Canapa, le ragioni nascoste della proibizione e la verità svelata sulla pianta che potrebbe salvare i mondo….. Se ne parla a Calcata il 28 marzo 2009 alla tavola rotonda “Arte ed Agricoltura”
Messaggio ricevuto:
Nell’articolo di Paolo D’Arpini sull’energia dalle fonti naturali del 31/07/2008 è, fra l’altro, scritto che “….la sostituzione della canapa, la cui coltivazione per legge fu proibita dopo il trattato di pace con gli USA, per poter introdurre il nylon e le fibre sintetiche….”. Ho letto il trattato di pace citato ma non ho trovato quanto asserito da D’Arpini. Forse si tratta di uno degli allegati. Vorrei saperne di più. Nella provincia di Caserta, prima che la coltivazione della canapa venisse vietata, si producevano i migliori semi al mondo oltre che ad un’apprezzabile produzione. Ora che l’Unione Europea non finanzia più la coltivazione del tabacco e sostiene, invece, la reintroduzione della canapa, mi sembra interessante inquadrare, sul piano storico tutta la vicenda. Per cui sarei molto grato a D’Arpini se mi aiutasse in questa ricerca. Ringrazio per l’attenzione. Dr. agronomo Giuseppe Messina – Caserta
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Caro Dr. Giuseppe Messina, grazie per la sua lettera.
In effetti quanto da me affermato non risulta nei patti di pace fra USA ed Italia, poiché la proibizione non poteva essere espressa in quei termini… Avvenne “di fatto” -in seguito alla visita di Alcide De Gasperi negli Usa ed all’entrata dell’Italia nella Nato- che il governo italiano all’inizio degli anni ’50 proibisse la coltivazione. Altro particolare che fa riflettere è la contemporanea invenzione del Moplen che avvenne in quel periodo e che poteva affermarsi solo con l’eliminazione della canapa. Ovviamente la cosa fu ordita in forma mascherata, alla base (ufficiosamente) c’era la pressione politica USA, in chiave proibizionista, contraria cioè alla produzione di elementi vegetali che potessero avere usi narcotici. Infatti tutti sanno che la canapa di produzione italiana è alquanto ricca di cannabinolo…
Lei inoltre sarà consapevole che la canapa in se stessa è una sola pianta, non vi sono differenze sostanziali fra le piante denominate: sativa, marijuana, ganja, cannabis, etc. La specie è unica e si feconda tranquillamente con qualsiasi consimile di qualsiasi provenienza… La sola differenza sta nella selezione che viene fatta: o in funzione della produzione di fibra tessile o in funzione della produzione di cannabinolo.
Il luogo di coltivazione ovviamente a tali fini è importante, più si scende verso l’equatore e maggiore è la quantità di cannabinolo mentre molto minore è nelle zone temperate e fredde. Dal punto di vista del cannabinolo le faccio un esempio con la pianta della vite. In Sicilia, Grecia, etc. si produce vino a forte tasso alcolico mentre in Germania, Inghilterra, etc. a malapena si raggiungono i 6/7 gradi, tant’è che in passato la Guerra dei Cent’anni fra Inghilterra e Francia in realtà nascondeva la volontà di accaparrarsi le piane della Bretagna e del Midì in cui si produceva buon vino, che era molto ricercato in Inghilterra… soprattutto da nobili e dalla “corona”, mentre il volgo si accontentava della birra…. Questo, ritornando alla canapa, spiega anche come mai in Germania ci sono forti aiuti per la coltivazione della canapa invece in Italia sono assenti.
Qui nella Tuscia, ritornando al periodo pre-bellico, esistevano paesi che specificatamente vivevano di questa coltivazione (vedi Canepina..), Calcata era uno di questi, i contadini chiamavano la canapa il “tabacco dei poveri” (sino a vent’anni fa in Africa essa veniva chiamata “tabac africaine”). Ovviamente se la fumavano oltre che farci lenzuola, braghe e corde, allo stesso modo in cui si fumavano il tasso barbasso o la vitalba…. Dalla fine della guerra, quando subentrò la proibizione della coltivazione, tutte le sementi furono consegnate ai consorzi che provvidero a distruggerle. Questa è storia, sia pur travestita e manipolata…. ed oscurata (tante di queste notizie mica sono riprese negli annali.. sono tramandate a voce e basta).
Oggi la canapa potrebbe sostituire non solo le fibre sintetiche ma addirittura essere una valente fonte alimentare, energetica e di disinquinamento ecologico, soprattutto per rivitalizzare i campi sfibrati e desertificati dalla coltivazione intensiva del tabacco (questa sì che è una vera droga e nociva al massimo) o da altre coltivazioni intensive, infatti non è un mistero che la canapa (come l’ortica) è capace di riequilibrare le qualità organolettiche dei terreni.
Comunque ritengo che, nell’ambito della Fiera Arti Creative e della discussione sull’agricoltura ecologica che si terrà qui a Calcata il 28 marzo 2009, il suo collega prof. Giuseppe Altieri porterà elementi di approfondimento, sia dal punto di vista storico che agricolo, sulle qualità, uso e coltivazione della canapa nel bacino del Treja. La invito a partecipare, cordiali saluti.
Paolo D’Arpini