Un altro pezzetto della Roma che ricordo: l’incontro nell’umana congiunzione, a Lettere Caffè con Marina Canino – Ovvero, quando fra mezzi-sderenati ci si intende….
Molte volte ho ripetuto che muovermi da Calcata è un vero problema.
“Quando –come dice Costantino Morosin- ti è cresciuto il pelo sullo stomaco ed ha messo radici a Calcata, allora non te ne puoi più andare…”. Condivido questa frase, anche se un po’ troppo fisiologica, essa rappresenta la verità dei fatti. Per me Roma è solo un ricordo. Un pezzo della mia vita sta a Roma ma non ce la faccio più a ritrovarvi le mie radice pelose, non è come la mia Calcata insomma in cui i peli sono affondati nella terra, da Roma me ne sono andato per sempre….. Questo in parte mi preoccupa poiché se dovessi scrivere un libro, come pare che dovrei fare prima o poi, come farò a presentarlo a Roma? Come potrò affrontare la madre matrigna bellamente e coraggiosamente senza svenire per la puzza dei sottopassaggi, senza sentirmi appiccicato di sudiciume fino al midollo, senza strabuzzare gli occhi sulle nefandezze delle strade delle piazze irriconoscibili e deturpate? Chi mi confermerà che quella è proprio Roma, la Roma che ricordo?
Eppure, Roberto Mercuri direttore di “Municipi di Roma.it” mi incoraggia a scrivere le mie memorie, dice che prima o poi un consigliere comunale si deciderà e le farò pubblicare per la gloria futura della capitale che mi diede i natali e mi vide crescere. Fiducioso continuo perciò a tirar fuori pezzetti di Roma dal cervello, stavolta è una briciola alquanto recente, è lo scampolo di una delle ultime visite fatte in città, a Lettere Caffè di Trastevere. Una presenza del 2001, pochi anni fa…. Potete chiedere testimonianza all’allora giornalista in servizio all’ADN Kronos, Antonello Palieri.
La storia è un surrogato di miti e leggende. Anche la storia moderna è solo una visione parziale. Un interpretare l’evento senza connessione alla verità di ciò che è. Stando così le cose anche un’autobiografia è semplice descrizione di un sentire. Forse che i ricordi possono realmente rappresentare l’agire? Ed anche qui, su queste pagine, tutte le sensazioni evocate attingono al ricordo ed il ricordo è solo un immaginare e l’immagine è possibile unicamente se c’è un ‘riflesso’. E’ perciò evidente che quanto descritto (ciò compreso) “appare”. L’Esistere è un gioco meraviglioso che solo una volta ci è dato ‘vincere’ e questa vittoria corrisponde alla fine del gioco. Questo il senso della storia, il senso della vita. Ma qui siamo in vena di racconti e fra le tante cose fatte a Roma ce n’è una il cui messaggio vibra nel mio cuore. Si tratta de “l’incontro nell’umana congiunzione” tenuto con Marina Canino verso gli ultimi giorni del 2001.
Il discorso abbracciava la condizione maschile e femminile e l’amore e queste che seguono sono alcune considerazioni sorte durante il “dialogo”. Sicuramente viviamo in un momento estremo e ci siamo assuefatti a ciò, divenendo noi stessi apocalittici ed omologati. La distruttività fra i due sessi è diventata anch’essa estrema. Ma in questa condizione di totale scollamento dall’umano spiccano queste due esperienze (mia e di Marina) di vita tesa all’avvicinamento verso l’altro, all’altra parte di sé. Tale approccio, vissuto disgiuntamente e senza specificità alcuna, ha un effetto salvifico universale sia per la donna che per l’uomo. Un processo unificante che realizza il significato della vita, due facce della stessa medaglia che danno completa identità. Il racconto di queste due esperienze, la condizione della loro visione salvifica, è stato l’argomento dell’incontro fra me e Marina, in cui trasmettere il senso di appartenere ad una sola specie, in cui il maschile ed il femminile assumono la valenza di matrici prime che reciprocamente contribuiscono all’unità originaria, fondendosi nell’amore.
La rarità di questo incontro stava nella leggerezza e nella innocenza in cui si è manifestato. Non arroganza di ruolo bensì giocosa condizione: Maschio & Femmina. In questa società in cui il sesso è vissuto e pensato come vincolo d’interscambio assaporiamo solo un arido amore funzionale. Al contrario nella corresponsione indifferenziata (una visione evoluta dell’unione fra maschile e femminile) si riporta l’uomo alla sua pienezza, lontano dall’inquinamento dell’uso. Questa è una presa di coscienza indispensabile, altrimenti la persistenza di un comportamento viziato, teso al consumo, potrebbe condurre alla perdita dell’anima. Infatti far sesso è molto facile, molto meno conservare il cuore integro assieme alla consapevolezza della appartenenza all’unità.
“Visita chi ami e lascia da parte le parole dell’invidioso. L’invidioso non agevola l’amore. Allah non ha creato cosa più bella a vedersi di una coppia di amanti sullo stesso letto. Abbracciati, coperti dall’abito dell’amoroso accordo, essi hanno per cuscino una mano e un braccio. Allorché i cuori sono avvinti nell’amore, la gente invidiosa vuole segretamente separarli. Se una persona nella tua vita ti è sinceramente affezionata è il meglio che si possa desiderare, e vivi con essa sola”. (Da: Le mille ed una notte).
Paolo D’Arpini