Nagarjuna, la ciotola d’oro ed il ladro consapevole – Storia in chiave di spiritualità laica, priva di morale…
Nagarjuna era un grande saggio, un realizzato che vedeva le cose del mondo con equanimità e distacco, era un santo nudo, per lui una zolla di terra aveva lo stesso valore di una pietra preziosa.
Un giorno venne chiamato dalla regina del posto in cui viveva, la sovrana era una devota buddista ed aveva sentito parlare della santità di Nagarjuna e desiderava metterlo alla prova. Quando il saggio si presentò al palazzo fu accolto con tutti gli onori e la regina stessa gli offrì una ciotola per l’elemosina in oro zecchino tempestata di diamanti e pietre rare. Pensava che Nagarjuna avrebbe rifiutato ma egli accettò il dono, per lui quella era solo una ciotola che differenza faceva il materiale con la quale era stata forgiata?
La regina restò interdetta ma non disse nulla… Il santo con la ciotola in mano se ne andò verso il suo eremitaggio. Lungo la strada fu spiato da un famoso ladro che pensò “Che se ne fa questo eremita nudo di una ciotola d’oro? Conviene più a me averla che a lui” e seguì Nagarjiuna che infine giunse nella sua dilapidata dimora in mezzo ad una solitaria foresta. Il ladro restava nascosto fra gli alberi ed aspettava il momento buono.. allora Nagarjuna prese la ciotola d’oro e la gettò nella sua direzione. Il brigante restò esterrefatto e non poté far a meno di avvicinarsi per chiedergli “Come fai ad essere così indifferente? Vorrei anch’io apprendere questo tuo segreto”. Nagarjuna quindi gli spiegò: “Ho gettato la ciotola verso di te per invogliarti ad entrare, se mi fossi messo a dormire tu saresti venuto a rubarla e non avremmo potuto parlare”.
Il predone restò meravigliato e gli disse: “Spesso ho visitato altri maestri, io sono un ladro famoso e loro mi hanno sempre detto che se volevo i loro insegnamenti dovevo prima smettere con i furti.. ma come potrei? Questo è il mio lavoro e non posso lasciarlo, e tu puoi darmi qualche insegnamento senza che io vi rinunci?” – “Certo – rispose il santo – continua pure a rubare ma quando lo fai sii perfettamente consapevole, non distrarti mai, fai la massima attenzione a ciò che stai facendo, fra quindici giorni ritorna qui da me a riferire” – “Questa istruzione mi piace –disse il ladro – la metterò in pratica” e se ne andò soddisfatto con la ciotola sotto il braccio.
Dopo appena tre giorni il ladro si ripresentò davanti a Nagarjuna e gli disse: “Mi hai tratto in inganno, ogni volta che stavo per rubare e diventavo perfettamente consapevole, la mia mente entrava in una stato di beatitudine e non potevo più compiere il furto, quindici giorni sono troppi mi sono bastati tre giorni ed ora non so più che fare..”.
- “Adesso puoi scegliere – disse Nagarjuna – fra il continuare a rubare senza consapevolezza o smettere ed entrare nella buddità”. Ed il ladro: “Mi hai proprio fregato, come potrei rinunciare alla beatitudine che ho esperimentato in questi tre giorni? Ora dammi l’iniziazione e prendimi come tuo discepolo”.
Storia liberamente ri-raccontata da Paolo D’Arpini