Calcata – Il giorno dopo del giorno prima… quando il terremoto stava covando e le paure e le incertezze prendendo forma – Nella Fiera Arti Creative che chiude c’è anche questo!
Avremmo dovuto compiere un atto finale, e comunque lo compiremo, si tratta del resoconto sugli eventi della Fiera Arti Creative di Calcata che si è appena conclusa.. Per modo di dire, poiché la mostra resta in piedi sino a Pasquetta, ma alle emozioni occorre dare una definizione, configurarle in qualcosa di compiuto… Non voglio però farlo nel modo solito, raccontando gli eventi appena finiti, strettamente collegati alla Fiera, ma voglio narrare i sentimenti e le esperienze “a latere”, alcuni aspetti intimi non specificatamente collegati alla Fiera eppure importanti nel vissuto personale. Oggi è il 6 aprile 2009: il giorno dopo del giorno prima!Stanotte, anzi stamattina nelle prime ore, quando ancora era tutto buio e silenzioso, sono stato svegliato da un suono di campanelli che cantavano una musica ritmica e prolungata. Era un suono conosciuto eppure non identificabile. Mi son meravigliato ho pensato che doveva essere uno spiritello che veniva a salutarmi e sono stato ad ascoltare finché il tintinnio se ne è andato dolcemente. Poi mi sono riaddormentato e quando più tardi son salito al paese nuovo a bere il cappuccino caldo e, poiché la televisione accesa ne parlava e soprattutto perché il barista mi diceva “come farà mio figlio a venire che doveva passare proprio da quelle parti e le strade sono bloccate?” ho appreso che c’è stato un terremoto in Abruzzo. Uno sconvolgimento tellurico che ha causato danni e vittime. “Come è strana la vita -mi son detto- tutto ciò io l’ho vissuto come il messaggio di uno spiritello che è venuto a suonare i campanelli a casa mia”.
Il sole brilla, da un’altra parte del pianeta c’è un uragano, qui è giorno lì è notte, un bambino nasce un vecchio muore. Ieri mentre Sava, il mio nipotino giocava con altri bambini tutti assiepati nella piazzetta dei troni, davanti al castello, uno di quelli, il figlio di un’amica evidentemente un po’ carente di affetti, si comportava in modo violento nei confronti del più piccolo Sava il quale innocentemente cercava invece di giocare -datosi che per lui è raro avere altri bambini con cui farlo. Ad un certo momento mi son dovuto assentare dalla scena per spegnere le luci e chiudere le porte del palazzo in cui si è svolta la Fiera delle Arti Creative. Cercavo di tanto in tanto di dare un occhio ai bambini per controllare che non ci fossero impicci fra loro. Sono bastati 3 minuti in cui non stavo a guardare, perché intento a raccattare le mie cianfrusaglie, poi quando son tornato in piazza Sava mi è venuto incontro con la manina alzata, mi ha fatto vedere che aveva una piccola feritina. Avendogli chiesto cos’era successo mi ha detto “…quel bambino mi ha dato una spinta e mi ha fatto cadere per terra…”.
Non ho commentato, facendo finta di nulla gli ho dato un bacetto sulla manina e gli ho detto “ora torniamo a casa.. che mamma tua ti aspetta”. Ma lui ancora stranito continuava a chiedermi “perché quel bambino mi ha dato una spinta?” In effetti non c’era nessuna ragione e non sapevo cosa rispondere ma di fronte alla sua insistenza quando eravamo quasi arrivati davanti a casa gli ho risposto “forse era geloso..”. Non sapevo che altra spiegazione dargli per una cattiveria gratuita ma che evidentemente ha le sue origini nella carenza affettiva.
Non so nemmeno se questa spiegazione che sto dando sia a voi abbastanza chiara dal punto di vista emozionale… Ma Sava l’aveva tranquillamente accettata, lui che non conosce forse nemmeno il significato di “gelosia” alla mamma ha mostrato la sua feritina dicendo “un bambino geloso mi ha buttato per terra”. Mi ha riportato all’esperienza del 5 aprile 2009, alla passeggiata nel parco ed al discorso che abbiamo fatto lungo il tragitto sul tema della gelosia…. Non è la “cattiveria” ma è la carenza affettiva, la gelosia, l’invidia, che ci fa reagire malamente e chiudere a riccio su noi stessi… Ecco anche questa l’ho detta!
Paolo D’Arpini
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Post Scriptum esplicativo:
Non è importante dare un nome all’emozione che ci sconvolge, qualsiasi essa sia se è in grado di trasformare la nostra coscienza beata in qualcosa di caotico e sofferente evidentemente è una alterazione dello stato naturale.
L’eccesso di emozionalità ed i sensi di colpa danneggiano più dell’indifferenza.
Restiamo perciò tranquilli, la vita procede, abbiamo fiducia in quel che essa ci ha riservato, bello o brutto che sia il nostro destino è il meglio che potesse capitarci!