Lettera aperta del militare dissidente, Sergio Yahni, al Ministro della Difesa, Ben Eliezer, dello Stato di Israele

Un ufficiale ai suoi ordini mi ha inflitto oggi 28 giorni di prigione militare  per il mio rifiuto a prestare il servizio di riserva obbligatorio.

Io non mi rifiuto di servire solo nei Territori Occupati Palestinesi, come ho fatto negli ultimi quindici anni,  ma io rifiuto di servire nell’esercito israeliano in ogni forma.

Fin dal 29 settembre del 2000 l’esercito israeliano ha condotto una “sporca guerra” contro l’Autorità Palestinese.  Questa guerra sporca include esecuzioni extragiudiziali, omicidi di donne e bambini, distruzione delle infrastrutture economiche e sociali della popolazione palestinese l’incendio di terreni agricoli, lo sradicamento sistematico degli alberi.

Voi avete seminato terrore e disperazione, ma non siete riusciti a raggiungere il vostro obiettivo fondamentale:  il popolo palestinese non ha rinunciato ai propri sogni di sovranità e indipendenza.  Né tanto meno avete dato sicurezza al vostro stesso popolo, malgrado tutta la violenza distruttiva dell’esercito,  del quale lei è  responsabile.

Alla luce del vostro grande fallimento, noi siamo ora testimoni di un dibattito intellettuale tra Israeliani della peggiore specie:  una discussione circa la possibile deportazione e l’omicidio di massa dei Palestinesi.

Il fallito tentativo dei leaders del Partito Laburista di imporre un accordo al popolo Palestinese ci ha trascinato in una “sporca guerra” per la quale i Palestinesi e gli Israeliani stanno pagando con la loro vita.

La violenza razzista dei servizi di sicurezza israeliani, che non vede persone, ma solo “terroristi” ha aggravato il circolo vizioso della violenza per entrambi, Palestinesi e Israeliani 

Anche gli israeliani sono vittime in questa guerra. Sono vittime della scellerata ed errata aggressione dell’esercito di cui lei è il responsabile. Anche quando lei ha intrapreso i più terribili attacchi contro il popolo palestinese,  non ha compiuto il suo dovere: dare sicurezza ai cittadini Israeliani.

I Tanks a Ramallah non hanno potuto fermare la sua più mostruosa creazione: la disperazione che esplode nei caffè. Lei, e gli ufficiali militari ai suoi ordini, avete creato degli esseri umani la cui umanità sparisce nella disperazione e nell’umiliazione 

Voi avete creato questa disperazione e voi non potete fermarla.

Mi è chiaro che lei ha rischiato tutto nella sua vita solo perché continui la costruzione illegale e immorale degli insediamenti, per Gush Etzion, Efrat e Kedumim: per il cancro che consuma il corpo sociale israeliano.

Negli ultimi 35 anni gli insediamenti hanno trasformato la società israeliana in una zona pericolosa. Lo stato israeliano ha seminato disperazione e morte tra gli israeliani e i palestinesi.

Per questo io non voglio servire nel suo esercito.

Il suo esercito, che chiama se stesso “Israeli Defence Force” (Forza di Difesa di Israele) non è niente di più che il braccio armato del movimento delle colonie.

Questo esercito non esiste per dare sicurezza ai cittadini israeliani, esiste per garantire che continui il furto della terra Palestinese.

Come Giudeo io mi ribello ai crimini che questa milizia commette contro il popolo Palestinese. E’ mio dovere, come Ebreo e come essere umano, rifiutarmi nel modo più categorico di avere un ruolo in quest’esercito.

Come figlio di persone vittime dell’olocausto e della distruzione, non posso avere un ruolo nella vostra politica insana.

Come essere umano è mio dovere rifiutarmi di partecipare a qualsiasi istituzione che commetta crimini contro l’umanità.

Sinceramente suo, Sergio Yahni

……

 

Brevi note sull’autore della lettera:

Sergio Yahni

Co-direttore dell’Alternative Information Center (AIC) di Gerusalemme.  Nato in Argentina, Sergio Yahni è attivista israeliano per la pace e giornalista; è stato arrestato più volte per aver rifiutato di servire l’Esercito israeliano. Autore di numerosi studi sulla società israeliana e sull’occupazione della West Bank e della Striscia di  Gaza, sta attualmente lavorando ad un film sull’area di Sheikh Jarrah,  dalla quale oltre 500 palestinesi sono stati espulsi. Emigrato in  Israele nel 1979, è cresciuto in un kibbutz.

I commenti sono disabilitati.