L’amore e la “prestazione” amorosa nella visione spirituale laica – Ecologia sociale per superare la necessità della prostituzione sociale..

Apprezzo la concretezza nell’articolo di Peter Boom pubblicato su Viterbo TV ( http://www.viterbotv.it/news/dettaglio.asp?id=4901 ), allo stesso tempo il mio cuore trema di fronte alla vilificazione dell’amore implicita nella proposta in esso contenuta di regolamentare la prostituzione.

L’amore è un sentimento che sovente va contro la ragione ma esiste e non può essere negato. Pensare che il rapporto amoroso possa essere risolto in termini di “prestazioni amorose” è per me avvilente. Come si leggerà più avanti (vedi anche articoli sotto riportati in URL)  la necessità di prostituirsi è una diretta conseguenza della mancanza di ecologia sociale nella nostra società urbanizzata. Da quando è stato istituito il matrimonio monogamo (e reso obbligatorio) immediatamente è sorta la necessità della prostituzione, altrimenti questa pratica non avrebbe senso in una società spiritualmente ed ecologicamente integra in cui l’amore e la sessualità possono essere vissuti in forme singole o collettive. Ad esempio se si sente la necessità della promiscuità amorosa si potrebbe compartecipare ad una famiglia allargata. E questo vale sia per le esigenze di uomini che di donne senza sperequazione alcuna.

Allo stesso tempo se un uomo od una donna sente la necessità di un rapporto monogamo può unirsi in tale rapporto per tutto il tempo che tale predisposizione permane in lui o lei. Insomma nella sessualità, come nella spiritualità laica, ci vuole elasticità e libertà espressiva, ferme restando le cure e le attenzioni per la prole. La monogamia a volte è prevalente in alcune specie animali, è vero, ma nella specie umana ciò avviene raramente. Se osserviamo le abitudini sessuali dei nostri “consanguinei” primati antromoporfi scopriamo che spesso la promiscuità è preponderante… ed è un fatto perfettamente naturale. Perciò non ha senso accondiscendere alla pratica prostitutiva solo perché si sente il bisogno di promiscuità sessuale, è invece sufficiente superare il legame obbligatorio monogamo e accettare che vari tipi di legame possano manifestarsi nelle maglie della società. Saranno chiamati forse “harem” -sia al maschile che al femminile od al pansessuale- non fa nulla, oppure saranno chiamati “rapporti preferenziali monogami” l’importante è che l’amore prevalga e non lo scambio in denaro o favori materiali. Se il sesso è conseguenza di manifestazione amorosa nulla posso obiettare nel modo in cui si manifesta ma se diventa “scambio economico” mi rattristo e piango…..

Infatti posso accettare che si possa ricevere un compenso per un lavoro di qualsiasi genere, materiale, intellettuale, scientifico, etc. ma un rapporto “intimo” non può -secondo me- essere equiparato ad un “lavoro”, esso è solo una espressione dell’emozione umana di scorgere nell’altro se stesso, amandolo, e quindi non può rientrare nell’ambito delle “prestazioni”….

Contemporaneamente  -vivendo nella società malsana in cui viviamo- capisco il pragmatismo di Peter Boom, egli da buon olandese vede le cose nella loro crudezza: se la prostituzione esiste è meglio regolamentarla per un suo miglioramento utilizzativo, esattamente è coerente come nell’accettazione del non proibizionismo e cioè: se droga è anche il tabacco o l’alcol come la marijuana per quale motivo vietare questa e legalizzare l’altro? Perché creare sacche incontrollate di mercato abusivo? Meglio che sia tutto legale e controllato… E questa è una visione “utilizzativa” di cui nel mio sincretismo posso tener conto ma personalmente non condivido…. nel senso che non sono d’accordo sulla “legalizzazione” propendendo alla “liberalizzazione” tout court!

Scrivevo in calce ad un mio articolo di ecologia sociale:

“La soluzione per lo scollamento sociale in corso sta nel superamento dei modelli consumistici e dello schema familiare di coppia tradizionale, in primis, per ritrovare in una socialità allargata nuove espressioni per la solidarietà umana, contemporaneamente abbandonando il permanere nei grandi agglomerati urbani e rinunciando ai parossismi culturali (musiche preconfezionate, televisioni, sport idioti, giochetti virtuali, etc) in modo da ricreare in noi lo stimolo primario della gioia di vita e la capacità creativa per produrre qualcosa che abbia lo spirito del necessario e del bello. Insomma si parla ancora di ecologia profonda e di spiritualità laica”.

Paolo D’Arpini

Articoli correlati: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/07/28/cerco-famiglia/  

ed anche:

http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article3822&lang=it  

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