“OGM … OGM delle mie brame…” – In USA oltre il 90% di soya e mais nasce da semi alterati Monsanto… al colosso multa per monopolio di $ 1.500.000

Sotto accusa il colosso degli OGM – Claudio Gatti da New York    

Quella di essere il numero uno del settore agroalimentare è la mission del colosso americano Monsanto. Più che legittima…purché quel number one non si trasformi in only one – il solo. Cioè un monopolio: A ritenere che questo rischio ci sia non sono i soliti nemici politici, gli oppositori delle sementi geneticamente manipolate (Ogm) e i fautori dell’agricoltura biologica e familiare. O meglio: non sono solo loro. Adesso è anche il dipartimento della giustizia, la cui divisione antitrust ha aperto un fascicolo. Al centro della controversia sono il più efficace erbicida al mondo, il Roundup, e i semi di soia, mais e cotone che Monsanto ha geneticamente alterato per dare loro immunità alla glicina, la sostanza alla base di quell’erbicida. Semi che Monsanto chiama Roundup Ready, cioè pronti per il Roundup. Al di là della controversia sugli organismi geneticamente manipolati, è indiscutibile che l’accoppiata Roundup-semi Roundup Ready abbia dimostrato un grado di produttività ineguagliabile. Da qui il suo straordinario successo commerciale. Secondo i calcoli del Washington Post, in America il 93% dei campi di mais e l’80% di quelli di soia nascono oggi da semi alterati con bioteconologia Monsanto.

Tutti i semi che, per contrtato, gli agricoltori hanno diritto a utilizzare per una singola raccolta (è letteralmente vietato raccogliere semi dalle piante germogliate o conservare i semi comprati per coltivazioni future). (1) Ma è predominio o monopolio? Questo è il problema. Il Dipartimento della giustizia non scioglierà il dilemma prima del prossimo anno.

Nell’attesa si possono analizzare alcuni dati: negli ultimi tre anni il titolo Monsanto h raddoppiato il proprio valore e la società ha chiuso il 2008 registrando vendite record per 11,4 miliardi di dollari. A contribuire è stato anche il fatto che il prezzo di vendita dei suoi semi di soia è stato raddoppiato in dieci anni. Dietro ai profitti, fa notare Monsanto, sono però i forti investimenti fatti.”I nostri concorrenti non hanno voluto correre gli stessi rischi”  sostiene l’azienda. Che tiene a sottolineare la proprio sensibilità nei confronti dei paesi e degli agricoltori più poveri del mondo, quelli africani. (?) Per questo ha deciso di non chiedere royalty nella vendita nei paesi africani dei semi di mais geneticamente modificati per reggere alla siccità, un nuovo prodotto che l’azienda di St. Louis conta di introdurre entro tre anni e uno dei possibili pilastri di una nuova rivoluzione verde che ha l’obbiettivo di raddoppiare la produzione agricola mondiale entro il 2050.

Il rischio è però che la rivoluzione porti al partito unico dell’agricoltura mondiale. “Monsanto sta abusando del monopolio acquisito illegalmente per bloccare competizione, impedire l’innovazione e strappare agli agricoltori ingiustificati aumenti di prezzo” si legge in un documento depositato in tribunale  dal maggiore concorrente DuPont. “il grado di concetrazione è spaventoso” gli ha fatto eco sui giornali Neil E. Harl, agroeconomista della Iowa State University “e a mio giudizio il Dipartimento di giustizia fa bene a volersene occupare”. Per l’amministrazione Obama Monsanto potrebbe costituire un bersaglio politicamente ghiotto. A parte il fatto che è il produttore del famigerato Agent Orange, il pesticida usato per “deforestare” il Vietnam, la mancanza di remore con cui ha perseguito l’obbiettivo di diventare number one non ha aiutato. Ci riferiamo al ricorso a ispettori privati e cause civili contro gli agricoltori sospettati di conservare o riutilizzare i semi.

Ma anche all’inchiesta da cui è emerso che Monsanto ha autorizzato pagamenti “illeciti o di dubbia natura” per 700mila dollari a funzionari del governo indonesiano per favorire l’approvazione di una legge sulle sementi OGM L’inchiesta si è conclusa con una multa di un milione e mezzo di dollari.

INDAGINE ANTITRUST SU MONSANTO – Dalla pag. 13 de “Il sole 24 ore” di venerdì 11 dicembre 2009

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