Certificazione cadaverica: “Ma insomma la morte cerebrale esiste o non esiste…?” – Approfondimento para-scientifico/spirituale/agnostico sul come e quando un vivo può dirsi “morto”

Premessa

Ho dovuto ri-affrontare il tema della morte apparente o stato vegetativo anche detta  morte cerebrale o coma profondo. Sotto potete leggere una serie di interventi  di Kiriosomega, Franco Libero Manco, Nerina Negrello e del sottoscritto. Voglio solo qui aggiungere, per una maggiore comprensione dello stato di assorbimento chiamato Samadhi, che talvolta si manifesta con la totale sospensione del respiro e del battito cardiaco, mantenendosi però nel corpo un leggero calore soprattutto nell’area della “fontanella” (apice del capo). Questo profondo assorbimento è stato vissuto da parecchi Yogi che possono restare in una sorta di catalessi per mesi od anni… I casi documentati sono numerosi.. ma non voglio scendere nei particolari e mi limito qui ad accettare che il fatto possa accadere. Tutta la discussione sorge dal concetto di eticità relativo all’espianto di organi da corpi viventi, dichiarati “morti cerebralmente”, ai quali vengono sottratti allo scopo di ripiantarli in altri corpi, che sicuramente defungerebbero se lasciati a se stessi…

Uno dei primi articoli da me scritti sul tema della “morte cerebrale”:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/11/16/eutanasia-suicidio-predazione-degli-organi-tortura-cosa-significa-dal-punto-di-vista-etico-e-filologico-il-lasciare-questa-valle-di-lacrime-in-volontaria-dipartita-oppure-in-comodato-medico/

ed ora godetevi il confronto,  Paolo D’Arpini

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Intervento di Franco Libero Manco:

La mente ed il pensiero hanno un enorme effetto sulla chimica del corpo e sul funzionamento degli organi e delle ghiandole, può alterare la struttura chimica: imprese impossibili per la scienza. Posto del DNA in un contenitore si rivelò che cambiava forma a seconda dei pensieri e delle emozioni del donatore. I pensieri hanno effetti positivi o negativi sul DNA e possono far ammalare o guarire. Un professore della Harvard University  ha dimostrato l’effettivo potere terapeutico del placebo.

Un esperimento fatto su pazienti positivi all’HIV rivelò che la resistenza ai virus e ai batteri era 300 volte superiore nei pazienti che sperimentavano sentimenti di amore, gratitudine e apprezzamento. Anche l’acqua risulta strutturalmente cambiata dall’azione del pensiero e le piante reagiscono in modo positivo o negativo all’azione del pensiero.

Londra, 4 febbraio 2010: un uomo in coma vegetativo da 5 anni è riuscito a comunicare con i medici usando il pensiero, nell’ambito di uno studio che secondo gli scienziati cambierà le modalità di cura dei pazienti in stato vegetativo.

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Desidero  brevemente commentare senza  troppo approfonditamente entrare nella neurobiochimica l’articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/02/04/%e2%80%9cla-morte-cerebrale-non-esiste%e2%80%9d-finalmente-una-prova-scientifica-dal-notiziario-di-libero-it-%e2%80%93-commento-di-nerina-negrello-della-lega-nazionale-contro-la-predazione-di-orga/

Mi limito ad asserire che, dal punto di vista Medico Legale, l’azione legislativa deve fondarsi su realtà oggi ritenute certamente vere, ancorché imperfette.

Una di tali “realtà” per affermare la morte clinica è l’esame del Tripode di Bichat, anche se un medico legale francese scrisse che per considerare definitiva la morte di un soggetto si devono esaminare ben 107 diversi parametri, cosa impossibile anche a pensarsi.

***La cosiddetta morte cerebrale, non è solo un coma depassé, ma è una vera e propria deafferenzazione tra la corteccia e altre regioni cerebrali, e tra queste due formazioni e le strutture nervose periferiche neuromuscolari, ma anche con organi e apparati, si pensi ai cicli ormonali circadiani o più generali che non sono più autoregolati da squisiti sistemi a feedback.

Inoltre, anche le fibre interemisferiche profonde, scrivo così per abbreviare e in qualche modo farmi capire da chi non ha contezza medica, non conducono stimoli dromici e antidromici, ossia sono silenti per assenza di attività elettrochimica.

Anche se un eeg condotto su deafferentati può dimostrare attività elettrica cerebrale, il ritmo di base è alterato ed aspro, disorganizzato, e convalidante la clinica che ci mostra la presenza del cosiddetto coma profondo.

Per farmi comprendere aggiungo che un coma depassè (profondo) è in qualche modo assai simile ad una lobotomia prefrontale patologica o, come si praticava una volta, chirurgica, ma è molto più grave per l’incapacità al movimento anche se sollecitato attraverso stimoli nocicettivi.

Ma aldilà del discorso tecnico si tratta di comprendere se si può intendere vita quella biologica che si trasforma in “vegetante”, o come riferiscono quelli dell’associazione che hanno pubblicato l’articolo, non so di chi, si può intendere vita quella di un cervello in sé, sostengono loro, funzionante, ma deafferentato dal resto del corpo.

Se il concetto di vita, ancora sconosciuto e noto solo in via indiretta paragonandolo al concetto di morte, è  da ridursi a semplice totale “disattivazione” d’ogni attività biologica, come sembra che molti sostengono senza rendersi conto dei problemi filosofici/morali/tecnici che sostengono, posso affermare per diretta constatazione, come avvenuto ad ogni altro medico legale autoptico, che attività “residua” cellulare si conserva anche dopo qualche mese dalla morte se il cadavere è conservato in confinamento e sono in successione bloccati i processi putrefattivi aerobici ed anaerobici. Infatti, a distanza di più mesi dall’epoca della morte, in caso d’esumazioni con ispezione medico legale, si possono spesso trovare salme coperti da “veli” di ifomiceti, e che presentano un’avvenuta crescita, post mortem, di capelli, peli, barba, unghia.

Allora, qual è il confine tra vita e morte? La risposta dal mio punto di vista di pragmatico per necessità, è quella di definirla secondo i mezzi tecnologici che permettono di scandagliarla e conoscerla “tecnologicamente” nei vari periodi storici. Insomma, più la scienza s’approfondisce nella conoscenza, più il limite della vita scava un… fossato alla morte.

Insomma, solo la troppo spesso vessata scienza potrà fornire risposte sempre più precise!  Kiriosomega 

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Caro Kirios, prima di tutto una cosa… hai letto questo ultime notizie.. (di cui si accennava anche nell’articolo pubblicato?) Poi fammi sapere, Paolo

Cari Soci e simpatizzanti. Abbiamo inserito un commento all’articolo “Stato vegetativo-la svolta” su www.libero-news.it che tratta del 29enne in stato vegetativo che ha risposto col pensiero alle domande dei medici tramite una moderna tecnica  delle immagini da ‘risonanza magnetica’ . Riportiamo :

STATO VEGETATIVO E MORTE CEREBRALE

Le certezze millantate nei comi vegetativi, ora scardinate da nuove  tecnologie di “scanning” tipo risonanza magnetica funzionale, che hanno  evidenziato attività di pensiero in corpi paralizzati, devono servire a  sconfiggere il falso concetto di “morte cerebrale” dichiarata a cuore  battente ed imposta da leggi inique per favorire il business degli  espianti/trapianti.

Lega Nazionale Contro La Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente www.antipredazione.org

E’ già dal 2002, poi 2006 e quindi 2009 (caso di Rom Houben) che la  stampa riporta studi di neuroscienziati sulla possibile individuazione di  attività cerebrale nei comi vegetativi grazie a nuove sofisticate tecniche  di indagine con ‘risonanza magnetica funzionale’(Irmf) . La differenza  rispetto ai precedenti studi che individuavano in alcuni casi l’attività di  pensiero in base a richieste spazio-temporali, pare sia nell’aver  individuato l’area del ’si’ e del ‘no’ che permette una comunicazione di  volontà . Le implicazioni possono essere tante e certo non tutte condivisibili.

Ma al clamore iniziale non segue mai nessuna autocritica concreta da parte  dei medici che sentenziano la reversibilità o irreversibilità dei comi,  compreso quello classificato “morte cerebrale” che ci riduce a pezzi di  ricambio.

L’ignoranza sullo stato vegetativo comprova, per estensione, l’ignoranza e  la presunzione che accompagnano le dichiarazioni dei comi cosiddetti  irreversibili (morte cerebrale), sempre che non siano esclusivamente frutto  di dichiarazioni utilitaristiche.

Consigliamo ai soci di rileggere dal sito il comunicato stampa del 25.9.2009  dal titolo “Coma vegetativo – stato di minima coscienza – ‘morte cerebrale’ – Certezze millantate”). Di seguito l’articolo scientifico  pubblicato su The New England Journal of Medicine.

Cordialità. La Segreteria – Lega Antipredazione degli Organi

Articolo su libero-news del 4 febbraio 2010 (italiano)

http://www.libero-news.it/news/342921/Stato_vegetativo__la_svolta.html

Articolo scientifico originale su The New England Journal of Medicine, 3  febbraio 2010

http://content.nejm.org/cgi/content/full/NEJMoa0905370

Articolo su MailOnline (inglese)

http://www.dailymail.co.uk/health/article-1248356/Patient-vegetative-state-talks-scientists.html#

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Avevo già letto la notizia! La notizia è affascinante, ma assolutamente  inadatta a comprendere il fenomeno che, secondo me, rientra nella normalità  dei processi neurofisiologici anche residui come attività di fondo  disorganizzata.

1) Avevo già scritto che è verosimile ci sia attività elettrica residua in un cervello completamente deafferentato, da ciò si può giungere a parlare di  coma depassé. Ma com’è facile intuire dai principi generali della termodinamica, possiamo affermare che ogni sistema in sé chiuso, per esempio l’atomo che ha raggiunto l’ottetto esterno per cui si trova alla minima energia fondamentale per non disgregarsi, è, sì, integro, ma non reagisce se un catalizzatore assai forte non lo sollecita con energie “oltre la soglia”.  Dunque, l’atomo c’è, il cervello c’è, ma non rispondono all’ambiente in condizioni normali. Se non c’è reazione spontanea, corrispondenza d’amorosi sensi per dirlo con D’Annunzio, non c’è la totalità delle funzioni.

Allora, secondo me, la vita è l’x+1, dove x è la quantità minima energetica che sommata all’1 da reazioni derivate che consideriamo vitali. Altrimenti, se così non fosse, dovremmo asserire che i cristalli sono vivi, infatti, essi crescono, e hanno proprietà invariantiva da cui deriva varianza per la quantità di materia che li compone. Ma questa non è vita perché non hanno  capacità d’artefatti, in pratica non rispondono ad un progetto dinamico, ma solo ad un evento statico che ricalca se stesso sempre, almeno in condizioni ambientali idonee.

Abbiamo già implicitamente discusso di J. Monod e del suo pensiero, ma ora  possiamo asserire, sempre con lui, che la vita è un susseguirsi  d’avvenimenti di bilanciamento dell’himself con il nonself, solo in questo  divenire esiste il fenomeno vitale; chimico/fisicamente l’entropia non è  massima o minima, ma in quid opportuno.

2) Non esistono regioni cerebrali del “si e no”. Ciò che si afferma sono  illazioni interpretative che possono essere nosografate secondo volontà.  Anche se apparentemente stimolate da “parole”. Inoltre, cosa non detta, ma d’assai rilevante valore, se fosse vera  l’interpretazione quantitativa qualitativa del “sì e no” del gioco a  “domanda risponde”, i ricercatori avrebbero dimostrato che il pensiero è  organico.

A me sta benissimo, l’ho sempre sostenuto senza però essere capace di  dimostrarlo. Ma anche, dovrebbero i ricercatori che comunicano la scoperta,  mostrarci i tempi di latenza tra input stimolatorio, sua ricezione, risposta, sua permanenza e successivo degrado.

A questo punto, anche se non è mia natura, voglio essere presuntuoso per  qualche battuta. Secondo la mia idea sulla formazione del pensiero, desidero comunicare che  questo non ha sede fisiologica, ma non perché sia metafisico o metareale (J. Guitton), ma solo perché formato da nubecole atomiche, per esempio atomi di N che possono essere incisi (caricati elettricamente) con un processo  biochimico neurale che incide su di essi; l’idea diverrebbe una molecola per esempio lipidica o proteica, o… che avrebbe un tempo per caricarsi, un  tempo per manifestarsi, un tempo per disgregarsi. Approfondirsi di più, qui  non è possibile.

3) Nel caso in esame si pongono tacitamente in rilievo la completa funzionalità dell’orecchio interno, del nervo acustico, del sistema  endolinfatico, del sistema comunicativo tra centri cerebrali profondi e  ipotalamo e talamo, e di questo con la corteccia cerebrale attraverso una  rete neurale come di stazione a frequenza modulata diffusa. Perciò, per  poterci impegnare in una risposta oggettiva dobbiamo conoscere il reale  stato dei pazienti che qualcuno ha sottoposto a sperimentazione.

4) Poi, lo scanner capace di registrare attività elettrica cerebrale, un  semplice eeg, o un eeg megnetotermico, o capace di misurare l’attività  elettrica interatomica (R.M.), o qualcosa del genere, non indica la  strutturazione ideativa di ciò che avviene, ma solo mostra attivazioni  elettriche che normalmente sono presenti nei tessuti biologici non  “decomposti”, o anche parzialmente decomposti (necrosi colliquativa in  divenire), basta osservare al microscopio ottico tessuti di popolazioni  cellulari, o anche solo cellule isolate interessati dal fenomeno per conoscere il grado di “disorganizzazione citoplasmatica”. Per capirci, la  rana di Spallanzani ritrae la zampa dopo essere stata decapitata se il nervo  motore è integro e sollecitato da stimolazione elettrica. Sappiamo però che  questo non significa che sia viva.

5) Ma diamo per scontato che ciò che si riporta dalle sperimentazioni  comunicate sia vero, che razza di qualità di vita è quella del cervello “in  bottiglia”, ovvero in un cranio da cui non riesce a fare uscire le sue  determinazioni!

Dunque, in sostanza mi ripeto, il problema non è solo determinare ciò che è  vita, ma la sua qualità quando presente.

Mi fermo, è arduo essere chiaro in brevi battute tra persone con culture  diverse per differenti tipi di studi, ma potrei continuare, credimi.

Ciao, Kiriosomega

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Ascolta, ascolta Kirios… tu assumi un atteggiamento

scientifico-determinista e dal punto di vista empirico il tuo ragionamento  non fa una grinza… ma che dire delle evidenze di ritorno alla coscienza  esteriore dopo lo stato di Samadhi profondo? Sai bene che degli Yogi  inducono attraverso tecniche specifiche uno stato simile alla catalessi o  “morte vegetativa” e potrei raccontarti numerosi aneddoti in proposito…  riguardanti fatti avvenuti non solo in India ma anche in altre culture con metodi diversi… Uffah, non voglio polemizzare né spaccare il capello… ma  quel che vorrei evidenziarti è che la “morte cerebrale” non esiste…

Fammi sapere cosa ne pensi “in definitiva”… comunque pubblicherò tutto  questo faldone che probabilmente verrà letto, oltre che da te e me, da almeno altre due persone… tanto è complesso il “derotolamento  concettuale”…

Ciao, Paolo

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Io sono un determinista e ne sono contento. Sono un determinista anche se  dovessimo parlare del brodo primordiale pre K di Plank e dei quark, e  affronterei anche il discorso dallo studio dei frattali che dimostrano una  continuità logica del tipo “in micro est macro e viceversa”. Tutto ha un ordine, anche ciò che per opportunità nomiamo caos è un ordine,  un ordine che sfugge alla nostra logica ancora sommaria, ma è un ordine e  non è vero che chaos ab ordo, o ordo ab chaos, ma solo e sempre successione  d’eventi. Poi, la logica può apparentemente essere diversa in diversi sistemi di  riferimento, ma è indubitabile che il qui adesso rientra nella logica almeno  tridimensionale dei piani cui interferisce lo spazio. Semplicemente, ogni  cosa che è, tale è, perché ha estensione in almeno tre parametri planari ed  è collocata in un tempo.

Non so cosa è o chi è Samadhi, però ho sentito che certi yogi sono capaci di  cose strane. Non discuto che sia così, anche se mi piacerebbe osservarli de visu nel loro  agire. Però in questi casi si parla di sistemi nervosi centrali sicuramente  funzionanti che si “auto sospendono”. Voglio dire che non c’è una patologia.

Anch’io sono capace, naturalmente, senza nessun esercizio che mi ci abbia  condotto, e entro certo range fisiologico e temporale, regolare la frequenza  cardiaca. Anch’io sono capace, naturalmente, senza alcun esercizio che mi ci abbia  condotto, e entro un certo range fisiologico e temporale, regolare il pensiero sino a che “ritengo” (riesco) a bloccare il pensiero, ma il S.N.C.  è funzionante.

Insomma, il problema è assai complesso e non si può discuterlo attraverso  epistole. La cosa migliore “l’è un bon biccer de neger” (un bicchiere di  vino nero corposo) e iniziare una discussione. Se mia moglie mi dirà che ho bisogno di un camper, e che ho voglia di  viaggiare da solo, potrà avvenire che questa discussione si riprenda.

Ti saluto, Kiriosomega

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