“Crudismo vegetariano…” Ovvero quando cucinare non serve – L’esperienza personale di Milena Auretta Rosso
Vi vorrei raccontare una mia esperienza personale sul crudismo.
Ero sempre molto stanca e decisi di rivolgermi al crudismo. Il cibo non cotto contiene molte sostanze, che non vengono bruciate dal calore. Iniziai con un Ananas, non una fetta, ma un intero Ananas. Ero ai Tropici, in paesi produttori dell’ Ananas: anch’io bado molto a mangiare quello che viene prodotto dalla terra su cui poggio i piedi.
L’effetto fu strabiliante, perché invece di indurre un aumento della peristalsi intestinale, come succedeva quando abbondavo di tale frutto, all’interno di un pasto, mi diede forza.
Continuai rivolgendomi alla frutta, sempre in quantità enormi, per ovviare all’appetito. Non tenevo conto di tutti i timori, che circondano la dieta di noi vegetariani. E buttavo via la teoria del nostro fabbisogno proteico,ecc, ecc; notate bene sono un medico. Volevo tornare ai primi uomini: dovevano mangiare frutta dagli alberi…. Gli indios, gli spagnoli scrivevano, erano molto forti, per via della frutta e delle radici, di cui si nutrivano, all’epoca della conquista del Sud America.
Tutte le teorie sul cibo sono sempre state fallaci: basta pensare a quando fu messo all’indice il peperoncino. Poi, abbiamo scoperto che il peperoncino era ricco di vitamina C ed i semi, di lecitina di soia. Inoltre , esso arricchisce le tavole dei paesi del Nord Africa, per esempio, cioè dei paesi caldi. L’ho visto dare ai bambini di 4 anni,in tali paesi, crudo, intero : esso diminuisce le putrefazioni intestinali, frequenti nei paesi caldi. Mi si dirà, che noi abbiamo sistemi, il nostro corpo, cioè, che provvedono a mantenere costante la nostra temperatura e indipendente dalla temperatura ambiente.
Di sicuro, ma se lo aiutiamo, esso riuscirà ad armonizzare tutti gli apparati, senza fatica, e possiamo farlo con il cibo: quindi mangiamo cose calde in inverno, e fredde in estate. O se volete, mangiamo yang, in inverno e yin, in estate.
Lo yang e lo yin della medicina cinese, vi ricordate?
L’energia elettrica è formata da due poli: uno positivo ed uno negativo – non mi soffermo di più su questi elementi.
Energia elettrica pervade il nostro corpo e viene rilevata, tramite amplificatori, nell’ elettrocardiogramma e nell’elettroencefalogramma.
Il pensiero cinese pose questo polo positivo e questo polo negativi nello yang e nello yin. Lo yang e lo yin: fuoco, acqua.
Quindi il fuoco (Yang) si espande, lo yin si contrarrà.
Il fuoco va verso l’alto, in verticale, quindi lo yin sarà orizzontale.
La linea verticale è quindi yang, la linea orizzontale è yin.
Il fuoco è caldo, quindi il freddo sarà yin. I due poli opposti si attirano e quindi , gli animali, che sono yang, producono lo yin: latte e derivati sono yin.
Nella stagione fredda, yin, si mangerà caldo, cioè yang.
Spero di essermi spiegata.
Questo per dire che i nostri meccanismi di temperatura costante devono essere aiutati. Da lì, il peperoncino nei paesi caldi, per ovviare alle putrefazioni intestinali. Ricordo un amico, che nella traversata del Sahara a bordo dei camion dei locali, (l’amore per l’avventura), si rifiutava di mangiare il peperoncino e a causa di ciò perdette un dente sano: scorbuto.
Il peperoncino, a bordo di quel camion, rappresentava l’unica fonte di vitamina C.
Io non ero con lui, per consigliarlo: ho scoperto che nelle zone selvagge, i consigli di me, medico, erano seguiti alla lettera. Comunque, mi sono trovata anch’io, in montagna molto alte, come le Ande, a mangiare peperoncino, immergendolo in un poco di sale: un piatto prelibato, soprattutto, perché sapevo che a quella altezza, il peperoncino era l’unica fonte di vitamina C.
Per non parlare della messa al bando del cacao.
Seguii tale raccomandazione ed in un paio di mesi, vidi apparire nella mia iride (sono un iridologo), quello che viene definito “un arco senile”, cioè, mancanza di lecitina di soia. Il cacao è un importante fonte di lecitina di soia, per noi vegetariani. Ovviamente, ritornai al cacao. Questo per dire cosa mi spinse a guardare il cibo, come una mia ricerca personale, facendomi solo guidare, dagli usi e costumi dei popoli ,che attraversavo, sempre restando fedele al vegetarianesimo. Mai toccare le carni dei miei fratelli animali.
Ricordo la gioia nello svegliarmi nell’India del Nord, una volta in treno, al pensiero che ero in un paese vegetariano, e che quindi, potevo mangiare. Quindi, nel crudivorismo, mi posi io e il cibo , di fronte, nessun libro, nessun studio. Dopo un paio di mesi , che mangiavo solo frutta, sentii di rivolgermi ai cereali, erano gli anni ’80. Provai a mangiare lenticchie secche, crude ovviamente : buone al gusto, terribili le conseguenze : gas intestinali a non finire. Provai a lasciarle nell’acqua, sperando di ovviare all’inconveniente di cui sopra: nulla. Ed allora mi venne l’idea di farle germogliare.
Molto tempo dopo ho saputo che questo costume si era propagato in America, dove aveva avuto anche un nome: ‘alive food’ . Ho cominciato a far germogliare i vari cereali, a mangiare, magari, farine crude. Giusto oggi, mentre facevo il pane, mi è venuto voglia di mangiare la farina, impastata. L’effetto che ha avuto sulla salute è stato sorprendente. Non solo mi ha donato una costituzione meravigliosa, con le mie otto malarie falcipar e con tutte le malattie tropicali che ho avuto, energia, una folta capigliatura, ma una volta è successo un fatto, veramente strano. Mi ero tagliata con un coltello: un taglio di un paio di centimetri, niente per la quale, di mattina. All’ora di pranzo, usando il coltello, guardai la ferita che mi ero procurata a colazione. E lì ebbi uno shock.
Come nel mio primo viaggio in Kenia, quando alzai la testa al cielo: uno shock spaventoso, non c’erano più le mie costellazioni. Così, verso il mio pollice: non c’era il minimo segno di una cicatrice, nulla. Poi, ho studiato che, nel crudivorismo, il metabolismo dei tessuti è tale che non lascia cicatrici…
Milena Auretta Rosso, medico iridologo (AVI)