Viva la Cina: “Cina sempre più vicina, siamo noi…!” di Giorgio Vitali – “Perché la Cina è destinata a vincere…?” di Roberto Sestito
La Cina è vicina… era un vecchio slogan. Ora molto veridico!
La Cina è un universo che non muta da tempo immemorabile. Ciò è dovuto in parte alla mentalità dei cinesi ed all’estensione dei luoghi e numero degli abitanti. Dai quali sono partite molte spinte propulsive verso l’Eurasia, tra cui quelle fondamentali delle popolazioni mongole. Che hanno lasciato un segno indelebile, non solo di crudeltà, dove sono passate. Ma i cinesi non si sono mossi. Anzi, hanno creato un muro a difesa dall’esterno e contenimento nei confronti di eventuali fughe dall’interno. Poi c’è stata la colonizzazione occidentale (anglosassone), che ne ha usate di tutte pur di poter controllare quell’immenso territorio. Compresa la “guerra dell’oppio”, ampiamente copiata dagli USA con la guerra della droga, gestita direttamente dalla CIA con la scusa della guerra contro i Talebani, che avevano distrutto le piantagioni del papavero.
La droga serve, come si sa, per il controllo dei popoli. La guerra col Giappone prima e la guerra civile dopo, ma siamo già in fase post-imperiale, e ciò mette la Cina in condizione di affrontare la modernizzazione. Poi ci sono le guerre di liberazione dell’Indocina (una propaggine del “Continente”) dai francesi prima e dagli americani poi. E nel frammezzo la guerra di Corea fra due contendenti che non accettano condizioni, perchè sanno che perdere una posizione vuol dire perdere tutto.
Gli USA pensano di poter controllare la Cina avendo a disposizione la Corea del Sud, Formosa, alcuni paesi del sud come la Birmania, (ma sotto c’è minaccioso, l’Islam), e soprattutto il Giappone che non è più e non potrebbe esserlo dopo l’industrializzazione della Corea, l’avamposto dell’americanismo in Asia. A noi sembra poco per un colosso che ha in mano l’intera economia finanziaria degli USA. E che necessariamente farà valere la sua forza. Infatti, e non c’è bisogno di scomodare Machiavelli, Guicciardini ed i loro eredi, per sapere che i rapporti fra gli umani, i gruppi, le nazioni e gli Stati sono esclusivamente rapporti di “forza”.
Allora c’è solo da chiedersi le ragioni per cui la Cina si stia muovendo, dopo millenni di apparente stasi. La risposta non può che risiedere nella spinta industriale, nella produzione industriale che chiede mercati sui quali riversare il prodotto e fonti energetiche e di materie prime per alimentare la produzione. Fu questa la motivazione che spinse fuori dai confini gli europei, nella fattispecie prima gli inglesi e poi i francesi e poi, dopo la sconfitta dei relativi imperi in conseguenza della Seconda Guerra Mondiale, gli USA, che hanno creato un impero basato sulla forza militare e sul ricatto finanziario. E tuttavia, come ben documentato dal Luttwak, grande studioso della decadenza dell’Impero Romano, l’allargamento dei confini imperiali, voluto dagli interessi delle Multinazionali, con l’addentellato della fallimentare speculazione finanziaria (gli speculatori hanno sempre fame) ha messo alle strette un impero che ha ben poche risorse per poter sopravvivere. La Cina è destinata a vincere la competizione vedendosela dopo con India, Brasile e tutta la famiglia del centro-Sud americano, nonchè con l’Islam (che è una sola Entità).
La Cina ha fatto tesoro dell’insegnamento del novecento, mescolando Stato ed iniziativa privata laddove si è dimostrata utile. Contro un’Europa che, prona agli interessi dei finanzieri internazionali, ha speso gli ultimi decenni nelle “privatizzazioni”, cessione a poco prezzo a gruppi economico-finanziari privati, ben più rapaci e sperpertatori degli Enti statali, come dimostrato dagli scandali degli ultimi decenni, di attività produttive di grandi dimensioni, a tutti gli effetti di proprietà dei relativi popoli. L’Europa potrebbe ancora avere qualche opportunità se si alleasse con la Cina, attraverso la mediazione della Russia, e ritornasse ad una sana economia di “partecipazioni statali”, almeno per quanto riguarda la produzione di interesse nazionale.
Giorgio Vitali
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Brano dell´articolo “Perchè la Cina vincerà la quarta guerra mondiale” (Arianna.it)
“In questo senso, attualmente la diplomazia cinese ha decenni di vantaggio su quella americana e su quella occidentale in genere.. Altro enorme vantaggio strategico cinese è caratterizzato dal fatto che il gruppo dirigente cinese attuale, essendo culturalmente indipendente da influenze messianiche di natura dogmatica ed ideologica, nella comprensione fondamentale dello “spirito del tempo” riesce a volgere a vantaggio della ragion di Stato (come già abbiamo rilevato nel nostro precedente articolo pubblicato su questo sito) anche fondamentali strumenti di mercato, che rendono improponibile l´incondizionato dominio – che si verifica invece in USA – da parte di capitalisti antinazionali e finanzieri usurocrati. Questo significa che la Cina è dogmaticamente comunista, come vorrebbero molti estremosinistri occidentali? O che la Cina è fascista, come vorrebbero molti analisti peraltro acuti, come Bruce Gilley o Federico Rampini? No, no, niente di questo. La Cina ha un tipo di gestione e di approccio al mondo politico ed economico, incomprensibile con le lenti euro-occidentali. La Cina sta attualmente sperimentando una prassi politico-economica, che non ha precedenti nella storia. Certamente alla base, a nostro avviso, vi è “l´ideologia” ( ma nel senso di strategia politica non di dogma pietrificato) della pura ragion di Stato ed “un nazionalismo morale ed etico” grande Han, pragmaticamente combinati con un socialismo di mercato, ma ciò non ci autorizza a scomodare categorie della dottrina politica europea, in quanto sarebbe già assai arduo mostrare che le lotte di “liberazione nazionale” di Mao e dello stesso Ho Chi Minh siano ortodossamente “comuniste” invece che nazionaliste, progressive e rivoluzionarie in senso lato, per quanto, soprattutto nel caso del maoismo, influenzate da certe correnti filosofiche occidentali “materialiste”; ancora più arduo sarebbe identificare con categorie politiche europee il “nuovo corso” denghista, ben proseguito da Jiang Zemin e Hu Jintao.”
La Cina è destinata a vincere e l´Europa a perdere per una “questione” di civiltà: la Cina si è modernizzata e continuerà a farlo avendo scoperto i valori della sua antica civiltà, mentre l´Europa affonderà nel pantano della cosiddetta civilizzazione giudaico cristiana che la sta letteralmente soffocando.
Non è un caso infatti che Berlusconi, in visita a Gerusalemme, si sia rivolto agli isrraeliti come ai “fratelli maggiori” e tratti i musulmani come i parenti poveri e riottosi. Da buon cristiano-capitalista Berlusconi sa come muoversi in una famiglia così complicata e rissosa che da oltre duemila anni usurpa con la violenza e l´inganno la terra degli altri.
Il brano di cui sopra mi riporta con la memoria al “Libro dei Mutamenti” (I KING) celebre testo oracolare cinese la cui origine si fa risalire all´antichità mitica della Cina. “Quasi tutto ciò che nella storia cinese, vecchia di più di tre mila anni, – scrive C.G. Jung nella prefazione all´I-King – è stato pensato in fatto di idee grandi e importanti è in parte dovuto a spunti tratti da questo libro”.
L´Europa al contrario, e l´Italia in primo luogo, ha da lungo tempo ripudiato le sue antiche e nobili tradizioni, facendo propri miti e libri che non le appartengono, che raccontano la storia di popoli e di etnie che non sono italiche o celtiche o germaniche, ma in buone parte semitiche o orientali che ripeto, per quanto nobili e degne di rispetto, non sono nostre e che a lungo andare non potranno che produrre, come già sta avvenendo, risultati nefasti.
Il naturale epilogo della religione del libro, nelle versioni biblica ed evangelica, lo vediamo nelle realizzazioni politiche della società capitalistico-borghese e capitalistico-marxista che, dopo un´apparente guerra fredda, ha trovato il modo di convivere per dividersi la torta territoriale europea.
In queste condizioni, quest´Europa non potrà mai gareggiare e fronteggiare una Cina che “nella pura ragion di Stato” incarna oggi quel che era l´ideale fascista.
Il che significa solo una cosa: che il popolo cinese ha ritrovato nell´orgoglio nazionale della sua tradizione imperiale il desiderio di lavorare, modernizzarsi e competere col resto del mondo, in uno spirito che ricorda la visione augustea che auspicava un mondo pacificato e armonioso, una nuova età dell´oro basata sulla libertà religiosa e sull´autonomia politica delle genti che si riconoscevano in Roma.
Ecco quel che l´Italia e l´Europa hanno perduto e che la Cina sta ritrovando forte della sua storia millenaria. Noi siamo in ritardo su tutto, principalmente siamo poveri di idee, di valori, di ideali, siamo in ritardo sulla scienza, sull´unificazione del nostro popolo. Inseguiamo idee di “integrazioni” razziali nonostante molteplici segnali ed esempi di fallimenti e di aborti sociali. E soprattutto non vogliamo capire che è l´ora di spezzare il torbido vincolo che ci lega a tutti i “messia” di oriente ed occidente.
Avendo paura di tornare ad essere noi stessi, finiremo con l´essere sempre più servi degli altri, più di quanto lo siamo ora.
Roberto Sestito