Padroni che somigliano ai cani, animali selvatici ed allevati, sopravvivenza in natura, passaggio dal matriarcato agricolo frugivoro al patriarcato pastorale carnivoro

Beh il titolo è molto ampio… ma non voglio redigere un trattato od un saggio mi limiterò, per esemplificazione diretta, a pubblicare una lettera ricevuta da Caterina Regazzi , veterinaria ecologista che ama gli animali,  e la mia riposta. (P.D’A.)

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Caro Paolo, i proprietari dei cani sono, a volte, come certi fumatori: non si interessano più di tanto se il loro “vizio” dia più o meno fastidio a qualcuno.

Alcuni padroni (maschi) dei cani poi sono un po’ come alcuni genitori (maschi) dei figli (maschi). Apprezzano oltremodo le prodezze fisiche dei loro beniamini, come un papà quando va ad assistere alla partita di calcio del figlio è capace di tornare a casa senza voce per aver troppo accanitamente incitato il figlio e gridato di gioia quando questo va a rete.

Ho due carissimi amici, ognuno proprietario di un cane, che decantano con massimo orgoglio gli inseguimenti dei selvatici ad opera, il primo, di un piccolo cane meticcio a forma di salame che si diverte a correre dietro a lepri e fagiani e il secondo di un Rottweiler femmina, per il resto buonissima, solo un po’ molto irruente, che appena può scappa seguendo le tracce di daini e caprioli (e per fortuna che questi animali dalle nostre parti ci sono). Va bene che questi selvatici non hanno più predatori naturali e quindi, forse, sentirsi ancora, almeno occasionalmente “prede” può solo far bene alla loro “consapevolezza” di essere selvatici. Infatti, ormai, questi animali si avvicinano sempre più ai centri abitati col rischio di essere investiti, cosa che capita abbastanza di frequente.

Comunque ieri Marco mi ha raccontato che il suo cane, la Kira, dopo l’intervento che ha dovuto subire al ginocchio, per la rottura di un crociato, ha riacquistato perfettamente la funzionalità dell’arto, infatti ha ricominciato a scappare e a correre dietro ai daini……

Io l’ho un po’ sgridato perché glielo lascia fare, e allora oggi gli ho mandato un sms: per farti perdonare dal daino che è stato inseguito dal tuo cane potresti portargli, in mezzo al bosco, un po’ di fieno, ce lo facciamo dare da Nicola (il pastore). Lui mi ha risposto così: Già da tempo gli porto il pane secco. Io: Allora grazie da parte sua e mia.

Stamattina ho messo in giardino da me un po’ di pane secco per il pettirosso (che però è un insettivoro) e i passerotti.

All’inizio di dicembre hanno inaugurato un mega supermercato della coop proprio di fronte casa mia, che io nel mio piccolo sto boicottando (per il resto sento che i paesani sono tutti molto contenti, perché è “ampio, luminoso, pieno di cose da acquistare” – pieno anche di cose di cui potremmo benissimo fare a meno direi io), anche perché, oltre all’impatto visivo diurno (se verrai a trovarmi te ne renderai conto anche se non hai visto com’era la situazione prima), di notte lasciano accese per motivi di sicurezza (così mi hanno detto) una miriade di luci, che mi riverberano fin dentro casa. Sono già andata qualche giorno fa a chiedere se potevano spegnerle, anche per il risparmio energetico e la commessa con cui ho parlato concordava con me, ma non c’era il responsabile del negozio: “Glielo riferirò, vedremo”.  Così oggi  ho pensato di tornarci e, già che ci sono,  chiedere se si può avere un po’ del pane avanzato, che so che restituiscono al forno fornitore. Se me lo danno (ma sicuramente, per questioni fiscali, vedrai che non si potrà) un po’ lo tengo per la maiala, un po’ per il cavallo di Viola, un po’ per gli uccellini e un po’ per gli animali del bosco….. Che ne dici?

Grazie di avermi paragonata, addirittura ad Etain, non scriverò mai come lei, ma in effetti sai che ho divorato il suo libro… e pur se non lo sono, almeno per ora, mi sento anch’io un po’  “pecorara”, anche se solo aspirante……..

Caterina Regazzi

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Cara Caterina, sai benissimo  che ormai in Italia i cani domestici,  che  sono oltre 20 milioni (senza contare i randagi, almeno altrettanti , che vivono comunque a spese della società umana), non potrebbero sopravvivere allo stato naturale. Se sono in vita  e sono diventati così numerosi è solo perché vengono nutriti artificialmente dall’uomo che sfrutta forsennatamente   a tale scopo altre specie animali.

Tu assomigli già ad Etain, non solo nel modo di scrivere..  Allora vuoi fare anche tu la pastorella?  In passato anch’io ci  ho provato ad allevare   capre e  pecore, per ricavarne un po’ di latte,  ma ho imparato  che tutti i maschi che nascono tocca farli fuori, se non li fai fuori tu e deleghi qualcun altro è lo stesso… e se anche li lasci lì nel gregge si crea una lotta interna fra maschi ed i più deboli (soprattutto quando sono molto giovani, soccombono.. Insomma fare il pastore non è proprio un’esperienza da vegetariani, infatti nella società matriarcale i pastori erano isolati e vivevano separatamente dalla comunità (che sostanzialmente si sosteneva  coi frutti della terra)…

Te la ricordi la storia simbolica di  Caino ed Abele?  In realtà Caino era il buono, che coltivava le messi, e Abele il cattivo che ammazzava gli animali. Negli archetipi rovesciati è accaduta la stessa cosa  con il serpente che nella tradizione matristica era simbolo di saggezza mentre nella bibbia viene descritto come incarnazione del demonio. L’assurdo è che la sua colpa fu  quella di trasmettere “la conoscenza del bene e del male” all’umanità…  che invece preferisce restare ebete e rinuncia alla sua vera natura frugivora (nel paradiso terrestre mangiavano solo i frutti della terra) e diventa carnivora… pensa un po’….

Il fatto poi che gli umani ( soprattutto quelli che si cibano di carne) si identificano con i loro cani è un altro aspetto della stupidità e immedesimazione con l’animale al quale si vorrebbe assomigliare,  perché il cane naturalmente  è carnivoro mentre l’uomo non lo è… La fusione identitaria  portata alle estreme conseguenze…. fa sì che si consenta di fare al cane quello che addirittura in natura non farebbe mai (ad esempio il sistema di caccia dei lupi è  di  aggredire in  branco e prelevare solo la vittima “sacrificata” dal gregge come succede ai leoni).  Comunque nella società induista che è tradizionalmente vegetariana il cane viene considerato animale “ignobile” e non esistono cani da compagnia…(perlomeno non esistevano perché anche lì ormai la imitazione occidentale ha rovesciato i valori)  ma solo cani spazzini che vivono ai bordi del villaggio nutrendosi di rifiuti…. (mica di scatolette). Ma qui mi fermo non voglio offendere nessuno…

 Paolo D’Arpini

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