Galline da cova e referendum antinucleare – Gli escamotage burocratici e la selezione naturale in Italia (e due commenti “luciferini”)

Cari amici, oggi sono un po’ contento ed un po’ avvilito. Sono un po’ contento perché la mia lettera sul mantenimento del bene prezioso dell’acqua è stata ripresa su vari siti e blog ed anche su facebook, pagine enfatiche di Roberto Caivano ed Elke Colangelo. Fra i siti rilevo Agorà Magazine e Viterbo Tv ed anche il sito di Faleria. Su quest’ultimo ho letto due commenti alquanto critici. Che posso farci? Da una parte la lode e dall’altra l’infamia… è giusto che sia così. Una cosa però posso farla, inserisco qui la URL in modo che anche voi possiate leggere questi commenti e farvi un’idea:  http://www.faleria.info/Art_articolo.asp?Id=344  Qui di seguito poi ci sono due lettere ricevute molto interessanti e lucide, per opposte ragioni, una è sulle trovate furbesche della politica burocratica, l’altra sulle risposte della natura che si riappropria delle sue funzioni vitali. Buona lettura.

Paolo D’Arpini

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Le Galline della Norma.

E’ capitato negli ultimi anni che alcune persone si lamentasssero del fatto che le loro galline non avessero mai covato, cioè non avessero mai avuto l’istinto di riprodursi. Avendo deciso anche noi di mettere su un piccolo pollaio, qualche anno fa avevamo cercato, proprio per questo ed altri motivi, delle razze autoctone. Insomma, non le classiche ovaiole selezionate al solo scopo di produrre il più possibile uova da mangiare! Ci eravamo direzionati così sulla gallina nera, ordinata nell’agraria di fiducia, pensando che, se anche avessero fatto meno uova, avremmo potuto comunque giovarci di una gallina non particolarmente sfruttata dal mercato.

Purtroppo però, sebbene ci abbiano sempre donato uova dall’ottimo sapore ed aspetto, ci rendemmo presto conto che non sapevano minimamente che cosa volesse dire riprodursi per conservare la loro specie! Nonostante un maestoso gallo della stessa razza gallasse le loro loro uova, nessuna di esse era assolutamente intenzionata a covarlo..  Così, sentendo spesso lamentele comuni in questo senso, iniziai a cercare galline che avessero conservato un pò di istinto materno. Mi indicarono le americanine, galline dalle dimensioni più piccole e probabilmente ancora un pò selvatiche,ma non ne trovai e il dubbio continuava ad mi attanagliarmi! Come mai questi animali che da sempre avevano provveduto senza problemi alla conservazione della loro specie (mi ricordo a tal proposito i miei nonni affaccendarsi con l’esubero di polli nel pollaio!) si trovano adesso ad esserne incapaci?

Finalmente, ebbi la fortuna di conoscere la Norma, una contadina vecchio stile, che tra l’altro il caso volle essere a pochi casolari più in sù. Appena andai a trovarla, mi accolsero una trentina (forse più) di allegri polletti, con un curioso ciuffo che nasconde la cresta, lasciati liberi di scorrazzare nell’orto (dal quale si servivano senza troppi crismi..). Parlai un pò con lei, la quale mi spegò la storia.. Circa vent’anni fa, le capitò di trovare un gallo nato per sbaglio con un ciuffo di piume sulla testa. Lei se ne innamorò subito e decise di iniziare a selezionarli ed allevarli. Con tanta pazienza e molte vissitudini (a causa di volpi e cani rischiò più di una volta di veder vanificato il suo “lavoro”), riuscì finalmente a raggiungere il risultato sperato: galline un pò più piccole delle classiche ovaiole,dai mille colori e con un ciuffo alla Elvis, perfettamente adattate all’ambiente in cui per un ventennio erano cresciute, sane, forti e con un istinto alla cova da mettere in crisi anche la povera Norma! Quando le chiesi se avessi potuto anche io ospitarne qualcuna nel campo, lei mi disse che le avrebbe fatto piacere perchè, se fosse tornata la volpe a trovarla,avrebbe avuto la certezza che qualcuno della famiglia si sarebbe salvato. Quando le chiesi come mai le sue galline conservavano l’istinto materno e quelle acquistate no, mi spiegò che ormai tutti i pulcini nascono in incubatrice e che la mamma non sanno neanche che cosa sia. Quindi non possono riprodurre ciò che non conoscono! Tutto ciò lo trovo terribile. Quando ero lì, mi fece scegliere una delle galline che stavano covando, si sincerò che ci tenessi veramente a loro, e quando arrivò il momento di consegnarmi la covata mi dette anche la chioccia, ovviamente.

Vi ho raccontato questo, sapendo che non tutti sono d’accordo sull’allevare animali, ma vorrei che potesse trasparire l’amore che alcune persone hanno per quel mondo animale che tanti anni fa rappresentava spesso parte della sopravvivenza umana, ma non per questo immeritevole di rispetto, comprensione e dedizione.  Grazie a persone come la Norma oggi possiamo ancora trovare galline fiere di esserlo e orgogliose di portare avanti, come la Madre Natura vuole, la loro discendenza.

Un caro saluto, Laura Viviani, dalla Rete Bioregionale Italiana

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Fatta la legge, trovato l’inganno.

Quando uno si mette in testa che vuole dedicarsi alla lotta politica, ai diritti civili, alla protezione dei consumatori e via dicendo, la prima cosa che deve fare per dare un senso ed un futuro alla sua scelta è documentarsi, tenersi informato e conoscere i fondamentali del diritto. Così facendo si mette al riparo dal rischio di fare figure barbine, da “peracottaro” (come si dice a Roma) o più semplicemente da ingenuo, tanto tenero ma anche tonto.

Dunque, in Italia c’è stato un referendum abrogativo, ergo il nucleare non si può fare. Purtroppo le cose non stanno proprio così. Nel 1987 si tenne un referendum che abrogò alcune norme, rendendo di fatto impossibile, in quel momento, proseguire il programma nucleare iniziato dall’ENEL.  Inoltre, sempre per dovere di precisione, esso abolì la concessione di finanziamenti ai comuni che accettavano centrali sul proprio territorio e la facoltà di installarle anche contro il parere dei comuni interessati.

Infatti il referendum abrogava la legge che consentiva all’ENEL (all’epoca ente dello stato) di partecipare a progetti nucleari all’estero (ce n’erano alcuni in Francia), e poi rendeva vincolante il parere del comune nel cui territorio si sarebbe dovuta costruire la centrale. Venivano poi abolite alcune parti di legge, con il risultato che lo sviluppo delle centrali nucleari in Italia si fermò.

Ma il referendum non ha mai introdotto il diveieto di fare le centrali! Inoltre, nell’arco di quasi 25 anni, sono cambiate molte cose: l’ENEL non è più proprietà dello stato; le aziende che producono e forniscono energia elettrica sono varie e numerose, quasi tutte private; la tecnologia è cambiata e quindi ciò che nel 1985 era diventato impossibile a causa del referendum, oggi si può fare perché esistono sistemi alternativi, eccetera.

Inoltre, poiché in Italia i referendum – ad eccezione di quelli costituzionali – sono abrogativi, l’unico divieto che deriva da essi è quello di rifare una legge come quella abrogata. Ma se la legge è diversa, anche se il risultato finale è sostanzialmente lo stesso, si può fare. Soprattutto se nel frattempo sono trascorsi 25 anni. Esistono vari esempi del genere: finanziamento pubblico dei partiti – ha cambiato nome, ora si chiama “rimborso delle spese elettorali”, frutta molto più del vecchio finanziamento e ne beneficiano anche partiti senza parlamentari; Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste: ora si chiama “Politiche Agricole”, fa più o meno quel che faceva l’abrogato e probabilmente costa di più; si potrebbe andare avanti per un bel po’.

Conclusione: se vogliono piantarci un reattore nucleare nel giardino di casa, legalmente possono farlo. Politicamente, non è detto che convenga. Finanziariamente, è certo che si tratta di un’operazione in perdita, ma questo ai politici non ha mai fatto impressione. In ogni caso, un altro referendum si può sempre fare, ma dubito che oggi gli italiani voterebbero come  nel 1987, a meno che non capiti un’altra Chernobil….

Dalla Lista Ecologia Politica: Riccardo Forte

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