Un discorso “provinciale” .. ed un invito ad Alessandro Mazzoli, della Provincia di Viterbo, di non farsi notaio dei partiti e delle decisioni prese da altri

Uffah… quando debbo affrontare certi argomenti mi stufo già in partenza… mi dico “chi me lo fa fare di mettermi in queste beghe? Tanto le cose non cambiano se scrivo una lettera o non la scrivo, lasciamo perdere che è meglio, altrimenti perdo pure quel minimo di aderenza che mi è rimasta presso le istituzioni…” .Ma va, non c’è nulla da fare, è più forte di me, è così… sono costretto ad intervenire ancora una volta… e stavolta si tratta di un discorso “provinciale”.

La parola “provinciale” di solito viene usata dispregiativamente intendendo un atteggiamento retrivo, privo di intelligenza e lungimiranza, campanilista ed addirittura ottuso. Ma è così? In effetti è proprio in provincia che si manifesta la volontà e la tendenze vera, il costume, di una società. Recentemente mi sono battuto contro le proposte di abolire le Province poiché ritengo che esse siano il vero nerbo comunitario, assieme ai comuni. Piuttosto preferirei veder abolite le Regioni che sono mini-stati carrozzone e ricettacolo di ogni malgoverno, in antitesi persino allo spirito federalista della comunità europea. Ma lasciamo da pare questo discorso che ora non c’entra. Il discorso è che voglio fare è prettamente riservato a questo territorio della Tuscia.

Qualche anno fa in occasione del rinnovo del consiglio e del presidente della Provincia di Viterbo, allorché sembrava certa la vittoria di Battistoni (la presupponevo anch’io) che al primo turno aveva conquistato quasi la maggioranza assoluta (mancava letteralmente un pugno di voti), a grande sorpresa al secondo turno vinse Alessandro Mazzoli, che era stato messo lì dal PDS tanto per scena, in olocausto (come si dice) ai destri. Ebbene la vittoria di Mazzoli fu resa possibile perché gli elettori di sinistra e di centro sinistra alla fine decisero di andare a votare e votarono per lui sperando in una amministrazione che li rappresentasse. E così avvenne che, nell’euforia della vittoria inaspettata, per una volta i partiti non poterono maneggiare ed intervenire più di tanto (nel senso che dando per scontata la sconfitta non erano stati preparati degli organigrammi pronti ad occupare le poltrone). Lì per lì quelli che andarono ad occupare i posti alti in Provincia furono gli stessi che avevano contribuito alla vittoria (vedasi Di Meo, etc). Ovviamente durò poco, il governo del popolo dura sempre poco… ed infatti di lì a non molto le esigenze delle correnti e degli accordi nazionali, sempre in fermento, portarono ad un rimpasto ed ora si vuole fare un nuovo rimpasto, sempre non necessario alla causa amministrativa intrena ma al semplice aggiustamento fra i poteri forti esterni.  In un primo tempo pensavo si trattasse   si di aprire le porte all’UDC di Casini, che dovrebbe diventare il prossimo candidato premier del centro, centro, centro appena appena a sinistra (diciamo posizione fanfaniana della vecchia DC). Ma  stavolta a  Viterbo non si tratta di far spazio a Rodolfo Gigli ed ai suoi alleati. Ma agli altri transfughi centristi ex mastelliani ?!

Ma il punto non è questo (a parte il brivido)…  il punto è che a patirne le spese sono proprio quelli che di politico hanno poco o nulla, sono insomma i tecnici, quelli che teoricamente dovrebbero fare gli amministratori “con oculatezza laica”.

E vediamo quali sono questi “non politici” ma efficienti tecnici   che stanno in Provincia… mi pare ce ne sia uno solo, un tal Renzo Trappolini, assessore ai trasporti ed alla cultura. La cultura, si sa, non viene molto considerata in “provincia” –da qui il termine dispregiativo di cui sopra- ma stavolta la scelta era stata buona, quel “tecnico” aveva ed ha fatto il suo lavoro con competenza ed impegno, sia nel lavoro di rendere le comunicazioni viarie e dei trasporti più fruibili ed efficienti e sia nell’onere di dare alla Provincia di Viterbo una nomina meno “provinciale”.

Orbene, sapete che io abito in provincia della Provincia, l’ultimo lembo di Tuscia prima di entrare nell’area metropolitana di Roma, un cul de sac che non è né carne né pesce … ma è solo Calcata! Anche qui, lontano da ogni potere provinciale, mi giungono voci di corridoio, sussurri velati che dicono…. “quel posto che fu di Angelo Cappelli ed ora è di Renzo Trappolini passerà a….. (omissis) così è stato deciso in alto loco”. Il passaggio di consegne viene dato, per imminente si parla di pochi giorni, una settimana… Ma a questo punto chiedo a Mazzoli, per una volta, di stare dalla parte di chi lo ha votato, il popolo, facendo i suoi interessi e non gli interessi di chi con la politica “ce guadagna”… E poi, diciamola tutta, la cultura dovrebbe essere un punto fermo, l’indirizzo primario e qualificante di una amministrazione e non una pedina di scambio alla prima occasione di indeterminatezza.

Scusate per gli errori, le imprecisioni e gli scarabocchi… e grazie per aver letto sin qui, vostro affezionato, Paolo D’Arpini

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