fossero andati a vendere i propri terreni per salvare la propria anima, chi avrebbe mai comprato detti terreni? E se nessuno ci fosse stato a comprarli cosa si sarebbe potuto dare ai poveri? Cristo non dice date le vostre terre ai poveri, ma date il ricavato ai poveri. Non essendoci alcun ricavato, nulla si sarebbe potuto dare ai poveri. E che dire delle parabole?

Prendiamo MATTEO 20/12  PARABOLA DEGLI OPERAI – E NEL RICEVERLO MORMORAVANO CONTRO IL PADRONE DI CASA: QUESTI ULTIMI NON HANNO LAVORATO CHE UN’ORA SOLA, E LI HAI TRATTATI COME NOI CHE ABBIAMO SOPPORTATO IL PESO DELLA GIORNATA E IL CALDO. MA EGLI RISPONDENDO AD UNO DI LORO DISSE: AMICO MIO IO NON TI FO TORTO, NON HAI FISSATO CON ME UN DENARO ? PRENDI IL TUO E VATTENE. MA IO VOGLIO DARE ANCHE A QUEST’ULTIMO QUANTO A TE. NON POSSO FARE FORSE DEL MIO QUELLO CHE VOGLIO ? O TU VEDI CON OCCHIO MALIGNO CHE IO SONO BUONO ? COSI’ GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI E I PRIMI SARANNO GLI ULTIMI.

Questo sarebbe il Cristo riformatore sociale. A sua volta San Paolo, l’apostolo delle genti che sarebbe stato prescelto da Cristo così diceva. SERVI OBBEDITE AI VOSTRI PADRONI DI QUAGGIU’ CON RISPETTO E TIMORE”. Questi sarebbero i riformatori sociali? La storia della Chiesa cristiana non mi sembra che ci abbia insegnato riforme sociali. Mi faccia concludere con una esperienza personale. Io per motivi professionali ho incontrato per più volte il precedente Papa e non mi sono sentito a disagio. Se un eventuale disagio c’è stato è per essere entrato in un palazzo, vedere certe sale e uno scanno che mi ricordavano la storia di una istituzione che fece definire la capitale del cristianesimo come una città dei delitti e dei veleni, mi fece ricordare Alessandro Borgia, Bonifacio VIII e il Papa del Gran rifiuto, un Pio IX che tradì le sue stesse parole e il famoso Mastro Titta con le sue oltre 500 “giustiziati” ora con lì impiccagione, ora con la ghigliottina, ora con lo squartamento, ecc. ecc., quando il la Toscana aveva già abolito la pena di morte, pena che la Chiesa ha rimosso soltanto nella seconda metà del secolo scorso. Cioè in poche parole più o meno lo stesso disagio che provai quando andai a visitare i famosi lager nazisti.

Non voglio andare oltre, ma spero in una Sua risposta.

Saluti. Massimo Sega  -  socialita@tiscali.it

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