“A Viterbo l’aeroporto si farà perché… “ – L’immaginario inizia dove termina il reale ed il reale termina dove inizia l’immaginario, a chi credere?
E’ il dubbio che crea l’errore od è l’errore che crea il dubbio? Come si alimenta l’inganno regolamentato? In che modo l’illazione assume le sembianze di verità? Ci vuole una sostanza per far apparire il fantasma, questo è certo, si chiama materia ectoplasmica, potremmo definirla anche “pensiero appesantito” oppure “odore quantico”. Queste considerazioni mi son venute in mente leggendo l’articolo di Michele Bonatesta ( http://www.latuavoce.it/notizie/notizia.asp?id=13469 ) sul chiacchiericcio elevato a sistema… e che sorge dal sistema.. prefigurato.
“Macché vor’ dì?” Mi si appalesa un sospetto, il medesimo incerto che sconvolse la mente del Mercante di Venezia prima e dopo aver dentro di sé codificato l’ordigno satanico, il prestito manicheo…. e questo dubbio imponderabile, inesprimibile, non esistenziale non sostanziale e nemmeno esiziale, lo osservo nelle immagini evocate da Michele Bonatesta in quel suo articolo sul “venticello” che cerca una forma, sullo spettro che appare ai credenti e che viene raccontato e diventa realtà nella memoria…. nella consuetudine dei fatti, nel costume delle forme accettate.
Oppure… era antecedente a tutto ciò?
“In quella casa c’è un fantasma…!” Talmente forte è l’emanazione, la spinta dell’immagine evocata, che tutte le prove dell’esistenza fantasmagorica appaiono: oggetti smossi, rumor di catene, puzze… Poi arrivano i “ghostbuster” e fanno il loro lavoro, un lavoro consequenziale all’esistenza dei fantasmi (o per cui i fantasmi stessi son stati inventati…).
Riprova, la riprova di quanto da Michele affermato, ma sulla quale precedentemente non mi ero soffermato, nemmeno avendola riferita, la chiave insomma sta proprio nell’immaginario che diventa reale o nel reale che prefigura l’immaginario per vicendevolmente confermarsi. Così, com’è successo il 9 gennaio 2009 a Viterbo! Mentre stavo nelle retrovie dell’androne, nella sede provinciale, ad osservare i movimenti dei potenti, eccoti uno che si avvicina ad Osvaldo Ercoli ed a me (che lì piantonavo la piazza) e da buon marpione comincia a raccontare una storia molto strana e lontana… quella di lui stesso giovinetto che, allievo del professore di matematica (Ercoli medesimo), riceve per una incapacità di esprimere un concetto il voto anomalo di 1- – (sic!) “Macché vor’ dì, uno meno meno? Professò ancora ci penzo, m’è rimasto mpresso pe tutta la vita…” E sì che l’interlocutore ha abbondantemente superato la cinquantina, insomma ha ricevuto un bello shock….
Ercoli osserva e tace, poi l’interlocutore si avvicina ancor di più e quasi rivolto a me, guardandomi di sottecchi, confida il suo dubbio atroce..”eh sì caro professore, perché l’aeroporto a Viterbo si farà… ma non perché lo vogliono i politici, quelli non valgono niente, questi Sposetti, Marini… son solo burattini… No.. (ancora più sottovoce e guardandosi attorno circospetto come se qualcuno nell’ampia sala fosse lì a spiarlo), l’aeroporto si farà… perché lo vuole la mafia… sì la mafia.. “loro” hanno deciso che conviene farlo per allungare la longa manu mafiosa su Viterbo… me l’ha detto una persona di fiducia, un pilota di aerei che certe cose le sa, insomma… è la verità”.
Sia io che il professor Ercoli restammo in silenzio ed apparentemente indifferenti…. e dopo un po’ l’interlocutore scomparve risucchiato da un nuovo venuto, un assessore di Viterbo di cui non ricordo il nome (o non voglio ricordarlo)!
Vi è piaciuta questa storiella in retrospettiva?
Paolo D’Arpini