Storie di uomini e di animali. Il merlo ed il cobra, la scimmia e la tigre, la lepre ed il cacciatore, l’essere umano ed il santo… Compagni di viaggio: Angela Braghin e Paolo D’Arpini
“Quando una particolare anima chiama le anime che le sono affini e le incontra l’amore giunge a compimento..” (Saul Arpino)
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Stamattina, quando ho varcato il cancello del parcheggio c’era un merlo che credo di aver infastidito con gli anabbaglianti dell’auto…
Allora lui ha zampettato e ha rivolto lo sguardo verso di me, e mi è venuto spontaneo sorridergli e augurare anche a lui una buona nuova giornata…. Ed è stato in quel momento che, sempre zampettando, invece di allontanarsi, si è spostato… come a lasciarmi passare…. e di conseguenza io, continuando a sorridere, ho capito che sarebbe stata per me una gran bella giornata…. che dentro il mio cuore ho dedicato a te e tutte le creature dolci e amorevoli che attraversano il mio cammino….
Poi, ho letto l’ennesima notizia ” due cacciatori litigano perché ognuno dei due rivendicava il possesso di una lepre, la lite si trasforma in tragedia, uno di due spara all’altro”…..
A quale tragedia si riferiva il cronista? Alla morte di uno dei due cacciatori, o all’assassinio di una povera, piccola, indifesa lepre?
Ringrazia Hari Atma per le sue parole, ma credo semplicemente che in ognuno di noi ci sia l’arcobaleno, tutto sta nel saper cogliere la giusta luce…. Ma mi piace tanto l’idea di essere “un tuo piccolo seme”……
Angela Braghin (la Tigre)
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Angelina… ognuno cerca di riposare il proprio cuore nel cuore di chi sente affine….
Una bella esperienza è l’amore che non ha fine, l’amore che si prova in ogni situazione e verso ogni essere, che sia una lepre od un cacciatore. Le vie del karma sono misteriose e non sta a noi giudicare i risultati. L’odio e l’offesa verso qualsiasi creatura è oltraggioso nei confronti della vita… Ma attenzione, ciò non impedisce di ritrarsi o difendersi se l’occasione lo richiede ..
Ti ricordi la storia del serpente? Assomiglia a quella del lupo di San Francesco.
Un santo si trova a passare da un villaggio e quando sta per allontanarsi lungo una strada alcuni devoti lo mettono in guardia e gli dicono: “Da quella parte c’è un serpente velenoso che uccide tutti i passanti.. non andarci..”
Ma il santo ribatte: “Non temo nessuna creatura di Dio, saprò come cavarmela..” e si incammina.
Vero come il sole un cobra gli si para dinnanzi pronto ad avventarsi contro di lui. Ma egli conosce le incantazioni per addolcire l’animale e lo pacifica. Il serpente si converte al bene e chiede l’iniziazione al santo. Questi gliela concede con la raccomandazione di non ingiuriare ed uccidere più nessuno. Il serpente promette e ripetendo il mantra ricevuto purifica il suo cuore, diventa persino vegetariano e gentile.
Dopo un po’ i ragazzi del paese si accorgono che l’atteggiamento del serpente è cambiato, pian piano si avvicinano a lui e siccome scoprono che egli non nuoce più prendono a molestarlo con sassate ed altri dispetti, finché un giorno armati di bastone lo riempiono di botte e lo lasciano lì nella strada mezzo stecchito.
Il serpente che ormai era stato iniziato allo spirito non poteva morire così, essendo protetto dalla grazia di Dio e del santo, ed infatti malconcio com’è si ritira in un buco e resta nascosto in meditazione uscendo fuori solo di notte per nutrirsi di foglie.
Dopo un anno il santo passa ancora di là e chiede ai paesani: “Vi ha più infastiditi quel cobra?” “No, no – dicono i paesani- anzi veramente i nostri ragazzi gli hanno dato una bella lezione e non l’abbiamo più visto da parecchio”.
Il santo va subito in cerca del serpente e lo chiama con il suo nome iniziatico finché il rettile esce dall’anfratto in cui si è riparato e si inchina ai suoi piedi, accogliendolo con gioia…
“Come mai sei così magro e malridotto?” Gli fa il santo
“Ah.. santo padre, da quando sei partito la mia vita è cambiata, ora sono vegetariano e non ho più aggredito nessuno, mangio solo foglie secche..”
“Non può essere che essendo diventato vegetariano tu sia così sbrindellato, deve essere successo qualcosa d’altro… dimmelo”
“Ah.. è vero, ma non è stata colpa loro credimi padre, i bambini pensando che io fossi ancora cattivo sono venuti a battermi ed io non ho reagito per rispettare il tuo insegnamento di non molestare alcun essere… così mi hanno preso a bastonate e rotto un po’ di vertebre…”
“Non è giusto restare passivi di fronte alla violenza gratuita – gli dice il santo- io ti avevo raccomandato di non aggredire e mordere gli altri con il tuo veleno mortale ma non ti ho proibito di soffiare come fanno tutti i serpenti quando sono arrabbiati… quello sarebbe stato sufficiente ad intimorire i ragazzi ed a evitarti questo sconcio…”
Paolo D’Arpini (la Scimmia)