Velina D’Arpina: il ritratto e l’hobby(t) di Silvio Berlusconi ed altre notizie di cielo di terra e di mare
Inizio questa velina con alcune considerazioni di carattere nazionale, sul nostro presidente e conducator che tutto il mondo ci invidia.
Qual è la differenza fra Benito Mussolini e Silvio Berlusconi?
Il Duce concentrò il suo potere nel tempo, in tal modo limitandolo ad un momento specifico, mentre il cavaliere lo ha spalmato nel tempo, diluendolo così in un periodo allungato. Per analogia possiamo spostare questa comparazione a tutti gli altri aspetti della vita: il Duce faceva le sveltine nel retrocamera di Palazzo Venezia, il Cavaliere fa le feste lente nella Villa Certosa; il Duce era giovane e bello all’inizio quando si mostrava a dorso nudo per la battaglia del grano, il Cavaliere è giovane e bello con il passar degli anni, poiché sa come aggiustarsi chirurgicamente. Ma lasciamo da parte questi aspetti e vediamone altri: il Duce esclamava “molti nemici, molto onore” ed il Cavaliere opta per “molti nemici, molto clamore”.
Vediamo infatti che le posizioni assunte degli oppositori del Cavaliere alla fine girano al suo vantaggio. Franceschini, pare un elfo per quanto è leggero, e va bene come aureola (per il Berlusca). Di Pietro, pare un vecchio troll peloso, e va bene come battitore di mazza (del Berlusca). In fondo la loro opposizione è un vantaggio, la gente pensa che quei due sono pazzamente gelosi delle qualità indiscusse del Cavaliere. Il Cavaliere è un vero “hobbit” che piace alle donne mica come quel trocognotto grinzoso o quello spiritello ectoplasmico. E’ solo un fatto di estetica… e di savoir faire.
I maligni oppositori accusano il Cavaliere di aver stretto un patto con il diavolo… Essi dicono: “guardate le foto del Berlusca di 25 anni fa, sembrava un vecchio bavoso e pelato e guardate le foto di oggi in cui pare un giovanotto pimpante e sportivo, è come nel ritratto di Dorian Grey…”. No, no, no, Franceschini e Di Pietro sono pazzamente gelosi e non hanno capito nulla, il Cavaliere è un messo divino e non un manutengolo di satana. Stessero accorti alla scomunica se vogliono salvarsi l’anima….
Ed ora passiamo alle notizie locali. Nella Tuscia imperversa la campagna elettorale per il rinnovo delle giunte in diversi comuni, in aggiunta alle elezioni europee. I personaggi che occupano la scena politica da tempo immemorabile sono scesi tutti in campo con le loro schiere. I vari Marini, Sposetti, Fioroni… hanno tutti un gran da fare per mantenere la compattezza delle loro truppe. Nessuno deve sfuggire al complesso monocratico in auge, non debbono esserci smagliature affinché tutto resti come è sempre stato. Allo stesso tempo proseguono gli scandaletti che scaldano il cuore dei cittadini. “Panem et circenses” era la cura sociale degli imperatori romani del basso impero, tutto doveva stare immobile, tutto puntellato con gli spilli. Mentre la popolazione viterbese invecchia ed impigrisce il lavoro manuale e sporco viene svolto dai barbari, come da copione. La burocrazia e il sottogoverno si sono accorti che esistono modi sempre più fantasiosi per tassare i polli. E la cosa pubblica meno funziona e più si creano posti di “assunzione di responsabilità amministrativa”.
Un esempio banale? Stamattina come al solito in salita verso Canossa (Calcata nuova), ho potuto appurare che a fianco dei secchioni dell’immondizia c’erano decine di sacchi neri traboccanti di resti alimentari appoggiativi da qualche ristoratore del borgo. I contenitori, posti a dieci metri di distanza, vuoti ma i sacchi pieni lì per terra a marcire, proprio all’ingresso del sentiero principale del Parco del Treja. Evidentemente gli addetti alla pulizia non ce la fanno a nettare le strade, evidentemente i vigili non sono sufficienti per vigilare su chi sporca, evidentemente i famigli dei ristoranti non hanno la forza di fare qualche metro in più, ed evidentemente c’è bisogno di nuove maestranze e controllori, per fare il lavoro di chi non fa nulla.
A fianco di tale scempio un manifesto elettorale (di una lista comunale) con su scritto “Vergogna…” ma non per il degrado evidente, solo per far polemica contro chi queste incongruenze le denuncia.
Paolo D’Arpini