Viterbo: “Contributio coeundi” – “Quel matrimonio s’ha da fare, purché s’impegnino a prolificare!” – Ecco il parere dei monsignori Chiarinelli & Del Ciuco sui due sposini contestati – Con commenti laici di Goracci & D’Arpini
Premessa:
“La stampa locale viterbese ci induce a gioire con una nota della curia Vescovile di Viterbo, a firma congiunta dei due che insieme vanno alla ricerca della Verità sugli attributi dei “nubendi” – Monsignor Chiarinelli e Salvatore del Ciuco: Ragazzo disabile, la curia: “Nessun ripensamento, ecco perché il matrimonio si può fare…” – Ed ancora …. Tanto per la precisione…Ci spiace che per l´ennesima volta sulla stampa locale dobbiamo registrare una mala informazione quando si tratta di colpire con un malcelato senso di oggettività, le persone o le cose della Chiesa. Come tutti ricordano, un anno fa su tutta la stampa nazionale e oltre, ci si scagliò contro il vescovo Chiarinelli per `non aver concesso il matrimonio religioso a un paraplegico”.
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Commento di Paolo D’Arpini.
Ora finalmente il caso è chiuso, nel senso che è stato appurato dalle autorità ecclesiastiche che il giovane infortunato, che a tutti i costi vuole celebrare il matrimonio in chiesa (sic), potrà farlo in quanto “malgrado le sue limitazioni fisiche è in grado di procreare” (evidentemente i test predisposti dal vescovo hanno avuto esito soddisfacente). E siccome può riprodursi e quindi ottemperare alle regole poste da santa madre chiesa il giovane potrà impalmare con le benedizioni ecclesiali la sua fidanzata.
La storia sembra tratta da un feullitton dei secoli scorsi, con connotazioni manzoniane (all’inverso) eppure si svolge tutta al presente, in questi giorni di aprile 2009. Quindi per la chiesa e per i monsignori Chiarinelli e Del Ciuco (rappresentanti della curia vescovile viterbese) il giovane paraplegico potrà congiungersi con la sposa prescelta ottenendo il sacramento matrimoniale e tutto i resto… “purché si impegni a prolificare”, questa la condizione…..
In effetti dopo cinquemila anni di patriarcato il significato di “matrimonio” è rimasto inalterato “acquisto della madre” – ovvero la compravendita di una donna che si impegna a produrre figli per conto del suo legittimo sposo. Un commercio sostato immutato nei secoli e che probabilmente ha poco o nulla a che vedere con l’amore. Ma in questo caso, nel caso di Viterbo, sicuramente l’amore c’entra o perlomeno la “caparbietà amorosa”, altrimenti non si capisce come mai la coppia voglia essere a tutti i costi coniugata in chiesa con tanto di benedizioni vescovili.
Ma il vescovo dice che “dovranno impegnarsi a procreare…” e non dubito che la coppia farà del suo meglio per accontentare il prelato… ma se accettiamo questo ragionamento quante sarebbero le coppie abilitate alla funzione religiosa in Italia? Mi sorge il dubbio che tale “pre-condizione” sia assolutamente fuori luogo sia dal punto di vista dei diritti civili che in quello dell’espressione amorosa….. e qui inserisco alcuni commenti della collega Doriana Goracci che ha sviscerato il tema con oculata visione “femminile”.
Vostro affezionato, Paolo D’Arpini
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Stralcio delle dichiarazioni di Doriana Goracci:
Dal momento che anche io sono stata e sono una voce malevola, falsificante, stonata in merito alla ricerca delle motivazioni che impedivano ad una giovane coppia viterbese lo sposalizio e tento di offrire più di un gratuito contributo alla cronaca dell´attivissima e attentissima Curia amata incondizionatamente dal popolo fedele, mi sono macchiata di “sciacallaggio informativo”.
In una smodata “smania di Sicurezza e Protettori” scrivevo tra altre amene vicende: “Si, avete capito bene, è il vescovo che la scorsa estate ha negato, in base al diritto canonico, la possibilità di sposarsi in chiesa ad una giovane coppia, con un “non possumus”, in quanto lui per un incidente era presunto “non coeundi”… Quando curavo una mini rassegna stampa su un giornale on line di Viterbo: “Dormiamo tra due guanciali”: “Per impotenza copulativa forse perpetua, forse relativa o assoluta tutta da accertare, il vescovo di Viterbo monsignor Chiarinelli, che è un altro che rispetta il diritto canonico e lo fa rispettare, ha negato il matrimonio religioso ad una giovane coppia della provincia, reo lui di aver avuto un gravissimo incidente che potrebbe determinare una futura non fertile procreazione. Si sposano dunque, con rito “gioiosamente civile”.
Tanto dovevo alle accuse della Curia di Viterbo che afferma: “Nel mese di giugno 2008, intorno al mancato matrimonio religioso di due giovani viterbesi, si scatenò una sconcertante orgia mediatica. Le prime parole che uscirono dalla Curia Vescovile di Viterbo furono “attenzione e amore”, “rispetto e discrezione”. E, invece, da più parti, allora, fu “sciacallaggio”: disinformazione e aggressione… Il percorso che, con serietà e con serenità, è stato fatto insieme in questi mesi, per arrivare a coronare il loro sogno va salvaguardato da voci stonate o malevole e da colorazioni falsificanti… Dalla comunità cristiana l´amore e il servizio vengono vissuti senza prevaricazioni e senza svilimenti, ma nella fedeltà che è coerenza e rispetto. E in questo caso, al di là della bagarre e delle falsificazioni volute o divulgate…l´autorità religiosa, che da sempre ha seguito amorevolmente il caso, finalmente aveva potuto ottenere un´inequivocabile certificazione medica attestante che le rinnovate condizioni mediche ponevano il giovane nelle condizioni di poter contrarre il matrimonio”
Data l´età che non ho mai nascosto, sono nata nel 1950, mi chiedo e chiedo ovviamente anche a voi, se siete a conoscenza di qualche donna che a sessanta anni, più o meno, si sia sposata in chiesa e abbia avuto non solo la smania di una cerimonia religiosa ma la reale comprovata possibilità di “copulare e generare”… Ma loro dopo che ” lo sconcerto dell’evento fece risultare che mancava la capacità della qualificante relazione propria del patto coniugale. Tale condizione – è noto – rende invalido ogni matrimonio canonico, dovunque e da chiunque celebrato. Il matrimonio, per i credenti, è realtà sacramentale e il suo statuto non è soggetto a discrezionalità” hanno verificato e “Questo auspicio si è compiuto; quella speranza si è realizzata: oggi i nubendi e gli specialisti in materia hanno formalmente dichiarato esservi le condizioni mediche richieste per contrarre il matrimonio canonico, come prescritto dalla legislazione ecclesiastica”.
La Curia Viterbese, la Chiesa, le Chiese, i Poteri non hanno da temere: “Si agitano solo in qualche centinaio: nessuna paura e sopratutto alcun rumore per nulla”. A Viterbo si attende il 6 settembre: “La visita del Papa, un avvenimento di grazia”
Doriana Goracci