IAD (Internet Addiction Disorder), fanta-psichiatria, fobia oppure dipendenza da computer, maghi e streghe… dell’era tecnologica
Ho un’amica psicologa, anzi come lei stessa si definisce “psicoterapeuta e specializzata in psichiatria criminale”, che non ha mai voluto acquistare un computer né tanto meno connettersi ad internet. “Mi diverto a vedere le reazioni di nuovi amici quando mi chiedono il mio indirizzo email ed io rispondo che non ce l’ho… restano esterrefatti e spesso esclamano meravigliati –ma come fai a comunicare?- al che io candidamente rispondo -con il telefono oppure a mezzo posta…- e osservo le loro facce mentre passo loro un bigliettino con i miei riferimenti…”
Ho poi un’altra amica, che abita qui a Calcata, che è un po’ meno radicale e crudele ma restando nello stesso filone.. si è infatti munita di computer ed aveva anche fatto un indirizzo email … ma di fatto non lo usa mai tant’è che la sua casella è praticamente inutilizzata e se le voglio comunicare qualcosa debbo per forza andare a casa sua… com’è giusto, visto che abitiamo nello stesso paese!
Ma di persone che odiano internet o lo considerano un pericolo sociale ne conosco parecchie altre e sino a poche ore fa sospettavo che fossero esageratamente avverse nei confronti di questo metodo comunicativo…. Ma ho dovuto ricredermi… quando oggi ho letto, non su internet ma sulle pagine di un giornale in carta stampata, che esiste una vera e propria malattia, una dipendenza telematica, si chiama IAD (Internet Addiction Disorder) e viene curata in un apposito centro di accoglienza del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.
Un mese fa circa fui deprivato per 10 giorni della linea telefonica, in seguito ad un guasto riparato con ritardo dalla Telecom, e così restai sconnesso ed assaggiai il gusto dell’esclusione dalla Rete. Debbo dire che malgrado l’abitudine a scrivere lettere e soprattutto il Giornaletto di Saul (che è un mio diario giornaliero in cui raccolgo le notizie e le informazioni che ritengo utili) riuscii abbastanza in fretta a distogliere la mia attenzione dalla scatola “magica” dedicando il tempo libero al teatro, alle passeggiate, allo stazionare osservando i passanti in piazza, al leggere libri e giornali, etc. Una volta al giorno od anche ogni due giorni me ne andavo per pochi minuti alla Sala da Tè dove hanno un computer con collegamento veloce e lì sfoltivo almeno la posta giacente, perlopiù cancellandola… e scrivendo lapidarie email alle persone più intime. Debbo dire che nell’astinenza mi sono divertito… ed ho anche potuto osservare come i ragazzi che frequentavano lo stesso luogo fossero alquanto impegnati a collegarsi a Facebook od altri programmi simili… Addirittura una volta ho scoperto che il riferimento per ogni informazione è per loro proprio Facebook, lo scoprii un giorno in cui dovevo indicare la data di inizio dello Scorpione e non ricordavo il giorno preciso. Stando ad un computer “moderno” di cui non conoscevo il programma chiesi aiuto alla ragazza della Sala da Tè pensando che lei potesse verificarlo su un motore di ricerca… ma presto mi avvidi che stava cercando la notizia su Facebook “ma come.. non vai su Google o su Wikipedia?” – “No, no, ricordo di aver ricevuto un messaggio di un’amica in cui mi diceva la data in cui termina la Bilancia”. E così dicendo scorse innumerevoli messaggi finché alla fine trovò quello che cercava e mi disse “ecco finisce il 24 ottobre, sta scritto qui..”. Mi sembrava una data sbagliata, anche se non ricordo mai a memoria gli inizi e la fine dei segni, il 24 pareva un giorno anomalo, ma la ragazza insisteva dicendo “no..no è giusto vedi che sta scritto così..?”. Ovviamente il giorno non corrispondeva e lo appurai più tardi a casa sul mio libro dei segni zodiacali ma questo mi fece capire come ormai si fosse creata una “fiducia” indiscussa sulle informazioni di internet, soprattutto quelle di Facebook…
Fino ad oggi –dicevo- non pensavo che la dipendenza da computer potesse essere considerata una patologia e mi sembravano fobie esagerate quei meccanismi difensivi delle mie amiche anti-internet, ma ora scopro che effettivamente la malattia esiste.. non è solo un “vizio” andare sui siti porno, nelle sale da gioco virtuali o frequentare i siti ed i giochi di società… lo dicono gli psicologi che studiano il problema.
Ecco un sunto della notizia letta sul giornale.
Controllate ossessivamente la bacheca di Facebook? Vi mette di cattivo umore non ricevere alcun messaggio?” Si tratta di comportamenti ossessivi verso il web e da oggi è possibile curare questa dipendenza… questo è l’obiettivo che si propone il laboratorio del Policlinico Gemelli. La patologia Internet Addiction Disorder è in aumento soprattutto presso i giovani, basti pensare che Facebook ha 60 milioni di utenti e che il 10% circa diviene dipendente.
“Si distinguono 5 sottotipi di dipendenti da internet – spiega lo psichiatra Federico Tonioni- il sesso virtuale e pornografia, il social network, il gioco d’azzardo, il commercio on line, la ricerca ossessiva di informazioni e il coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali o di ruolo”. Nel 1995 il prof. Ivan Goldberg ha definito il concetto di IAD attraverso alcuni sintomi, fra cui il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore on line, la riduzione di interesse per altre attività, il sorgere di ansia e depressione se non si può restare collegati al web, etc. Questi sintomi diventano patologia quando il tempo trascorso al computer è maggiore di quello dedicato ai propri cari ed alle attività correnti, a cui si aggiungono problemi di varia natura, come il mal di schiena, l’affaticamento oculare, la sindrome del tunnel carpale (che sia la stessa cosa della “grotta platonica”?).
Chi viene deprivato dell’uso del web, cioè subisce l’allontanamento da internet, soffre di sintomi molto vicini all’astinenza dei tossicomani: ansia, paura e timore di perdere il controllo di ciò che avviene nel mondo virtuale del web…
Beh, interessante questo articolo, nevvero?
Paolo D’Arpini