Calcata ed i misteri irrisolti: “Che fine ha fatto il Prepuzio di Gesù?” – La tradizione dell’ostensione della pellicina è interrotta per sempre!
Proprio in questi giorni di gennaio si è compiuto il rito tradizionale della consegna dei Santi Patroni alla famiglia che conserverà le loro immagini sino al prossimo anno. Stavolta l’onore è toccato alla famiglia del sindaco Luciano Sestili. Questo “passaggio” dei Santi da una famiglia all’altra di Calcata è una delle più sentite tradizioni del paese, sino all’inizio degli anni ‘80 la consegna delle immagini si faceva ogni 2 gennaio unitamente ad una grande processione nella quale avveniva l’ostensione della reliquia più importante, il Prepuzio di Gesù bambino.
Di questa sacra pellicina abbiamo già parlato in altre occasioni e quando io giunsi a Calcata era ancora pubblicamente visibile. Qui di seguito riporto un articolo che descrive l’importanza del reperto e parla della sua misteriosa scomparsa.
Il paese di Calcata, noto per la sua caratteristica bellezza e per le sue attività, è un centro dalle grandi qualità artistiche e fantasiose, molto meno è conosciuto come centro devozionale, eppure, stando alla tradizione, nella chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano sarebbe stata conservata una reliquia assolutamente particolare, il prepuzio di Nostro Signore Gesù Cristo. Una vicenda affascinante, a metà tra storia e leggenda, ci spiega come sia possibile che un reperto tanto importante fosse conservato in un centro così piccolo.
Originariamente, la Sacra Reliquia era conservata nel Sancta Sanctorum, a Roma presso San Giovanni dove era stata portata da Carlo Magno che, a sua volta, l’aveva ricevuta in dono da un angelo, anche se nessuno sa perché. La storia vuole che durante il sacco di Roma del 1521, un lanzichenecco la rubasse, portando via la cassettina di legno a sua volta protetta da un’altra in metallo in cui era contenuta. Rifugiatosi a Calcata il soldato morì, pare di malattia, lasciando la cassettina sepolta non si sa dove. Finalmente, dopo trent’anni di ricerche, il parroco riportò alla luce la cassetta e la consegnò a Maddalena Strozzi, la moglie di Flaminio Anguillara, signore del paese. Costei non riuscì ad aprirla. causa un irrigidimento delle braccia, e l’operazione fu compiuta dalla figlia Clarice, ancora vergine, lasciando nei presenti anche qualche sospetto sulla virtù della nobildonna. Poi la reliquia fu riportata a Calcata, con una processione solenne. Durante la cerimonia per quattro ore la chiesa si riempì di nebbia e di fiaccole volanti.
Naturalmente il papa Paolo IV, avvisato del fatto, inviò sul posto due canonici lateranensi in qualità di ispettori e quando uno di essi toccò la sacra reliquia, grossa come un cece, spezzandola. tuoni e fulmini riempirono il cielo. Questi fatti sono troppo recenti per poter pensare che fossero tutti inventati. Vero è ovviamente il sacco di Roma, veri sono i furti di reliquie che i lanzichenecchi fecero per rivenderle in Germania a ricchi superstiziosi (un simile commercio è peccato gravissimo per la chiesa e un credente se ne guarderebbe bene), anche vero è il fatto che l’esercito di Carlo Quinto fu decimato dalla peste. I tuoni e i fulmini e le fiammelle volanti sono magari inventati o più probabilmente, semplici coincidenze atmosferiche.
Anche la storia del ritrovamento e della nobile Maddalena Strozzi, probabilmente, sono parzialmente vere. Quasi certamente il parroco fece finta o credette di riscoprire la sacra reliquia, ma certamente ne profittò per averne donativi o elemosine, non importa se personali o per la sua chiesa, dalla nobile signora che doveva essere anche non poco bigotta, tenendo anche presente che un piccolo flusso di pellegrini non doveva certo essere sgradito in un centro così piccolo. A conferma di queste ipotesi il fatto che non si hanno tracce di ricerche fatte dopo il sacco di Roma, per recuperare una cosa tanto importante e tanto sacra. In tempi più recenti la Chiesa stessa ha riconosciuto la “falsità” della reliquia che, se unita a tutti gli altri prepuzi di Nostro Signore conservati nel mondo, avrebbe dovuto provenire da qualcosa ai proporzioni veramente… divine! Altre leggende parlano di un ritrovamento avvenuto ad opera di agenti papali, sempre su indicazione di un lanzichenecco morente, e cambiano i tuoni e i fulmini e la nebbia con nubi dense e profumate, indicando di avere origine in classi sociali più elevate; tutti d’accordo, comunque, sulla verginità della fanciulla che la portò durante la processione.
L’antica chiesa del Borgo è interessante da visitare, soprattutto oggigiorno che un nuovo viceparroco, Don Henry, provvede a tenerla aperta ogni domenica celebrandovi varie cerimonie e messe. All’interno, particolare attenzione va prestata agli stucchi settecenteschi che illustrano storie della nascita e della vita di Gesù. Quella degli stucchi era una tecnica assai usata nei secoli XVI e XVII con risultati artistici spesso degni di nota; gli stucchi erano più economici del marmo e molto più leggeri fatto, che permetteva complesse lavorazioni senza sovraccaricare le strutture. Quella degli stucchi è stata considerata un’arte minore per troppo tempo, anche per opera del fu cavalier Benedetto Croce, e solo in questo dopoguerra è stata rivalutata, anche se ormai è spesso difficile poter ritrovare autori e dati. Purtroppo la santa reliquia (compreso l’ostensorio in metallo pregiato) ivi conservata é scomparsa nel 1982, e con essa un pezzetto della storia di Calcata; qualcuno dice che sia stata sottratta apposta per evitare, data la sua presunta falsità, culti indebiti, altri che sia stata rubata….
Il mistero si infittisce e la trama si ingarbuglia ma -come per tutte le cose di religione- la verità verra fuori solo fra chissà quanti anni!
Paolo D’Arpini