In attesa di nuovi giorni per nuovi esseri umani… tenendo le stagioni come riferimento per un nuovo calendario della Terra

Poniamo che ci venga desiderio e decisione di iniziare finalmente a vivere su questa terra

…. in un nuovo mondo di cui tanto in tanti parlano che però sembra non arrivare mai. Sarebbe possibile avviarvisi da soli, in attesa che il gran gruppo dell’umanità, con suo comodo, segua? Ma certo che sì! Altrimenti dove sarebbe il bello della vita, se per muoverci dovessimo sempre attendere il resto della truppa? E quale potrebbe essere allora il gesto e passo più significativo, maggiormente esprimente tutto il potenziale cambiamento possibile?

Mbhè: una nuova era abbisogna di un nuovo calendario! Il calendario, in fondo, è per l’essere umano un po’ ciò che il sistema operativo è per il computer. Su di esso girano tutti i vari suoi programmi. Invisibile, silenzioso, sul calendario poggiano gli ideali e gli scopi dei singoli quanto, invero, delle società. Utilizzando un calendario con un almanacco moderno, aggiornato, al passo coi tempi e lungimirante, tutto inizierebbe inevitabilmente a distaccarsi dal passato ed un buon futuro si schiuderebbe automaticamente davanti ai nostri occhi.

Socchiudiamoli, allora, invece, per un po’, questi nostri desiderosi occhi, ed iniziamo con calma ad immaginare uno strumento d’uso quotidiano che sia insieme altamente innovativo ma già oggi perfettamente utilizzabile. Immaginiamo innanzitutto che le sue particolarità donino grande energia e significato alla nostra vita, permettendoci di trarre costante ispirazione dalle forze, dai ritmi e dagli ordinamenti morali della Natura e della più ampia Realtà.

Immaginiamo nuovi nomi per i giorni della settimana e per i mesi dell’anno, perché abbiano un più grande potere emozionale e razionale. Immaginiamo poi di collocare il nostro tempo in una insolitamente ampia visione dell’esistenza, che ci reintegri profondamente col Tutto, con l’immenso Universo, con l’infinita realtà di cui siamo parte. Immaginiamo pure che ci si riveli il significato e la funzione nascosti che per la nostra Terra, intesa quale essere vivente planetario, hanno avuto il primo sbarco di esseri umani sulla Luna e la nascita di Internet, avvenuti entrambi, non a caso, nello stesso fantastico anno: il 1969.

Immaginiamo che, reiniziando da allora il conteggio degli anni, si possa seppellire un passato divenuto gravoso per tutti, gettando così corrette basi per un vivere comune pacifico e prospero. Immaginiamo una cultura universale, che superi gli specifici riferimenti che dividono le civiltà l’una dall’altra e dìa risalto a quanto invece le accomuna. E non fermiamo ancora la nostra immaginazione. Spingiamoci fino a pensare che, grazie alla introduzione di una suddivisione del tempo in settenni, ed alla conseguente pausa di fine-settennio, la vita dell’individuo, così come quella della società, possa beneficiare di una reinvigorente alternanza e di un necessario periodo di riorganizzazione. Proprio come avviene, in piccolo, nel fine-settimana.

Immaginiamo infine di poter costantemente migliorare noi stessi, ad esempio ricordando ogni giorno una delle innumerevoli qualità che possono rendere prezioso il carattere di una persona e dei tanti valori della vita. Immaginiamo tutto questo. E poi dischiudiamo fiduciosi gli occhi. Perché “Il Calendario della Terra” è già qui: http://www.earthcal.org

Non siamo tenuti ad attendere una circolare da Roma per iniziare a vivere in un nuovo mondo. Possiamo compiere numerosi passi anche da soli, facendo pure da positivo riferimento agli altri che tardano. Riporre i vecchi almanacchi sostituendoli con “Il Calendario della Terra”, criticamente concepito per essere il più moderno e funzionale sistema operativo per l’essere umano, esigentemente ideato per essere il mezzo che offra maggior contatto con una organica realtà super partes, è il primo e più fondamentale passo che una persona possa oggi compiere da sola lungo il percorso di riedificazione culturale, filosofica e morale dell’umana società. Nuovi giorni per nuovi esseri umani!

Danilo D’Antonio

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