Vaticano, pedofili, Slavoj Zizek, “La violenza invisibile” e Cesare Foschi
Cari miei tutti,
vi invio stralcio di un libro di un filosofo sloveno, Slavoj Zizek, che penso vi farà sorridere o bestemmiare o farvi un bidet nella fonte battesimale. Tranne pochi di voi, vi so capaci di tutte le azioni elencate. Potete ovviamente sottoporre tale breve scritto ad amici, conoscenti e confessori (qui state accorti). Solo, cercate di amarmi come io ho amato voi, ossia non inseritemi in catene di “santandonio”, infatti vi considero tutti esseri etici e quindi ho creato il vostro elenco che andrà distrutto come ogni paradiso terrestre. Ovviamente vi abbraccio più o meno fortemente.
Cesare Foschi
P.S. Qualora vi interessasse l’opera intera, per me molto interessante, eccola: Slavoj Zizek, “La Violenza Invisibile”, Rizzoli.
“Ricordate i numerosi casi di pedofilia che hanno scosso la Chiesa cattolica? Quando i suoi rappresentanti insistono nel dire che tali episodi, per quanto deplorevoli, sono una questione interna alla Chiesa e mostrano una notevole riluttanza a collaborare con le forze dell’ordine nelle indagini, in un certo senso hanno ragione. La pedofilia dei preti cattolici non è qualcosa che riguarda solamente le persone cui, per motivi accidentale di storia privata, senza relazione alcuna con la Chiesa in quanto istituzione, è capitato di scegliere come professione il sacerdozio. E’ un fenomeno che interessa la Chiesa cattolica come tale, che è impresso nel suo stesso funzionamento come istituzione socio-simbolica. Non concerne l’inconscio «privato» degli individui, ma l’«inconscio» dell’istituzione stessa: non è qualcosa che accade perché l’istituzione deve adattarsi alle realtà patologiche della vita libidica al fine di sopravvivere, ma qualcosa di cui l’istituzione ha bisogno allo scopo di riprodursi. Si può ben immaginare un prete “onesto” (non pedofilo) che, dopo anni di ministero, resta coinvolto nella pedofilia perché la logica stessa dell’istituzione lo induce a farlo.
Un simile inconscio istituzionale definisce il “lato nascosto” osceno e ripudiato che, proprio in quanto ripudiato, sostiene l’istituzione pubblica. Nell’esercito, questo lato nascosto consiste nei riti osceni sessualizzati del nonnismo che sostengono la solidarietà di gruppo. In altre parole, non solo per ragioni conformiste la Chiesa cerca di soffocare gli scandali pedofili; nel difendere se stessa, la Chiesa difende il suo più intimo segreto osceno. Ciò significa che identificarsi con questo lato oscuro è una componente chiave dell’identità di un sacerdote cristiano: se un prete denuncia seriamente (non solo retoricamente) questi scandali, si esclude in modo automatico dalla comunità ecclesiastica. Non è più “uno di noi”, esattamente nella stessa maniera in cui, negli anni venti, qualsiasi bianco del Sud degli Stati Uniti che denunciasse il Ku Klux Klan si eludeva dalla sua comunità, avendone tradito la fondamentale solidarietà. Di conseguenza, la risposta alla riluttanza della Chiesa non dovrebbe essere soltanto che ci stiamo occupando di casi criminali e che, se la Chiesa non collabora pienamente alle indagini, va considerata complice dopo il fatto”. (Slavoj Zizek)