Sodoma e Gomorra chiude per pochi giorni di riposo – Il teatrino Calcata riapre sabato prossimo, non mancate allo spettacolo!
Ecco, finalmente è lunedì, ma che lunedì…. È il lunedì del dopo weekend del 25 aprile. Mentre vado attraversando la piazza deserta diretto verso i secchioni per cercare qualcosa per la mia maiala vedo che c’è un nuovo cliente fra i sacchi sparpagliati in giro, un cane abbandonato durante il fine settimana rovista fra i rifiuti. Al chiodo, dove talvolta trovo qualche piccolo residuo alimentare selezionato, nemmeno una bustina in compenso tutt’attorno rigurgitano tonnellate d’immondizia che invadono bellamente la un tempo gloriosa via Narcense, l’accesso al parco dl Treja. Il turismo stavolta è stato massiccio, il blocco dei resti del festino è immenso: scatolami di latta, involucri plasticati di mozzarelle e verdure, bottiglie in vetro ed in plastica, scatole e recipienti colorati, piatti e bicchieri e posate usa e getta, etc. etc. Il tutto contornato da altri rifiuti ingombranti e residuati di pulizia di cantine: brande, mobili, ferraglie, bauli e scaffali…. Sodoma e Gomorra ha operato alla grande! La festa della Liberazione ha liberato un bel po’ di materiale dagli scaffali dei supermercati per riversarlo, svuotato di ogni contenuto, qui a Calcata, “nel luogo più attrattivo della Tuscia, dove arte e cultura si incontrano e dove la natura è benedetta dall’uomo”… Così recitano le guide turistiche e le pubblicità delle associazioni culturali che imperversano e guidano la cordata del turismo di massa.
Questo 25 aprile è stato “sublime”, ristoranti e baretti ed affittacamere strapieni… ed infatti i risultati li noto osservando il cane rovistare nei sacchi dei resti alimentari…. La notte della festa “liberatoria” c’è stato anche un bel concertino di rock and roll, su un palco enorme montato nella piazza del borgo, “per festeggiare con la musica americana la venuta degli americani in Italia di 60 anni fa”, con il patrocinio del comune e del parco….. perché questa “è cultura!”. Ma la festa si allunga, non solo tutta la notte del 25 aprile, ma anche quella del 26 aprile, visto che il palco è lì ne hanno approfittato i “filo-americani” per un’altra esibizione estemporanea di tamburi e chitarre. “Ha da passà a nuttata…!” Diceva il buon Edoardo, e per il momento è passata… ma per poco… il palco resta lì in attesa della imminente festa del “lavoro” (l’altro ponte rovinoso del 1° maggio). Questa è la festa per dare lavoro a chi non lo vorrebbe, lavoro auricolare rompitimpani di sopportazione degli indegni rumori e poi l’altro di ripulitura dell’immondizia accumulata per la nuova invasione barbarico-turistica. Tanto lo smaltimento dei rifiuti lo pagano poi i residenti, mica loro (le associazioni pseudo-culturali), lo pagano i residenti a forfait sulla base dei metri cubi dell’abitazione e non sulla base dei rifiuti rilasciati…..
Per fortuna nella montagna degna di Forcella ai tempi di Bassolino scopro un sacchetto di sbucciatura di patate, anche per oggi la maiala avrà qualcosa da mettere sotto i denti. Anche il nuovo randagio sembra soddisfatto…. oggi si mangia domani chissà….. Questo dei randagi è una altro problema aggiunto al turismo del fine settimana, gli sderenati vengono da Roma con i cani, qualcuno pensa che questo è un paradiso, dov’è un posto migliore di Calcata per vivere? E così ci lasciano almeno il cane…. visto che loro debbono tornare a Roma. La soluzione al problema del randagismo vagante non esiste, il comune se si rivolge all’accalappiacani della ASL dovrebbe pagare 20 euro a capo per il mantenimento, vita natural durante.. (e pensare che io vivo con meno di 5 euro al giorno..) perciò i cani restano e se non trovano cibo ai secchioni ammazzano qualche bestia da cortile o qualche pecora (come è successo a me). Per intervenire si aspetta il tempo in cui verrà azzannato qualche bambino….. Nessuno che pensa di sterilizzare questi cani, 45 milioni di cani e gatti in Italia….
Stamattina insomma mi è più dura del solito la salita alla Canossa del paese nuovo. Unica nota allegra è l’uscita, di fronte alla chiesetta di Via Cadorna, di una giovane signora con le sue due bambine, una grandicella di 10 anni e l’altra di 3, quella più grande sale di corsa verso la macchina mentre mamma e piccolina arrancano a passo lento (la salita è dura), ecco allora che la ragazzina le sollecita “presto, presto che facciamo tardi a scuola…”. Mi vien quasi da ridere, ricordo di quando questa bambina aveva pochi anni e mentre veniva condotta alla scuola spesso la incontravo piangente perché non voleva andarci… Le cose ora son cambiate, evidentemente le lezioni scolastiche hanno dato buoni risultati, è lei stessa ora che incita a far presto, in tal modo servendo da buon esempio anche alla piccolina che infatti trotterella tutta contenta verso la sua destinazione… I tempi cambiano e questo mi fa ben sperare! Mentre passo al loro fianco proprio nel momento in cui stanno sistemandosi in macchina commento scherzoso “presto, presto, che fate tardi a scuola..!” E tutte e tre si mettono a ridere… ed anch’io…
Paolo D’Arpini