Vegetarismo integrato – Assorbimento degli oligoelementi nella dieta vegetariana… ed altro ancora… (una botta al cerchio ed una alla botte!)
Molto spesso mi son sentito dire soprattutto da giovani donne che si avvicinano alla dieta vegetariana: “..il medico mi ha trovato anemica… ho carenze di ferro… non so più che fare…”. Ad esempio, alcuni giorni fa ho ricevuto una mail da una studentessa universitaria di Napoli, che di tanto in tanto viene a trovarmi, in cui mi confessa:
“Caro nonno Paolo… mi fa piacere se mi tieni aggiornata sulle vostre attività, oppure se mi mandi informazioni che pensi possano interessarmi… ma anche semplicemente -se ti va- di scrivermi qualche volta per raccontarmi le novità. A proposito…. lo sai che sono diventata vegetariana? Però sono un po’ scoraggiata, perché perdo molti capelli, tra l’altro persone che lo sono state anche a lungo mi hanno detto di aver avuto problemi (perdita del tono muscolare, abbassamento della vista ecc…) e quindi di aver rinunciato, alla fine. Siccome io ho completamente eliminato qualsiasi tipo di prodotto animale (anche latte, uova oltre il pesce e la carne ovviamente!) come faccio per continuare ad essere coerente con la mia scelta, senza però scadere nella rigidità e trascurare la mia salute…? Che mi consigli di fare? Baci ed a presto, Chiaretta”.
Ed io le ho risposto: “Chiaretta approvo la tua decisione di accostarti alla dieta vegetariana. Ma non serve che tu rinunci assolutamente ai prodotti di origine animale, puoi saltuariamente mangiare, sempre con moderazione, uova, yougurt, formaggi, miele e se ne senti il bisogno anche pesce… di tanto in tanto. Soprattutto abbi cura di mangiare cibi integrali, di solito il riso va benissimo, con aggiunta di qualche vegetale cotto, usa anche il miglio, l’avena e l’orzo mondo. Non trascurare le verdure crude di stagione (non quelle di serra) e la frutta (sempre di stagione) possibilmente mangia la frutta in varie ore della giornata a mo’ di stuzzichino o merendina. Ciao, nonno Paolo”.
Certamente, da come avete letto nella mia risposta, avrete capito che io non sono un “talebano vegetariano”, infatti preferisco definirmi un “frugivoro” e solo per la consuetudine letteraria continuo a dirmi vegetariano. Il fatto è che se di punto in bianco si diventa vegetariani, rinunciando anche a tutti i prodotti di origine animale, è evidente che l’organismo si ribella. Il corpo umano, e soprattutto lo stomaco con i suoi enzimi digestivi, magari è stato “viziato” da anni ed anni di cattiva alimentazione, usando zucchero, carne, latticini in eccesso, fritti, etc. ed è normale che se all’improvviso cambiamo alimentazione l’organismo non sa più come fare –almeno per qualche mesetto- per assorbire i nutrienti necessari. Accadde anche a me la stessa cosa, allorché divenni improvvisamente vegetariano, ma i maschi sono comunque avvantaggiati poiché anche se patiscono un po’ ce la fanno tranquillamente a sopravvivere… mentre le donne, soprattutto le ragazze e le puerpere, in seguito alle periodiche mestruazioni e all’allattamento, tendono a perdere un sacco di oligoelementi e diventano quindi anemiche. Per questo che nell’antichità le puerpere mangiavano molto miglio che tra l’altro è ricco di chetina (ottima per la crescita di unghie, capelli e denti).
Ma viviamo in tempi strani e quello che anticamente veniva aggiustato in forma naturale oggi richiede indicazioni particolareggiate e specifiche. In questo contesto di specificità (ma non è detto che io sia completamente d’accordo con quanto ivi enunciato, soprattutto con il metodo…) vi sottopongo un testo di due amici vegetariani che prediligono l’approccio medico-scientifico-analitico e lascio a voi ogni altra considerazione…
Paolo D’Arpini
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Disfunzioni metaboliche per sideropenia – La carenza di ferro, o sideropenia, rappresenta la deficienza nutrizionale più comune in molti paesi ma non è quasi mai vera e propria deficienza o assenza di ferro, quanto piuttosto carenza di capacità assimilativa da parte dell’organismo: la causa è da ricercare non tanto nel quantitativo di ferro ingerito quanto nella disfunzione del metabolismo.
I principali fattori che contribuiscono alla carenza di ferro sono: carenza di calcio (i latticini riducono del 30 al 50% l’assimilabilità del ferro), di rame, di vit. C, poco esercizio fisico, cattiva digestione, eccesso di sale, di caffè, di tè, di vino rosso (i cui tannini abbattono del 70 percento l’assorbimento ferrico), cioccolato, gastrite, ulcera peptica, ernia iatale, emorroidi, polipi o lesioni tumorali intestinali. Anche i fitati dei cereali e i fosfati delle uova, i prodotti a base di soia, cereali integrali, verza, cavoli, ne ostacolano l’assorbimento. Aspirine, zuccheri e dolcificanti industriali, analgesici e tranquillanti, integratori, farmaci, tutte sostanze incompatibili ed in contrasto col ferro. Diete acidificanti (carne e latte e proteine animali), consumo di bevande gassate, mancanza di acido cloridrico nello stomaco, malattia celiaca, donazioni di sangue, perdite da operazioni e simili.
Per contro i fattori che favoriscono l’assorbimento del ferrosono: il fruttosio, la vitamina A, il complesso B, il rame, il calcio, il manganese e il molibdeno: la vitamina C aumenta del 30% l’assorbimento del minerale. Inoltre, attraverso il riciclaggio il nostro corpo è in grado di recuperare il 95% del suo fabbisogno ed è praticamente impossibile per i vegetariani (come dimostrano i dati statistici) accusare carenza di tale minerale in virtù della presenza di vitamina C di cui sono ricche frutta e verdura. I vegetariani infatti risultano meno soggetti a carenze di ferro e quindi ad anemie rispetto agli onnivori.
Il ferro-eme (quello di derivazione animale) è creduto a torto superiore in termini di bio-disponibilità rispetto al ferro-non eme (quello di derivazione vegetale): la biodisponilità del ferro non-eme è scarsa solo se manca il contemporaneo apporto di vitamina C naturale. Il ferro-eme dà solo stimolanti sferzate prodotte dalla moltiplicazione leucocitico-immunitaria, illudendo paziente e medico di ricevere benefici. E’ vero che il ferro-eme ha la proprietà di entrare velocemente nel corpo umano, ma lo fa con effetto dirompente e non coi modi e tempi previsti dal nostro sistema assimilativo. L’impatto del ferro-eme è traumatico, drogante e stimolante, non terapeutico.
Le più avanzate ricerche sul ferro e sull’anemia evidenziano come il migliore ferro possibile sia quello del mondo vegetale, delle foglie verdi e del succo fresco di carote e che le anemie vengono provocate dalle carenze della vitamina C, E, e P, (sinergiche col ferro), dagli eccessi di B12 (antitetica col ferro e con la vitamina C). Le anemie si verificano quindi non per carenza ferrica ma per scarsa assimilabilità della stessa. Il ferro contenuto in forma ferrica negli alimenti deve essere convertito in forma ferrosa durante il processo di digestione per essere assimilato. Buona parte di questa conversione è dovuta proprio alla presenza di vitamina C. Inoltre nell’organismo umano esistono processi che consentono di fabbricare globuli rossi partendo dai vegetali. I sali minerali sui quali il nostro organismo può fare affidamento, sono solo quelli organicati, ovvero quelli che stanno nelle verdure e nella frutta non cotte, perché la cottura li rende inorganici cioè inassimilabili dal nostro organismo, come appunto succede per il ferro-eme dei derivati animali che devono essere necessariamente cotti per essere consumati.
Il valore della ferritina indica la scorta di ferro biodisponibile a disposizione: ferritina bassa vuol dire dieta povera, o eccessi di perdite a causa di emorroidi, mestruazioni troppo intense nelle donne o uso di sostanze incompatibili e ferro-distruttrici (come vitamine sintetiche, integratori minerali incluso quelli ferrici, zuccheri industriali, the e caffè, alcol, fumo, farmaci).
Per l’assimilazione del ferro serve la presenza di rame, cobalto, manganese, vit. C e vit. E. Tali minerali sono abbondanti nel mondo vegetale: il rame nella crusca 1,23 mg, nelle lenticchie 1,00 mg, negli anacardi 2,00 mg, nelle nocciole 1,30 mg, nelle noci 1,00 mg; il cobalto nella verdura a foglie verdi, nella frutta fresca, in quella secca e nei semi oleaginosi; il manganese nei cereali integrali, nella crusca, nei semi oleaginosi, nei legumi, nella verdura a foglie verdi, banane, sedano; la vit. C in tutti i prodotti vegetali, specialmente la frutta fresca; la vit. D ed E nell’olio di germe di grano. Infine vale la pena ricordare che un eccesso di ferro causa solo problemi in quanto si deposita nel cuore, nel fegato e nel pancreas e spesso è causa di cardiopatie. Troppo ferro significa maggiore ostruzione nelle arterie con notevoli rischi di infarto ed ictus.
Franco Libero Manco e Valdo Vaccaro