“Militari italiani in Afghanistan, interessi economici e obblighi di schieramento..” – Non si chetano i dubbi sulle vere ragioni (Unocal) della “missione di pace”
Speriamo che Obama…….
Non sta bene approfittare di un morto per parlare del vivo… Ma d’altronde certi argomenti di politica internazionale attirano l’attenzione pubblica solo se c’è una notizia di cronaca nera dietro. Lo abbiamo visto anche per temi di costume, vedi tutti gli strascichi mondani che ha comportato la morte “misteriosa” di “jacko”….
Il fatto che il soldato italiano morto in servizio in Afganistan fosse ingaggiato come “volontario” (la prassi bifida per cui se succede qualcosa di brutto si può dire che i militari già conoscessero il rischio a cui andavano incontro) non cambia la sostanza dei fatti… Il governo Italiano -double face- (D’Alema, Prodi e Berlusconi) si è impegnato a partecipare alla “missione di pace” in Afganistan e quindi è stato messo in conto che qualche morto ci deve pur essere, è la prassi della guerra…. Lo dimostrano le prese di posizione dei vari esponenti politici che furono coinvolti nella decisione di inviare le truppe in Afganistan…
Sul Corriere del 15 luglio 2009 si legge: “Napolitano dichiara: “C’è la necessità di portare avanti l’impegno in Afganistan insieme alla comunità internazionale” . Berlusconi aggiunge: “Operazione indispensabile”. Seguono dichiarazioni di consenso di Fassino, Casini e Di Pietro.
Separatamente (per posta elettronica) compare invece una dichiarazione dell’opinionista Antonino Amato, il quale commenta: “Insomma, i nostri politici, in continua e costante lite sui problemi di casa nostra, sono tutti determinati nella “difesa della Patria”. Pronti ad “uccidere l’ultimo afgano per insegnargli la democrazia”, disposti ad “inviare in quelle lontane terre l’ultimo italiano per consentire all’Unocal di costruire i suoi gasodotti”. Loro, i nostri politici, restano in Italia, a predicarci “l’amor di Patria”, in Afganistan contano di mandarci i soldati”.
Il fatto che l’ipocrisia politica dell’esportazione della libertà e della democrazia in Afganistan sia stata smascherata dalle recenti normative sessiste, in tema di diritto comiugale, la cosidetta “Shia Family Law” che consente lo stupro delle proprie mogli ai maschi afgani, è passata quasi sotto silenzio. Che questa legge assurda sia stata firmata da Karzai, eletto democraticamente dal popolo afgano, e che rappresenti un picco di recrudescenza oscurantista nemmeno raggiunto al tempo dei Talebani, importa poco le masse…. L’importante è la facciata che i nostri soldati stanno lì a morire (volontariamente), con le benedizioni double face dei politici italiani, per salvare la libertà democratica in Afganistan.
Sotto sotto mi viene da pensare che quell’oltranzista di Antonino Amato abbia pure qualche ragione quando sarcastiscamente afferma: “A meno che….. A meno che non ritiriamo i nostri soldati dall’Afganistan e li sostituiamo coi nostri politici. Tutti ferventi patrioti, all’insegna di “Armatevi e partite”. E se ci mandassimo loro a combattere e a morire in Afghanistan?”
E perché no? Se ci mandassimo D’Alema, che invece se ne sta in barca a Gallipoli, oppure il Cavalier Berlusconi Silvio, che gioca alle belle statuine a Villa Certosa? Non sarebbe più consono? Ma loro vogliono che ci vadano i “volontari” (meglio chiamarli disoccupati), che firmano per avere una paga con “contributo extra” per rischi di caduta.. sul fronte. E così vogliono pure i petrolieri dell’Unocal.
Sempre sulle pagine del Corriere del 15 luglio u.s. si apre uno spiraglio di speranza, la speranza del momento che ha nome Obama: “Obama rassicura gli alleati: Via d’uscita da Kabul”.
Staremo a vedere.
Paolo D’Arpini