Tuscia segreta: nel paese delle donne “fazzoletti in testa e natiche protundenti” e degli uomini in attesa di lavoro al bar…
Anche stamattina ho affrontato l’erta salita di via della Lira per andare a tastare il polso al mondo. Con la scusa del cappuccino caldo posso assistere alle varie scenette che mi forniscono un esempio significativo delle propensioni nell’opinione pubblica della Tuscia. E perché di ciò? Semplice, solo a paese nuovo posso capire che tipo di cambiamenti e propensioni avvengono nella società locale, avendo contemporaneamente una giusta misura di “passato” presente.
Al centro storico, e soprattutto agli sprofondi dove io vivo, si sta come in un ghetto, anzi è un teatrino od un set dell’isola dei famosi, dove quasi tutto è finto o finalizzato all’immagine, per cui non ho la misura delle reali trasformazioni nella società corrente.
Tanto per cominciare al paese nuovo posso partecipare alle lusinghe offerte dalla TV, sia pur per quei cinque minuti al massimo in cui ascolto lo strombazzamento mediatico capisco come stanno andando le cose, su quali note i pifferai magici avviano la musica per attirare sul percorso le orde topine. Ma questo interesserebbe poco se non potessi osservare i risultati delle melodie ammaliatrici nei risvolti di una comunità “naive”.
Ad esempio, come reagisce il popolo calcatese ai richiami della pubblicità e delle voghe? Tanto per cominciare noto che l’esercizio commerciale più frequentato è la farmacia, non solo perché la gente ha paura della morte o dell’invecchiamento o dei mille acciacchi e malanni, soprattutto perché a Calcata la farmacia fornisce anche quelle “utilities” socialmente necessarie: preservativi, cure di bellezze e dimagranti, pastiglie placebo, etc. etc. Al baretto invece posso scrutare i comportamenti spicci dei tipici maschi “italiani”, sempre in attesa di sbrigare un impellente lavoro che mai inizia: ” … che bevi ?” – “er solito!” – e giù un cognacchino od un mistrà- mentre aggiunge “devo annà a potà l’olivi ma oggi nun me và…” Ed intanto continuano le chiacchiere sullo sport, sul governo ladro e sugli extracomunitari che rubano il lavoro…
Ma Calcata nuova è soprattutto il paese delle donne. Il genere femminile è il più visibile in giro per le vie e le piazze. Ci sono le anziane con i fazzoletti in testa, secchio in mano per andare a governare le galline, che avanzano ancheggiando con i loro deretani protesi in memoria di altri tempi in cui la bellezza aveva altri canoni. Davanti alla scuola elementare le mamme fanno capannello, chiocciano e ridono, mentre alcune donne “impegnate” -alla guida di autovetture rombanti- scendono frettolosamente dalle macchine e s’infilano all’ufficio postale per sbrigare mille pratiche oppure eccole davanti al tabaccaio per l’acquisto di schede telefoniche, di sigarette leggere, di riviste alla moda… Poche son quelle che scorgo con la sporta della spesa in mano, stranamente pare che le donne non facciano più la spesa… questo compito è stato delegato ai mariti che il sabato debbono fare la fila al supermercato nei paesi vicini e riempire la macchina all’inverosimile una volta alla settimana.
Insomma visitando ed osservando le abitudini degli abitanti del paese nuovo ho la misura dei cambiamenti in corso nella società, indago sui costumi e sui gusti correnti. Questo mi giova molto altrimenti come potrei poi scrivere tutte queste storie se non avessero un minimo di attinenza con i modi del mondo?
Paolo D’Arpini