“In Vista del Soratte” – I nomi del calendario pagano da recitare durante la passeggiata del 18 settembre 2009 da Calcata vecchia a Calcata nuova e ritorno – I giorni degli Dei: Dies Lunae, Dies Martis, Dies Mercurii, Dies Iovis, Dies Veneris, Dies Saturni, Dies Solis….

Nomi degli artisti e delle opere in mostra “In Vista del Soratte” a Palazzo Canali Caccia di Sant’Oreste dal 19 al 27 settembre 2009

Giuseppe Canali “IF Sottotitolo: SE SI DOVESSE SCIOGLIERE IL GHIACCIO DAI POLI”
Materiale: Fotografia digitale stampata su carta

Lucilla Frangini Ballerini “VIDES UT ALTA STET NIVE CANDIDUM SORACTE”
Materiale: Filo metallico dorato e carta

Michela Mezzomo Stucchi “Monte Soratte” – olio 30×100

Eleonora Trombetti “Treja” – acrilico 40 x 60 – “Cascate Monte Gelato – acrilico 35×50

Emanuela Trombetti “Papaveri” – acrilico 40×30 – e “Girasoli” -acrilico 50×55

Maria Teresa Serra

Riccardo Fumagalli “Calcata borgo” – fotografia

Laura Lucibello “Fiori del Parco Valle del Treja” – fotografia

Vincenzo Illiano “Il fontanile” – acquerello

……….

La seguente nota sui nomi dei giorni della settimana l’ho ricevuta da Alba Montori,  è ottima   da recitare durante la passeggiata “In Vista del Soratte”:

Venerdì 18 settembre 2009- h. 16.00 – A Calcata (Viterbo) – Nel Parco Valle del Treja, si svolge una passeggiata “In Vista del Soratte”. Partenza dal Circolo vegetariano VV.TT. percorso dal borgo antico al nuovo centro di Calcata e ritorno nel Tempio della Spiritualità della Natura, dove si terrà una meditazione propedeutica ad affrontare i temi dei giorni successivi.

Programma completo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/22/in-vista-del-soratte-riedizione-in-chiave-moderna-dei-riti-fescennini-dal-18-al-27-settembre-2009-agro-falisco-agro-romano-tuscia-e-sabina/

DIES LUNAE (latino) LUNEDÌ (it.), monday (ingl.), montag (ted.), lundi (fr.), lunes (sp.), luni (romeno)
Giorno dedicato alla Luna, ovvero alle seguenti dee o ipostasi di dee: Selene (greca), Diana Artemide, (lat e gr.), Zirna (etrusca). [Ulteriori notizie su Diana alla voce del mese di Novembre che le era parimenti dedicato.]

E’ considerato il primo giorno delle nostre settimane.
La divisione del tempo in periodi di sette giorni o settimane è di origine ebraica e di scelta cristiana.
Gli antichi romani avevano invece periodi di nove giorni, detti nundinae.
Il calendario rivoluzionario repubblicano (francese ed italiano), invece divideva il mese in 3 decadi i cui giorni in francese si chiamavano: 1 primidi, 2 duodi, 3 tridi, 4 quartidi, 5 quintidi, 6 sextidi, 7 septidi, 8 octidi, 9 nonidi, 10 décadi.

DIES MARTIS (latino) MARTEDÌ (it.), tuesday (ingl.), dienstag (ted.), mardi (fr.), martes (sp.), marti (romeno)
Giorno dedicato al dio Marte (it.), il latino arcaico Marmar, Marmor, Mermer, Mars latino, Mavors umbro, Mamers osco, Maris etrusco, tutti dei italici arcaici protettori delle attività agricole, dei campi, del raccolto, della rinascita della natura, ma anche della difesa dei campi e dunque dei guerrieri, corrispondenti al dio Olimpico greco Ares (che però ha caratteristiche più violente, crude e deleterie). Animali sacri: lupo, toro, picchio- Antichi epiteti: M. Rusticus, M. Gravidus, M. Silvanus.- Epiteti più recenti Mars Ultor (M. il castigatore) e Marspiter (M. Padre). Come dio Olimpico era figlio di Giove e amante di Venere, padre dei gemelli Remo e Romolo Quirino, avuti da Rhea Silvia, e dunque padre del popolo romano.
A Marte erano dedicate le feste: Agonium, Armilustrium, Equirria, Equus October, poi i collegi di sacerdoti Salii, (istituito da Re Numa Pompilio) ed i Flamen Martialis, i Fratres Arvali poi gli scudi sacri Ancilia, infine il primo mese dell’antico anno romano, (fino alla riforma di Cesare) cioè Marzo.

DIES MERCURII (latino) MERCOLEDÌ (it.) , wednesday(ingl. ), mittwoch (ted.), mercredi (fr.), miercoles (sp.), miercuri, (romeno) ,
giorno dedicato a Mercurio, messaggero degli dei e dio del commercio, l’Hermes dei greci.
Il suo nome latino Mercur, viene da merx, merce ed era infatti il dio del commercio,
In Italia sembra che il suo culto si sia formato dal sincretismo di varie divinità italiche minori chiamte dai romani dei lucrii, da lucrum, il guadagno.
Come simboli aveva i calzari aurei alati, il cappello a falde larghe, anch’esso alato ed il cadduceo, o bastone dell’araldo. Il tipo più arcaico di cadduceo era fatto da due rami di olivo intrecciati. Quello che Hermes ricevette da Apollo (in cambio della lira che Mercurio gli aveva donato) aveva anche due serpenti avviluppati ad esso.
Lo Hermes greco era nato in una grotta dell’Arcadia sul monte Kylene e da patrono delle greggi (pecus, da cui pecunia, tipico capitale circolante) divenne patrono del commercio, messaggero di Giove (e dio “psicopompo” , ovvero guida delle ombre dei morti verso “gli inferi” il regno di Ade-Plutone (gr.) .
Hermes era un dio Olimpico, ovvero uno dei 12 dei maggiori, quelli che risiedevano sul monte Olimpo (anche se era sempre in viaggio, e in connessione logica considerato dio anche del vento).
Poi, in continua estensione logica da dio del commercio divenne patrono delle invenzioni, delle arti, dell’artigianato.
Diventa infine Hermes Trimegisto, cioè un dio tipicamente sapienziale della conoscenza dei segreti divini, perfino delle scienze: scrittura astrologia, geografia medicina ecc. (corrispondente perfetto dell’egizio Toth di cui Hermes in ambiente egiziano diventa una specie di nome onorifico).
Ermes avrebbe scoperto l’utilità dell’olivo ed inventato il linguaggio parlato, l’arte oratoria e la scrittura, i rituali sacrificali e gli strumenti musicali a corda come la lira a 3 corde.
Ma Hermes era anche il dio delle “Erme” un simbolo fallico (da ermes in greco pietra fallica), e pertanto faceva coppia amorosa con Afrodite andando a simbolizzare con lei i due principi maschile e femminile. Le ‘Ermaia” feste di Ermes avevano accento intellettuale, vedendolo soprattutto come dio sapienziale.

DIES IOVIS (lat.) GIOVEDÌ (it.), thursday (ingl.), donnerstag (ted.), jeudi (fr.), jueves (sp.), joi (romeno) è giorno dedicato al dio padre, dio del cielo, della pioggia, degli alberi (quercia), della luce e della folgore.
Giove o Iovis o Iuppiter in latino (da Iovis pater, ovvero Giove padre) corrispondeva allo Zeus dei greci, ed al nome sancrito Diyaus Pitar dio padre degli indiani. Era raffigurato con uno scettro ed un globo con dei fulmini e vicino ad un’aquila. Un Iuppiter Indiges era venerato a Lavinium in un tempio eretto sul fiume Numicus, (si diceva) da Ascanio in memoria del padre Enea, scomparso in quella zona. Altri appellativi: I. Lucetius (splendente) , I. Elicius (donatore di pioggia, facitore di miracoli) I. Pluvius (piovoso), I.Vernus (portatore delle piogge di primavera), I.Fulgur o Fulgurator lanciatore di fulmini, I. Tonans (tonante), Altri epiteti gli derivavano dalla incorporazione di altri dei: Summanus (incorporando un antico dio Sabino Summanus, sorgente dei fulmini notturni), Fidius (garante della buona fede nei giuramenti e nei trattati) e Terminus (garante dei confini delle proprietà ). I. Feretrius (protettore dell’albero sul quale si appoggiavano esponevano i trofei di guerra, portandoli colà con una barella il feretrum appunto). Altri appellativi gli derivavano dall’antica dendrolatria italica (adorazione degli alberi): I. Frugifer (fruttifero) , I. Fagutal (dal santuario Fagutal sull’Esquilino costruito vicino ad un faggio), I. Viminius (protettore dei vimini, con santuario sul Viminale). Ma l’albero specificatamente consacrato a giove era la quercia (quercus Iovis) l’albero più frequentemente colpito dai fulmini di Giove anche per comunicare simbolicamente con gli Auguri. Come Iuppiter Lapis era anche il resto di una antica litolatria neolitica (adorazione delle pietre). Iuppiter Latiaris era venerato nel Lazio tremila anni fa. I. Propugnator (difensore tramite lotta), I. Stator (guardiano), I. Depulsor (che respinge i nemici), I. Victor (vittorioso) , I. Supinalis (colui che abbatte), I. Pistor (fornaio), I. Acraeus (dei picchi montani), I.
Capitolinus: con Giunone regina e Minerva (moglie e figlia) formava la sacra Triade capitolina, ovvero gruppo di tre dei del Campidoglio Romano. (Gli dei del politeismo erano spessissimo riuniti in triadi. Come si vede dunque anche il concetto di trinità dei cristiani è stato scopiazzato dal paganesimo). Iuppiter Optimus Maximus era il nome più diffuso come padre e re degli Dei dell’Olimpo.

DIES VENERIS (latino) VENERDÌ (it.) , fryday (ingl.), freitag (ted.), vendredi (fr.), viernes (sp.), vineri (romeno)
Giorno dedicato alla dea Venere o Venus (lat.) Afrodite (greco) Turan o Aphru (etrusco).
Dall’isola della sua nascita veniva chiamata anche Kipris (gr.) e Ciprea (lat).
Epiteti: Verdicordia (che prende il cuore), Cloacina (purificatrice, da cloaca canale per la pulizia della citta’).
Dea autoctona italica della bellezza e della femminilita’ , in epoca arcaica protettrice della vegetazione e della fertilità (giardini e frutteti, fiori ed abbondanza). La sua pianta era il mirto ed il suo animale il cigno.
Secondo il mito era la madre dell’eroe Enea antenato di Romolo e Remo fondatori di Roma, e pertanto protettrice diretta dell’Urbe. In Latino Venus è radice di venustas, in italiano venustà ovvero bellezza.
In greco Afrodite deriva da aphru, spuma del mare. Aphrodites era la dea dell’amore, nata dall’unione di Zeus con Dione e sorta dalla spuma del mare di Cipro (oppure letteralmente figlia della spuma del mare creatasi intorno ad un pezzo del corpo smembrato di Urano, dio del cielo). Era moglie del dio del fuoco e della lavorazione dei metalli Efesto (Vulcano).
Dea di tutte le forme dell’amore, e dell’erotismo, amò gli dei AresMarte, HermesMercurio, DionisioBacco, PoseidoneNettuno, ed il mortale Anchise (da cui ebbe Enea), ed ancora il mortale Adone per il quale discese all’Inferno (regno di Ade) per riprenderlo da Persefone. In Attica aveva un tempio dove era venerata come Ahrodites Pandemos (Venere popolare, di tutto il popolo) costruito con le tasse sulle case di tolleranza istituite da Solone nel 594 prima dell’era volgare.
A Corinto il suo tempio era su una roccia di 575 metri, ed era servito da 1000 etere sacre.
Fra le sue statue più famose sono quella dell’isola di Melos, la venere di Milo del Louvre, e quella dell’isola di Knidos, realizzata da Prassitele di cui una copia è in Vaticano ed una a Monaco di Baviera.
Dee corrispondenti a Venere Afrodite: a Creta Antheia, la dea fiore. In Fenicia ed oriente: Isthar, Esthar o Esther, Astarte, Atirgatis, Innin, Irnini, Inanna, Anche Isthar era scesa all’inferno per il suo amato Dumuzi, giovane dio pastorale. Dee corrispondenti in Egitto: Hathor, e successivamente Isis (Iside). Da Isthar proviene Esther (nome della dea eppoi nome comune (f) ebraico) ed anche Easter, il nome in inglese della Pasqua cristiana !

DIES SATURNI (lat.) sabato (it.), samedi (fr.), sabado (sp.), sambata (romeno), samstag (ted.), saturday (ingl.). Giorno dedicato a Saturno, antichissimo dio agrario Italico.
Etimologia da sator, seminatore. (satus= semina, saturo = pieno, ricco).
Provenienza probabilmente da dio Etrusco della semina, presso i romani assunse attributi ctonici, come dio delle profondità nascoste della terra, e dei suoi segreti
Secondo il mito all’inizio Saturno regnava sopra la terra, ed il suo regno costituì l’età dell’oro per l’umanita’. Sarebbe stato il primo a nutrire gli antenati dei romani.
Poi, detronizzato da Giove, si ritrasse nelle profondità della terra, da dove usciva solo per portare i suoi doni, i frutti della natura. Fu poi identificato col Titano greco Cronos (il Tempo),
Era il marito della dea Rhea (lat.) ovvero Ops (gr.) corrispondente anche a Cibele (frigia) dea della fertilità e dell’ opulenza, identificata anche con la Provvidenza Divina.
Il suo regno dell’età dell’oro era riferimento comune di nostalgia verso una mitica felice infanzia dell’umanità ed era celebrato con le feste Saturnali in cui si invocava Saturnus Rex e Pater Deorum. I Saturnalia diventarono la più grande festa romana, simbolo di libertà e di pace in cui erano proibiti gli spettacoli cruenti e le dichiarazioni di guerra, e come nei mitici inizi, tutti gli uomini (padroni o schiavi) ridivenivano temporaneamente uguali in società , dato che si sospendevano tutte le ordinarie attività pubbliche e private. Pertanto era il tempo scelto anche per le liberazioni definitive degli schiavi.
Secondo Lucrezio (De rerum Natura V, versi 925 e seguenti), Saturno scese dal cielo in un Lazio ancora primitivo e dette agli uomini leggi ed organizzo la prima forma di civilta’.
Nel tempio di Saturno venivano conservati il tesoro di stato Romano e, in tempo di pace, le insegne di guerra Romane.

Il sesto giorno della settimana nelle lingue neolatine non porta più il riferimento a Saturno che ha invece mantenuto nelle lingue inglese, tedesca ed altre germaniche. Il nome di sabato viene invece dal giorno di festa ebraico, a sua volta proveniente, dall’ebraico Shebaoth: armata, esercito, nome di un dio semita della guerra diventato (col passare degli ebrei al monoteismo) un attributo di Yahweh come dio degli eserciti.

La divisione del tempo in sette giorni è di origine ebraica (i romani ripartivano il mese piuttosto in nundinae, periodi di 9 gg) ed anche i cristiani adottarono tale ripartizione e la festa religiosa settimanale ebraica del Sabbath, ovvero il Sabato, ma nel frattempo i politeisti avevano dato nomi di loro dei ai sette giorni, quelli che ancora usiamo sono infatti dedicati alla Luna-Diana, Marte, Mercurio, Giove, Saturno, e Sole Invitto-Apollo- Mithra.

Lo spostamento della festa dal Sabato dei primi cristiani alla Domenica attuale è dovuto al sincretismo dell’imperatore Costantino stesso, colui che trasformò il cristianesimo in religione di stato, e che prima di essere cristiano era stato a lungo seguace del Sol invictus e che per favorire l’assorbimento da parte del cristianesimo di altri culti deliberatamente cercò una sovrapposizione di simbolismi mitraici e solari.

Domenica DIES SOLIS (latino), domenica (it.), dimanche (fr.), domingo (sp.), duminica (romeno), sunday (ingl.), sonntag (ted.).
Giorno dedicato al sole, l’astro dal quale come fornitore di energia dipende tutta la vita sulla superficie della terra, ed agli dei che lo rappresentavano, HYPERION, HELIOS, FEBO APOLLO, MITHRA, SOL, SOL INVICTUS.
HYPERION (gr. Uper-ion=sopra si muove=colui che si muove sopra) Uno dei 6 titani nati da Gaia, la terra e da Urano, il cielo) secondo un mito pragmatico di Diodoro Siculo fu lo scopritore del moto solare, lunare e degli altri astri e condivise queste conoscenze ed osservazioni con gli umani. Secondo altre interpretazioni era egli stesso il sole, o era il padre di Helios (oltre che delle dee Eos, la mattina e Selene, la luna), avuti dalla moglie la dea Theia. Altri lo dicevano padre di tutti gli astri. HELIOS conduceva la quadriga dei cavalli del sole dall’oriente verso l’occidente. Era un Titano, ovvero una delle divinità arcaiche personificazioni delle forze della natura (come attributi positivi ma anche come attributi portatori di catastrofi) divinità preolimpica. Da notare che i miti narrano che i Titani, divinita’-energie erano molto più amici degli umani che non i posteriori dei dell’Olimpo. In fatto di religioni, dunque anche al tempo del tollerante politeismo si passò sempre di male in peggio: dai titani amici degli uomini alla più autoritaria corte di Zeus, al monoteismo ebraico, al cristianesimo, eppoi all’Islam, alle sette, e sempre peggio alle religioni millenariste (senza un dio antropomorfo) , ma non per questo meno liberticide. La figura di Helios si confuse piano piano con quella del dio olimpico Apollo. Il colosso di Rodi, un faro ed una delle 7 meraviglie del mondo era una sua rappresentazione e l’isola di Rodi era chiamata l’isola del sole.
FEBO APOLLO (Phoibos Apollon) All’inizio dio della luce solare, assunse aspetti sapienziali di protettore delle delle arti e degli oracoli in quanto illuminava gli uomini anche con profezie e bellezza artistica, si identificò poi col sole stesso. Era figlio di Zeus e della titanide Leto, e fratello di Artemide (Diana). Era rappresentato come un bellisssimo giovane, con arco e con lira (anche in Omero) in quanto arciere, poeta e protettore di tutte le muse e dunque di tutte le arti. A Delfi uccise il serpente Pitone e fondò l’oracolo affidato alle profetesse Pizie. Istituì anche i giochi Pizii. Adorato anche come Apollon Likios, Apollo lupo in base ad una tradizione che voleva sua madre Leto una donna lupa. Arcaicamente era anche dio pastorale delle greggi.
MITHRAS Dio solare ellenistico romano d’origine iraniana (dio mithra iraniano) e indiana (dio mitra vedico). Il suo nome significava fedeltà nella lingua iraniana zend. Simboli crisantemi e rose, inoltre una mazza con cui allontanava i demoni (simbolizzando il sole che disperde le nubi). Era dio solare, di fedeltà e giustizia e dio salvatore. Era nato (da una roccia) in una grotta, il 25 dicembre ed i pastori vennero ad adorarlo. Dopo un certo tempo passato fra gli uomini, si innalzò al cielo dopo una ultima cena coi suoi discepoli. Suona familiare? L’iraniano Mithra non era dio supremo, ma dio mediatore di Ahura Mazda, praticamente quasi come il dio figlio Gesù in rapporto al dio padre. L’introduzione di Mithras nel mondo romano data dal ritorno delle legioni di Pompeo dall’Oriente nel primo secolo dell’era volgare. La religione era misterica e di salvezza con diversi gradi per gli adepti, e si diffuse molto facendo concorrenza al cristianesimo specie in ambiente militare, ma la diffusione fu limitata dal fatto che il culto era per soli uomini. Il dio Mithras era rappresentato nell’ atto di sacrificare un toro. Gli adepti venivano “battezzati” sacrificando un toro il cui sangue gli colava sopra. I templi di Mithras o mitrei erano caverne naturali o artificiali, e ne sono stati ritrovati oltre 500 dall’ Africa alla Britannia, dalla Lusitania alla Dacia, l’ultimo datato al 408 e.v..
Ma chi potrà mai contare i mitrei distrutti da folle di cristiani inferociti, specialmente intolleranti di un culto troppo simile al loro ed aizzati dai vescovi invidiosi del suo successo e timorosi di una teologia concorrente dalla quale avevano tratto troppi elementi.

SOL (il sole), vecchia divinità solare autoctona romana, adorata come disco visibile del dio sole. Plinio il Vecchio che negava gli dei tradizionali considerava il sole come il dio centrale dell’universo. Sotto influenza mitraica e siriaca Il sole divenne SOL INVICTUS e divinità centrale con gli imperatori Eliogabalo (Vario Avito Bassiano) ed Aureliano. Festa il dies natalis, il 25 dicembre. Iconograficamente il dio era rappresentato di solito come auriga della quadriga solare su bassorilievi e monete. I busti scolpiti invece suggerivano una testa contornata da raggi. Anche la croce fu usata per simbolizzare il sole e Mithra (ben prima che fosse usata como simbolo cristiano varii secoli dopo Gesu’.) Il settimo giorno della settimana nelle lingue neolatine non porta più il riferimento al Sole che ha invece mantenuto nelle lingue inglese, tedesca ed altre germaniche. Il nome domenica significa invece giorno dedicato al signore (dominus in latino).

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