Intervento di Michele Trimarchi: “Neuropsicofisiologia come terapia per la patologia oncologica e paragoni con il metodo Luigi Di Bella”
La patologia oncologica rappresenta per l’organismo in toto la più grave forma di “ribellione” a quelle leggi fisiche e fisiologiche che regolano l’integrità psicofisica della comunicazione intracellulare, intercellulare, organica, in sintesi neuropsicofisiologica.
Un postulato di base sostanzia la Neuropsicofisiologia: E = M = I (Energia = Materia = Informazione). Ciò significa che gli atomi, le molecole, le cellule, gli organi, l’intero organismo scambia costantemente materia, energia, informazione.
Tali scambi avvengono attraverso processi elettromagnetici, biochimici, biofisici da cui tutta la materia biologica (e non) è costituita.
Comprendere il “linguaggio” elettromagnetico degli atomi e delle molecole ci consente di ricercare le cause non solo della patologia oncologica ma di tutta la nomenclatura della patologia medica.
Occorre tenere presente che la fisiologia umana nei suoi processi filogenetici ed ontogenetici è regolata da leggi fisiche “perfette” e solo le violazioni di tali leggi sono causa, nel tempo, di squilibri metabolici che, se non rimossi, possono provocare gravi patologie e, in ultima istanza, anche la morte.
Dato che Luigi Di Bella era e rimane fisiologo e scienziato e fonda la sua terapia su principi fisiologici strettamente correlati a quelle leggi fisiche che consentono l’armonizzazione delle funzioni dell’intero organismo e che la patologia è certamente una risposta a violazioni delle stesse leggi fisiologiche, ci sembra ovvio che tale terapia contrasta con chi ritiene che è necessario aggredire l’organismo per curare.
Tale ragionamento non è scientifico perché esclude la profonda conoscenza fisiologica dell’integrità psicofisica nel suo dinamismo.
Per “assurdo”, nel primo caso la patologia altro non è che l’estensione dell’azione della fisiologia finalizzata alla sopravvivenza dell’organismo fino alla rimozione della causa che induce lo “stato patologico”.
L’oncologia, quindi, non va vista come malattia, ma come logica conseguenza di un’azione il cui “obiettivo” è sempre e comunque sopravvivenza.
Esempio: se l’ignoranza spinge l’essere a nutrirsi con sostanze tossiche che l’organismo non riesce a smaltire, non ci dovremmo sorprendere nel vedere neoplasie nel fegato o nel rene, poiché l’unica risposta che può dare l’organismo è quella di aumentare quelle cellule che dovrebbero smaltire tale tossicità; così come una carenza di ossigeno nel sangue potrebbe indurre una neoplasia polmonare e ciò sarebbe ancora tentativo da parte dell’organismo per prolungare la vita.
Ecco perché l’intervento neuropsicofisiologico è in grado di verificare quanto l’individuo è capace di gestire il proprio rapporto con la nutrizione e con un’auto-educazione capace di favorire l’espressione fisiologica dell’intero organismo.
L’essere umano ignora le potenzialità del mezzo principi nel quale si esprime e ciò lo conduce in situazioni conflittuali con se stesso e con l’ambiente naturale e sociale in cui vive; quindi, è l’ignoranza la causa prima di tutte le malattie e soprattutto degli infiniti conflitti che egli vive nell’arco della sua esistenza.
La Neuropsicofisiologia educa l’individuo ad una profonda conoscenza delle proprie potenzialità psicofisiche spingendolo, di conseguenza, verso l’autostima e la consapevolezza di come prevenire qualsiasi forma di malattia e soprattutto insegna che non siamo nati per soffrire ma possiamo anche progettarci il nostro benessere.
Michele Trimarchi – isn.npf@gmail.com
Abstract dell’intervista su radiotvsanmarino tg del 16/01/2010 h. 19,30