“I diversi volti della spiritualità ecologica” – Intervento di Aurelio Rizzacasa per la ricorrenza di San Francesco d’Assisi
La ricorrenza della festa cristiana di San Francesco (del 4 ottobre) è un’occasione preziosa per prendere coscienza della spiritualità dipendente dalla riflessione ecologica. Infatti, il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi recupera una sintonia, del tutto singolare, tra l’uomo e il mondo naturale. In tal caso, l’espressione poetica del messaggio cristiano, insito nei Racconti della creazione della Genesi e riconfermato dal Libro di Daniele, nonché da alcuni significativi Salmi, esprime, in una spiritualità profonda, l’appartenenza dell’uomo all’universo di cui siamo consapevoli attraverso l’olismo sistemico delle teorie della complessità.
La cultura contemporanea, di fronte all’emergenza ecologica, si interroga sul riduzionismo moderno che, attraverso la scienza, configura il mondo come un’entità meccanica. Tale visione epistemologica non è consona alla relazione tra ragione e fede proposta dal cristianesimo poiché quest’ultimo rappresenta il mondo come creato al quale l’uomo appartiene e che, peraltro, è immagine e traccia dell’opera di Dio. La rappresentazione cristiana del reale costituisce, pertanto, un veicolo interessante per il passaggio dall’ecologia all’ecoetica, nonché dall’ecologia di superficie all’ecologia profonda. Così, alla luce dei nuovi documenti conciliari e post conciliari, prodotti dal magistero della chiesa cattolica, si creano le occasioni per un dialogo ed una collaborazione di natura interreligiosa ed interculturale con le idee che circolano oggi nel nostro villaggio globale. Siamo quindi nelle condizioni di integrare il momento conoscitivo dell’ecologia scientifica e la posizione prudenziale dello sviluppo sostenibile, con una rivendicazione da parte dell’uomo della sua consapevolezza di appartenere alla dinamica biologica e spirituale della realtà che ci circonda, in tutte le sue forme ed espressioni. Perciò, l’ecologia assume nuovi significati, beneficiando della semantica di nuove denominazioni; parliamo, in tale prospettiva, ad esempio di una ecologia della pace e di una ecologia della vita, per sottolineare la crescita dinamica di un mondo che, nella duplice dimensione della vita e della spiritualità, instaura delle dinamiche di sviluppo nelle quali il conflitto non è guerra o distruzione, esprimendo piuttosto le condizioni di una crescita attraverso l’integrazione, la collaborazione e la comunione di tutte le energie di qualsiasi forma e di qualsivoglia natura.
Il cantico delle creature, pertanto, esprime la semantica di un progetto di trasformazione del nostro rapporto con il mondo della vita e viene ad essere, nella nostra cultura, un appello che ci chiama a nuove forme di sviluppo e di utilizzazione delle risorse e delle energie che ci sono state donate per poter divenire dei veri collaboratori della crescita dell’intero universo. Da ciò, l’ecoetica non si manifesta soltanto come una nuova via dell’indagine filosofica ma costituisce, piuttosto, una forma di profonda spiritualità biologica tra l’indagine scientifica, la ricerca filosofica e le visioni di fede promosse dalle diverse religioni.
Quanto detto dà concretezza ad un itinerario spirituale in cui il mondo, riconosciuto quale immagine del creato, realizza un segno vivente attraverso il quale si aprono le diverse vie religiose per l’apertura della nostra intelligenza al mistero della presenza del divino nascosto nelle diverse pieghe arcane del reale, in tutte le sue espressioni.
Con il Cantico delle creature, dunque, ancora una volta è la poesia che riesce, sul piano estetico, a completare un discorso avviato dall’etica e approfondito nella sua spiritualità dalle fedi religiose. In tal caso, le immagini spiritualizzate degli astri, dei fenomeni atmosferici, degli esseri viventi vegetali e animali prendono vita e collaborano con l’uomo in una sintonia corale nella quale tutto il creato vivente si apre nella direzione evocata e invocata dall’Apocalisse che trova il suo approdo più alto nell’aspirazione ai cieli nuovi e terre nuove.
Aurelio Rizzacasa