Carl Gustav Jung, Richard Wilhelm, Lao Tsu, Osho… gli archetipi ed il segreto del Fiore d’Oro

Carl Gustav Jung riceve una lettera dall’amico Richard Wilhelm che contiene il frutto prezioso di un misterioso ed antico sapere, intitolato il segreto del fiore d’oro.

Il manoscritto, tutto da decifrare e metabolizzare, è un trattato di alchimia e spiritualismo cinese, uno dei rari e preziosi testi di taoismo operativo scritto dal maestro Lao Tsu tra l’VIII e il IX Secolo d.c.

L’amico chiede gentilmente a Carl Gustav di commentarlo, perchè potessero le sue parole, far calare quel velo di ignoranza dagli “occhi di Europa” e diffondere così la conoscenza degli archetipi per rompere una volta per tutte l’isolamento della solitudine e spezzare le barriere di una cultura eurocentrica e limitante.

I “petali del fiore” hanno consentito allo psichiatra zurighese di includere, oltre alla mitologia occidentale, esempi di altre culture poco conosciute e lontane per dimostrare l’esistenza di un comune substrato, di un inconscio collettivo e avvalorare il ruolo degli archetipi per dimostrare la presenza di una coscienza universale.

“Il testo mi dava una conferma, mai sognata, delle mie idee circa il mandala e la circumambulazione del centro. Questo fu il primo avvenimento che interruppe la mia solitudine. Mi resi conto di un’affinità: potevo stabilire legami con qualcosa e con qualcuno”. I pensieri acuti e le parole penetranti di Jung sono strumenti perfetti per cogliere la radice di questo mistico “fiore d’oro”.

L’obiettivo che l’essere umano deve porsi, nell’alchimia cinese, è quello del ritorno all’Uno, nella completa e totale riconciliazione degli opposti può così avvenire la vera “rinascita spirituale” e riunire quel Principio spirituale che si è diviso nell’individuazione nella materia.

Sing e Ming, ovvero la mente, il respiro e le emozioni (Sing) e pulsioni sessuali, umori corporei e materia (Ming) sono legati l’uno alla dimensione verticale, l’altro a quella orizzontale. Perchè ci possa essere quuesta unione, sono necessarie le “nozze chimiche” tra il Fuoco dello Spirito (mente e respiro) e l’Acqua Seminale (pulsione sessuale e liquido seminale).

La forza vitale del seme (l’essenza) penetra il respiro (la mente), dando vita ad una supercoscienza.

Nasce il Corpo di Luce, vera immagine del Buddha, quindi veicolo spirituale che rappresenta anche l’unione del cielo con la terra, superando una volta per tutte la dualità.

Il nutrimento e il calore fanno maturare il “fiore d’oro” e si torna al vuoto, ovvero al Principio e si potranno realizzare gli stati superiori dell’Essere.

Dentro di noi è già presente un ponte che ci conduce verso il divino, e grazie al processo di meditazione interiore e al ritorno alle origini, possiamo far sbocciare quel fiore.

L’illuminato sa che il suo è un percorso a ritroso, allo stato primordiale dal quale tutto ha avuto origine, durante il quale Sing e Ming si sono divisi. Il vuoto è l’unica condizione che consente di eseguire un’opera di riempimento.

Si devono abbandonare i vecchi schemi, lasciar cadere la benda per consentire la massima apertura e l’accoglienza, bisogna saper morire per poter rinascere.

Amando la vita ma cercando la morte si può creare quel vuoto alchemico, quello spazio interiore che consente il confluire di libertà, di apertura e di ricerca che spinge al superamento dell’apparenza e si arriva così a quell’armonia che permette di pensare e non pensare, senza avere catene che vincolano, senza ricerca di spiegazioni o dogmi che possano precludere il ritorno alle origini e all’indifferenziato.

Il maestro Lao Tsu, nell’indicare “come piantare il fiore” insegna a “non fare, poichè la luce circola secondo le sue leggi” ma solo lasciar andare via tutte le impurità che circolano dentro noi, per permettere all’energia cosmica di circolare dentro e creare il vuoto necessario al nuovo riempimento.

La discesa al centro della terra consentirà l’ascesa al paradiso celeste, proprio come sosteneva Paracelso quando diceva che ” chi vuole entrare nel regno di Dio, deve anzitutto entrare con il suo corpo nella madre e morirvi”.

Ecco svelato il segreto celato nei petali e nel profumo di questo “fiore d’oro”: il ricongiungimento all’Uno, a quell’Assoluto al quale tutti apparteniamo e al quale tutti dobbiamo tornare.

“Guardati intorno! Questo immenso universo funziona in modo perfetto, al punto che non è possibile aggiungere niente. Non ha bisogno di alcuna miglioria: vedendo tutto questo, ci si rilassa. Se gli astri possono continuare a danzare, i fiori a sbocciare, gli uccelli a cantare, perché non puoi farlo tu? Anche tu appartieni all’universo, ne sei parte. Di fatto, sei la parte di maggior valore: in te accadrà la fioritura suprema, la fioritura della consapevolezza, lo sbocciare del Fiore d’oro nel tuo essere. L’esistenza non ti ha negletto, si prende cura di te. Comprendere la vita significa rilassarsi.” (Osho)

Angela Braghin

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