Acquapendente, Frascati, Pisa: rifiuti urbani ed inquinamento – Uccisione della bio-diversità uguale annullamento della vita sul pianeta – Soluzioni urgenti possibili
Mentre ad Acquapendente (Viterbo) continua la polemica sull’ipotesi di installazione di un inceneritore in località Campo Morino, definito eufemisticamente “impianto per biomasse” (ma secondo gli ambientalisti “l’impianto brucerà circa cento tonnellate al giorno dei materiali più fetidi che ci siano in circolazione: feci animali, urina, letame, fanghi, sanse, scarti vegetali, rifiuti tessili, ecc.”) in quel di Frascati la locale sezione di Italia Nostra, presieduta da Enrico Del Vescovo, ha organizzato per il 24 p.v. un incontro con il prof. Paul Connett per osteggiare, dati scientifici alla mano, ogni fattibilità e convenienza dell’incenerimento RSU, ciò in vista dell’installazione di un impianto di incenerimento ad Albano Laziale.
Il professor Connet ha già tenuto diversi incontri in Campania, proprio nel periodo più cruento dell’emergenza, ventilando l’unica soluzione possibile al problema dei rifiuti: “Rifiuti: opzione zero”. Egli negli ultimi venti anni ha studiato le problematiche legate alla gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento ed alle alternative di non combustione più sicure e più sostenibili.
E qui mi rivolgo ancora una volta agli Assessorati Ambiente del Lazio e della Tuscia, ritornando sul tema di come far entrare nelle maglie della consuetudine culturale l’idea che “non esiste altro posto che questa Terra in cui possiamo vivere e di conseguenza è meglio mantenerla pulita” A volte esperimenti encomiabili son stati avviati, come ad esempio “il gioco della raccolta differenziata” proposto nella scuola materna di Blera, ma sono iniziative sporadiche e senza risultati sostanziali.
Perciò è importante partire dall’ecologia delle piccole cose, nella casa di ognuno. Cominciando da queste si possono sempre trovare successive forme di sensibilità ambientale e di educazione civica.
Ad esempio quanti scarti alimentari produciamo? Forse quegli scarti possono essere diminuiti se badiamo di più all’essenziale, in tutte le nostre piccole abitudini di ogni giorno, e magari prontamente riutilizzati in natura come compost o cibo per animali oppure anche per produrre semplice biogas.
A Roma con la situazione di Malagrotta al pieno, c’è il rischio di dover risolvere il problema dei rifiuti urbani (in perenne emergenza) con il sistema “terminator” berlusconico che porterà inevitabilmente alla creazione di una serie di nuove discariche ed inceneritori attorno alla capitale. Le province storiche diverranno una pattumiera gigante o terra bruciata, si tratta solo di scegliere se si vuole l’inceneritore o la discarica oppure l’impianto di produzione elettrica.
E se vogliamo che la vita continui nel Lazio asfissiato dai fumi e dalle puzze non possiamo pensare di risolvere in tal modo il problema dei RSU. L’incenerimento, già lo sappiamo, è fonte di inquinamento pesantissimo ed inoltre è diseducativo dal punto di vista della salvaguardia delle risorse.
Proprio lo stesso giorno in cui si svolge l’incontro con Paul Connet a Frascati in Toscana si tiene un convegno per denunciare la scomparsa dal pianeta delle api… un segnale preoccupante di come la vita sta cambiando sulla faccia della terra… (Sabato 24 gennaio, Tenuta Presidenziale di San Rossore, Pisa http://www.teatronaturale.it/ “Dove non volano le api”)
Le api, a centinaia di miliardi, in tutti i continenti o sono trovate morte, o non ritornano più nelle arnie. All’inizio, qualche anno fa, sembrava una delle solite “fisiologiche” epidemie, dovuta a fattori ormai ben conosciuti, come la Varroa: governi e istituzioni scientifiche hanno ignorato o sottovalutato le prime grida di allarme degli apicoltori. Poi, dal 2007, a partire dagli Stati Uniti, si è percepito che si trattava di qualcosa di ben più grave, per la quantità delle api scomparse e per i killer che potevano essere chiamati in causa: pesticidi, riscaldamento globale, onde emanate dai telefoni cellulari, Ogm, fumi, neoticonoidi presenti dentro i prodotti per la concia del mais, stress dovuto a molteplici altre fonti. Si è cominciato a percepire vera la “profezia” (attribuita ad Einstein) secondo cui: “Quando le api spariranno, all’umanità resteranno quattro anni di vita”. La scomparsa delle api può mettere profondamente in crisi non solo la produzione di miele o di fiori o di frutta, ma l’intero già precario equilibrio ecologico e biologico del pianeta.
Non si può continuare a tamponare aumentando sempre più la piaga dell’inquinamento e da qualche parte occorre partire per fermarsi e lanciare un segnale positivo. Partiamo da noi stessi…. Per evitare il disastro tamponato ed imbellettato da nuovi impianti inquinanti occorre partire dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi. Faccio esempi pratici: rinunciare alle bustine di plastica e girare con una borsa, rifiutare imballi superflui, reperire il proprio cibo direttamente dai produttori locali, interrompere l’uso smodato di elettrodomestici, lavorare con le mani, stare meno davanti al televisore e di più nei boschi….
La battaglia contro la produzione rifiuti e sprechi energetici deve partire dalla casa di ognuno, dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi. Non posso far a meno di affermare che se non iniziamo da noi stessi il processo non decolla…
Paolo D’Arpini