Il risveglio della coscienza ecologica e spirituale… ed il dubbio! – Analisi a cuore aperto di una persona che si avvia verso la verità…
Caro Paolo, ho fatto delle riflessioni su cui ti voglio rendere partecipe.
Rosa è del Gallo e dicevi che una delle caratteristiche del Gallo è di “guardare il particolare” e non l’insieme, questo è vero, lei è “puntigliosa” e non guarda “avanti”. In effetti la sera dopo la nostra cena “a tre” lei mi ha detto che parli troppo e che quando parli fissi gli occhi dell’interlocutore e che questo la mette un po’ a disagio. Io le ho detto che questi erano particolari e di cercare di percepire il “perchè” tu sei come sei e che cosa vuoi trasmettere, che cosa hai dentro da dare, da comunicare e perchè lo fai…. Solo un suggerimento, nessuna imposizione, nessuna critica.
Il giorno successivo, te l’ho già detto, non so se per queste mie parole, l’ho sentita in tutto un altro modo, molto più aperta nei tuoi riguardi.
Comunque, a parte questo, sul discorso degli archetipi, lei dice che non ci crede perchè non crede che, per esempio, tutti quelli nati nello stesso anno, abbiano la stessa tendenza di base e che, per qualsiasi tendenza, che ci viene presentata e proposta come “nostra” ci possiamo identificare e riconoscere in essa (soprattutto se ben “infarcita”).
Su questo posso anche, in parte, concordare. Ti faccio degli esempi sulla base di quello che verifico (sai, la Terra……). Vivere sul particolare mi sembra una caratteristica dell’uomo dei nostri tempi, almeno dell’uomo occidentale e non solo del Gallo. Osservando il mio comportamento e quello di chi mi circonda, nel piccolo del mio lavoro, mi pare che tutti agiamo considerando la singola funzione, il singolo evento, senza avere una visione di insieme della realtà e delle correlazioni che possono avere le nostre azioni, in una direzione e nell’altra.
Ti faccio due esempi pratici e banali per quel che mi riguarda: occasionalmente devo fare dei controlli e predisporre e rilasciare delle certificazioni sulla produzione e la commercializzazione di sottoprodotti di origine animale. Mi limito a controllare che l’automezzo addetto al ritiro della materia prima sia autorizzato, che sia pulito, che il trattamento a cui il materiale è sottoposto sia quello previsto, che i documenti redatti per il trasporto siano correttamente compilati e che il dichiarato corrisponda al vero, che la firma sia apposta con una penna di colore diverso dai caratteri della stampa, ecc. ecc. ma non penso o non posso neanche valutare perchè non è il mio compito, se tutto ciò faccia parte di un processo corretto eticamente, e le implicazioni politico-commerciali che vi sono dietro.
Purtroppo l’allevamento degli animali per il consumo dei prodotti di origine animale (e non solo della carne) ha tante di quelle conseguenze sull’ambiente e sull’economia che, come dice il mio collega, metà basterebbero (smaltimento liquami-letame, utilizzo sottoprodotti) oltre che problemi di benessere animale.
Quando vado in quella stalla di vitelli guardo se i vitelli hanno le marche auricolari, se hanno il passaporto, se hanno o non hanno più di 42 giorni, nel qual caso devono aver fatto la prova della tubercolina, se il camion per il trasporto è autorizzato, se è pulito, se il guidatore ha fatto il corso di formazione, ma non penso alle vacche a cui è stato tolto il vitello appena nato, che viene alimentato col latte artificiale e che per lo più andrò in un allevamento di vitelli a carne bianca, dove rimarrà circa sei mesi, alimentato solo a latte e stando attenti che non lecchi sbarre di ferro (altrimenti la carne diventa rossa).
E di esempi come questo nel mio lavoro ce ne sarebbero 1000.
Altro esempio, non so se ancora più triste: mia madre è stata in ospedale, negli ultimi due anni di vita , per molti mesi ed è stata trasferita da un reparto all’altro all’apparire di ogni nuovo sintomo. Non c’è stato un medico che l’abbia seguita dall’inizio alla fine del suo percorso, ad ogni trasferimento si ricominciava tutto da capo e occupandosi in particolare del problema che era subentrato. Non c’è stato un medico, dico uno, che, dopo un trasferimento, si sia venuto ad informare dello stato di salute (o di non salute, o di morte) di questo paziente (o di altri) neanche quelli con cui, dopo tanto tempo, si era instaurato un certo “rapporto”: praticamente un paziente, al massimo, se non un numero, è un cognome (è vero che, come dice Siràne, un “paziente” deve essere paziente).
Se osserviamo poi la specializzazione industriale, ogni azienda produce prodotti sempre più particolari e c’è una capaacità di riconversione? E’ umano che un operaio possa e debba svolgere sempre la stessa o pochissime mansioni diverse? Marco dice bene che le aziende debbono per forza essere capaci di riconvertirsi, ma lui si è dovuto trasformare e riconvertire da “inventore” di macchine ogni volta diverse a “manutentore” di macchine molto più uguali….
L’ultimo tassello che voglio osservare riguarda chi, come me, consuma carne: consumare carne vuol dire, secondo me, guardare al particolare delle proprie papille gustative e del proprio stomaco, senza considerare cosa c’è prima, durante e dopo la produzione della bistecca, cosa che io, oltretutto, conosco bene. Anche ammettendo che un po’ di carne possa anche far bene alla salute e che l’uomo, dopo essere stato per un po’ di tempo “frugivoro”, come dici tu, è diventato “onnivoro”, cacciatore ed allevatore, da qui ad arrivare agli allevamenti intensivi e ai macelli ed ai laboratori industriali, con tutte le conseguenze ecologiche ed economiche che la cosa comporta, il passo è troppo lungo. Il latte ed altri prodotti di origine animale costano alla produzione, circa come costavano 20 anni fa, mentre quasi tutto il resto, compresa la manodopera, costa molto di più.
Allora: ha un senso produrre tanto di più per guadagnare lo stesso? Più lavoro, più fatica, più consumo di risorse, più consumismo, più sprechi, più stress, più inquinamento…….. E allora, io cosa sto a fare?
Paolo, mi sento sempre più assillata da questi argomenti, ma mi sento anche in grande contraddizione……. quasi in “conflitto di interessi”.
Margherita De Vecchi
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Mia risposta:
Questa tua lettera, cara Margherita, è la prova che un processo di crescita e di presa di coscienza è avviato in te. Allo stesso tempo non dovresti angustiarti poiché le conseguenze di ciò che sei indotta a fare per motitvi di sopravvivenza non sono una tua responsabilità. Se cominci a caricarti di responsabilità è come se ti assumessi il peso del mondo.. e questo fardello sai bene che è compito di Dio portarlo a compimento.
Non sappiamo i motivi per cui le cose avvengono come avvengono e dal punto di vista etico ed umano possiamo anche non essere d’accordo con ciò che siamo costetti a vedere ed a compiere nella società. Cosa credi che il mio vivere a Calcata (od in generale in qualsiasi altro luogo) sia esente da contraddizioni e incongruenze?
Ti ricordo, se non l’hai già letto, il punto in cui Nisargadatta raccontava le conseguenze del suo lavoro di venditore di beedies, le sigarette indiane, che causano il cancro anche più delle altre, e pure lui le ha fumate e tra l’altro è morto per un cancro alla gola… ma tutto ciò non ha cambiato il suo “vero stato”.
Margherita, ricordiamo sempre che possiamo solo compiere ciò che è per noi possibile… Non ciò che riteniamo dovrebbe essere… Ad esempio quella mattina in cui hai offerto la tua mano da succhiare al vitello che cercava la mamma, tu hai fatto il massimo del possibile nella condizione in cui sei, anche considerando che l’operaio trattava i vitelli con malgarbo e quasi ti prendeva in giro vedendoti e dileggiandoti “ecco le tolgo il suo giocherello” ti ha detto, ricordi?
Tutto ciò che inoltre dice Rosa è corretto, anch’io ci ho pensato tante volte, ed è un po’ come la favola della reincarnazione… io racconto delle storie che stanno nella mente dell’uomo, che rientrano nel funzionamento della causa-effetto che è un modo razionale di vedere la vita, con la mente duale. Ma so che sono favolette, so che la verità non ha bisogno di giustificazione alcuna, né di spiegazioni. Uso dei sotterfugi.. per poter guardare le persone negli occhi e scorgere la loro anima, toccare il loro cuore e sentirmi una parte di loro. Questo è ciò che è possibile per me…. e vorrei che così fosse anche per te!
Quando sarà giunto il momento e potrai lasciare questo lavoro istituzionale, avrai comunque raggranellato una buona esperienza con gli animali e forse potrà servirti per ulteriori azioni libere da presupposti sociali e materiali. Se diventerai vegetariana, senza sforzarti troppo, avrai anche meno sensi di colpa.. pensaci! Sia pur che non è necessario per “essere quella che realmente sei”. In verità l’armonia interno/esterno non è basata su ciò che entra dalla bocca (come diceva Gesù) ma da come riesci a centrarti al tuo interno, ritrasmettendoti con amore all’esterno.
Ramana Maharshi a una signora che le chiedeva se dovesse diventare assolutamente vegetariana consigliò la via del “tendere ad esserlo” finché la cosa non avvenisse da sola…
Paolo D’Arpini