Considerazione vegetariana: “Pesci, molluschi e frutti di mare…? Animali anch’essi come i mammiferi, gli uccelli, i rettili e gli insetti”

Nelle pergamene del Mar Morto, scoperte nel 1947, Gesù dice: “Forse che i pesci vengono a voi a chiedere la terra e i suoi frutti? Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di anime”.

L’88% delle riserve del pesce in Europa sono sfruttate in eccesso e le più grandi specie sono in rischio di estinzione. Mentre le riserve diminuiscono i prezzi aumentano, quello del merluzzo è quadruplicato in 5 anni. Il consumo mondiale esplode mentre la Cina inghiotte 1/3 del pesce mondiale. Il 70% del pesce consumato in Italia viene dall’estero, il 40% da allevamenti. I pesci d’allevamento contengono enormi quantità di additivi chimici, di ormoni e farmaci che servono ad aumentare velocemente il peso dell’animale, oltre ad evitare dannose epidemie.

Per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare. Negli ultimi 30 anni il 30% delle risorse sono scomparse. Il 75% delle riserve mondiali di pesce è già stato completamente sovrasfruttato o esaurito” (FAO) Le più importanti specie di pesce del nostro paese, tonni e merluzzi sono in pauroso declino a causa dello sfruttamento dissennato delle acque marine.

Nel 1997 la raccolta di pesce ha raggiunto nel mondo la cifra record di 130 milioni di tonnellate, di cui circa 100 milioni deriva dalla pesca libera che causa uno sterminio indiscriminato di specie acquatiche. Le reti pelagiche per i tonni e per la pesca a strascico dècimano anche i delfini.

Uno studio condotto dall’Onu dimostra che ogni anno vengono versati in mare 900 mila tonnellate di fosforo, 200 milioni di tonnellate di azoto e 85 mila tonnellate di metalli pesanti, 200 mila di organocloruri, 47 mila di idrocarburi policiclici aromatici provenienti dalle aziende petrolifere, dall’industria chimica, metallurgica e dagli impianti per il trattamento delle acque fognarie.

Studi clinici sull’uso di pesce ed olii di pesce nei sopravvissuti da infarto miocardico mostrano una riduzione della mortalità tra il 15 ed il 30%. Per contro l’uso di diete a base di cibi vegetali, che includono olii vegetali ad elevato contenuto di acidi grassi monoinsaturi ed Omega-3, mostrano una riduzione della mortalità del 50-70%.

Il pesce è carne putrescente e grassa ai massimi livelli, al pari e di piu’ di ogni altra carne: è materiale ultra-tossico, stimolante e non nutriente per il corpo umano. I processi alterativi si manifestano più rapidamente nei pesci marini rispetto a quelli di acqua dolce.

I grassi come quelli del pesce sottoposti a cottura perdono il loro enzima lipase, indispensabile per una loro parziale digetione-assimilazione. Il grasso cotto del pesce forma creatina, sostanza micidiale per il fegato.

Nel pesce ci sono velenose concentrazioni di cloruro di sodio (che con la cottura diventano massa inorganica causante tumori gastrici, ritenzione idrica, gravi idropisie), diossine, ritardanti, alte concentrazioni di minerali micidiali tipo mercurio e cadmio.

La dr.ssa Kate Mahaffey, dell’EPA (US Environmental Protection Agency) ha citato una ricerca del 2004 condotta su 1709 donne americane, suddivise tra soggetti che mangiavano pesce o molluschi 9 volte al mese e soggetti che non consumavano pesce. Le concentrazioni di mercurio nel primo gruppo erano sette volte maggiori rispetto al secondo.

I pesci sono tra le sostanze più putrescibili esistenti in natura e gli alimenti sono tanto più dannosi quanto più rapida è la loro putrefazione. Sono ricchi di purine (sostanze azotate che fanno aumentare i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti dovuti all’inquinamento delle acque a causa degli scarichi industriali e fognari.

Il pesce contiene le stesse tossine delle carni e può causare, oltre i danni della carne, parassitosi (es. tenia, ascaridi), asma, eczema, prurito, allergie, malattie renali, danni al sistema nervoso, ecc.

Le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio.

Ma oltre al mercurio deve preoccupare la presenza, nelle cozze, nelle ostriche e nei crostacei, del cadmio e del piombo. Spesso le cozze sono causa di epatite A. Il pesce può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurare i pericoli in tal senso. In passato l’uso eccessivo di pesce in alcune regioni del Terzo Mondo a favorito l’insorgere della lebbra. Alcuni molluschi possono trasmettere l’epatite virale ed altre malattie infettive.

Il pesce, i molluschi ed i crostacei in genere, sono sostanze ad altissima velocità di putrefazione. Questo processo putrefattivo continua all’interno dello stomaco e poi dell’intestino, di chi ne fa uso, con aumento di acidi tossici.

I pesci a più elevato contenuto di istamina sono nell’ordine: sardine, sgombri, alici e tonni, ovvero il pesce azzurro tipico dei nostri mari.

Le prostaglandine PG I e III (positive e quindi utili dei prodotti vegetali) sono vasodilatatrici, regolano la coagulazione, abbassano il colesterolo LDL (quello cattivo), svolgono azione antinfiammatoria e mantengono il bilancio elettrolitico. Per contro le PG II (negative e quindi dannose) dei pesci hanno gli effetti diametralmente opposti, causano: ritenzione idrica, aggregazione piastrinica, infiammazioni, aumento pressione del sangue. La popolazione mondiale è afflitta da eccesso di PG II-negative, ovvero da eccesso di Omega-3 da carne e da pesce, nonché da carenza di PG I-III-positive, ovvero da Omega-3 da verdure e frutta fresca e secca.

Gli acidi polinsaturi, di cui il corpo umano ha bisogno, si trovano nelle PG 1 e 3 (positive e ottime), a condizione che siano crude: la cottura rompe i doppi legami insaturi e li ritrasforma in saturi, oltre che trasformare la parte lipidica in acreoline fegato-distruttrici.

Altre considerazioni:

I pesci non sono creature meno sensibili o meno intelligenti degli animali terricoli. Molti pesci hanno intelligenza pari se non superiore a quella di molti animali terricoli. I pesci sono dotati di sistema nervoso e quindi capaci come noi di percepire il dolore. Il polpo ha un cervello molto sviluppato e l’intelligenza del delfino supera quella del cane e in moltissime circostanze ha salvato l’uomo da morte sicura, spesso da un attacco da parte di squali.

Il pesce è dotato di percezioni sofisticatissime (altro che radar) oltre che di quegli strumenti naturali che rendono capace il suo corpo di estrarre dall’acqua l’ossigeno di cui ha bisogno per vivere. Il pesce ragiona, sente, vede, dorme, gioca, ha paura e quindi si nasconde. L’agilità e la velocità con cui si muove un pesce nel suo ambiente naturale ha qualcosa di affascinante e di prodigioso. La perfezione dei suoi occhi in grado di percepire chiaramente nell’acqua, la complessità delle sue branchie e dei suoi sensori ricettivi ed elaborativi, la squisita geometria delle sue squame, la gamma pressoché sconfinata dei suoi colori sgargianti….

La leggenda che il pesce faccia bene al cervello nasce il secolo scorso quando iniziarono i tentativi di spiegare in termini chimici i fenomeni dell’intelligenza umana. Friedrich Buchner (1824-1899) esaminando la composizione chimica del cervello di diversi animali constatò che il cervello dell’uomo era quello più ricco di fosforo e poiché l’uomo era ritenuto l’animale più intelligente dedusse che il grado di intelligenza dovesse essere proporzionale alla quantità di fosforo presente nel cervello. Nello stesso periodo il chimico francese Jean Dumas (1800-1884) analizzando la carne di diversi animali trovò che quella di pesce conteneva, sia pure in misura molto modesta, più fosforo di quella di altri animali. Ma fu il naturista Jean Luis Agassin (1807-1873) che dedusse senza alcun fondamento scientifico che il pesce fa bene al cervello umano.

Non esistono vegetali privi di fosforo e molti di questi, come i legumi, contengono quantità di fosforo molto più elevate, le mandorle addirittura ne contengono più del doppio, in percentuale di parte edibile. Ma questo non significa che quanto più fosforo contiene un alimento tanta più salute apporta al nostro organismo. Anzi è stato accertato che più è alto il contenuto di fosforo in un alimento più viene sottratto calcio all’organismo, perché il fosforo è sostanza acidificante.

Franco Libero Manco e Valdo Vaccaro

www.universalismo.it

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