Ringraziamento a Demetrio Benelli per il 331° numero di Erboristeria Domani, confermando che sì… il narciso è anche un fiore!
Finalmente dopo aver ricevuto 331 numeri della rivista mensile Erboristeria Domani, che già nel 1985 pubblicava i nostri annunci di passeggiate per cercare erbe nella valle del Treja, ho sentito il forte impulso di ringraziare la redazione -e soprattutto il direttore Demetrio Benelli- che per tutti questi anni ha continuato a mandarmi il giornale! Orbene io non sono un erborista, è vero, e nemmeno un semplicista, son solo un appassionato di erbe selvatiche di cui ho fatto la conoscenza camminando assieme ad alcuni pastori e seguendo con curiosità le predilezioni di capre e pecore ed altri animali. Gli animali mi hanno insegnato tutte le qualità delle piante, ivi comprese quelle “velenose” come la cicuta od il narciso… Dunque sì, anche queste erbe vengono usate spontaneamente da alcuni animali come piante da “sballo”, ho assistito con i miei occhi ad alcune pecore e capre che mangiucchiavano i virgulti teneri di cicuta e poi ballavano la “danza degli spettri” con gli occhi strabuzzati e non solo una volta ma diverse volte e con gusto…..
E perché oggi vi racconto tutto ciò? Semplice, oggi nel 331° numero illustrato di Erboristeria Domani ho trovato un interessante articolo sulle proprietà e sulla storia “mitologica” e “scientifica” del narciso. Il narciso cresce molto bene anche nella valle del Treja, i suoi gialli fiori ammucchiati sono un abbellimento dei boschi qui attorno. Certo tutti conoscono la storia di Narciso, al quale si fa risalire il nome del fiore, il bel giovine di cui Eco, la ninfa, si era innamorata non corrisposta e che per vendetta la dea Venere fece colpire dai dardi di Cupido mentre il bellino si specchiava in un corso d’acqua. Insomma il povero Narciso s’innamorò perdutamente della sua forma e tanto ne patì del non poter congiungersi con l’immagine riflessa che alla fine languì e passò a miglior vita… e così le femmine furono vendicate…
Ma vi sono altre storie, che proprio oggi ho letto sulla rivista di Benelli, sull’origine e significato mitologico del fiore, spesso definito “il fiore dei morti” (ed infatti viene usato nei cimiteri) per via della leggenda in cui è detto che Proserpina fu rapita da Plutone e portata nell’Ade mentre si era fermata nel bosco ad ammirare un grappolo di narcisi. Anche Shakespeare ed altri poeti narrarono aneddoti misteriosi sul narciso (ma non sto qui a raccontarveli visto che potete leggerli sulla rivista), voglio solo menzionare l’appunto di Plinio “narce narcissum dictum, non a fabuloso puero”, il che significa ” chiamato narciso da narce e non dal nome del ragazzo mitologico”. E qui giungo al punto cruciale la parola greca “narkao” (narcotico) da cui “narce” in latino, sta a definire lo stordimento dovuto alle qualità narcotiche della pianta.
Ora dovete sapere che proprio di fronte a Calcata c’è una collina chiamata Narce, sulla quale furono rinvenute le vestigia di una antichissima città dei Falisci, ed inoltre varie leggende popolari raccontano che le streghe si davano appuntamento su Narce per i loro sabbat che si svolgevano il 23 giugno ed il 31 ottobre di ogni anno. Beh, le streghe come la sibilla e le altre veggenti facevano uso di sostanze psicotrope e quale pianta vi viene in mente potessero usare su Narce? Lì, lo dice il nome stesso, è pieno di narcisi…
Paolo D’Arpini