Tempio della Spiritualità della Natura: un rifugio per la sopravvivenza creativa…. Un “Mein Kampf” senza risvolti politici, un luogo sacro liberato dall’intervento speculativo dell’uomo!
Non vi spaventate, non è che io voglia passare all’altra sponda….
Purtroppo per mia composizione genetica e ideologica (si fa per dire…) sono ubicato inamovibilmente nel settore sinistro del pensiero, cioè fra i progressisti liberali, quindi non posso né voglio assumere una veste destrorsa ordinata. La mia vita è tutta un caos e completamente priva di costrutto materiale, tutto ciò che faccio è sempre nell’ambito dell’oggi, del carpe diem, perciò non ho nulla da difendere e quindi il “mio campo” è un campo in cui crolli e cambiamenti, scavi e riempimenti avvengono in continuazione come natura comanda, con poco o nulla di mio intervento intenzionale.
Questo è un bene ed un male allo stesso tempo, è un bene perché in tal modo non persiste grande attaccamento verso una specifica forma ed è un male perché nulla di costruito o costruibile è a me imputabile…. Quando tanti anni fa decisi di denominare un pezzo di terra di cui ero e sono il custode “Tempio della Spiritualità della Natura” lanciai un’idea buona anche per esaltare valori estetici naturali, infatti qualcuno ne approfittò per costruire un più solido “Museo della Natura”. Eppure per il mio “tempio della natura” (a volte detto anche “tempio sincretico di tutte le religioni”) il battage pubblicitario era stato fortissimo, articoli su articoli, trasmissioni tv su trasmissioni tv, anche Paolo Portoghesi aveva promesso di “regalare” uno stupa simbolico, insomma le premesse di una grande edificazione c’erano tutte… ma –ahimé- c’ero anch’io e come sapete io amo “inneggiare ed evocare” senza costrutto!
Alla fine il tempio restò un terreno più o meno abbandonato a se stesso, “lasciato agli impulsi spontanei creativi della natura e delle sue creature” mentre io continuo a restarne il solitario custode, osservando ciò che mamma creazione vi plasmava e vi plasma giorno per giorno, anno per anno. Questo campo sacro è il mio “mein kampf” e nient’altro.
A questo punto è necessario che io parli della reale condizione di questo “kurushetra” di Calcata che come ho già detto non è un “campo di battaglia” piuttosto il mio “buen retiro”, un luogo in cui apprendere (o ricordare) un diretto contatto con la natura, con gli animali e con le piante. La visita al Tempio della Spiritualità della Natura prevede un incontro riavvicinato con il luogo in modo da trarne un senso di appartenenza e di presenza. Teoricamente questo è un discorso ancora molto sentito in tante realtà rurali, ed in verità i miei veri maestri ecologisti son stati proprio quei ‘vecchi contadini calcatesi’ dai quali ho appreso alcune verità basilari sulla terra e sull’arte di trarne frutto senza danneggiarla. Parlando in termini di agricoltura ‘naturale’ vorrei fare l’esempio della cura rivolta alla prole, che si manifesta con l’incoraggiamento alla crescita e non con la coercizione, allo stesso modo poniamoci verso le risorse che madre terra offre. In termini di agricoltura bioregionale ciò significa prima di tutto rendersi consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel posto in cui si vive. Questo iniziale processo di osservazione, o accomunamento alla terra, è necessario per scoprire quante erbe e frutti commestibili son già disponibili, cresciuti in armonia organolettica con il suolo e quindi esprimenti un vero cibo integrato per chi là vive. Lo stesso corso va applicato anche alla vita animale selvatica che condivide la presenza in equilibrio naturale. Una accurata analisi consente l’immediato utilizzo di cibo integrativo spontaneo per arricchire la dieta corrente, oggi limitata a poche specie coltivate (sia pure in modo biologico). Il passo successivo e quello di sperimentare l’eventuale inserimento nel terreno prescelto di piante coltivate che siano in sintonia o meglio delle stesse famiglie di quelle spontanee. Questa graduale promozione ovviamente non può essere fatta con l’occhio distaccato di un botanico o di un tecnico agricolo ma va accompagnata da una reale presenza e compartecipazione al luogo, in modo da trarne occasione per un riconoscimento di appartenenza e condivisione (con la vita ivi presente) divenendo in tal modo noi stessi cooperatori della natura e suoi conservatori. E’ una convergenza, una osmosi, che si viene pian piano a creare fra noi e l’ambiente ed è anche la base della produzione di cibo vero (per uomini veri) che non va però relegata alla sola categoria dei contadini ma vista come la premura di ognuno. E’ un atteggiamento di consapevolezza alimentare.
Infatti il mio consiglio -dopo una breve permanenza presso il Tempio della Spiritualità della Natura- è quello di intraprendere piccole coltivazioni casalinghe ovunque sia possibile, nel giardino dietro casa o sulla terrazza di un condominio, e di approfittare di ogni passeggiata per cogliere delle erbe commestibili, in modo da spezzare la totale dipendenza dal cibo fornito dal mercato, rendendoci così responsabili -sia pure in minima parte- della nostra alimentazione. E’ un aspetto essenziale della cura per la vita quotidiana e della presenza consapevole nel luogo.
Ho iniziato ad occuparmi di attività ecologiste, vegetariane e di spiritualità laica prima esperimentando in vari luoghi d’Africa e India (Ashram e comunità rurali) e dal 1977 a Calcata (in provincia di Viterbo). A questo punto del percorso mi sembra ‘opportuno’ trasmettere la conoscenza acquisita a quelle persone ‘esterne’, interessate a questo tipo di ricerca, volendo con ciò sviluppare quelle attività ecologiche, culturali e spirituali sinora portate avanti. E questo testo è anche un modo di condividere la mia esperienza. Come dicevo, da parecchio tempo occupo alcuni terreni (siti in località Orti di Cristo e Grotticelli e Vignale) nei quali da tempo pratico la raccolta di erbe, svolgendovi inoltre un programma di riscoperta di valori naturali, meditazione, allevamento animali salvati dalla mattanza. In particolare uno di questi terreni, quello principale di circa ½ ettaro, è servito precedentemente come discarica comunale, quindi il lavoro verte anche sulla riqualificazione del luogo. Nel corso degli anni ho sporadicamente ospitato persone che intendevano trascorrevi brevi periodi di “lavoro e di rilassamento’. Sui terreni insistono alcune semplici strutture: una casetta minuscola di pietra, una capanna in legno, alcune grotte ripulite ed imbiancate.
La proposta per gli ospiti è quella di collaborare nelle varie necessità del Tempio, per qualche ora giornaliera e collaborare alle varie iniziative e programmi, in cambio offro pasti frugali ed ospitalità. Nel Tempio non c’è energia elettrica, il riscaldamento è a legna, i servizi da campo, l’acqua potabile è disponibile da un rubinetto esterno. Chiedo inoltre agli ospiti, possibilmente non più di due persone alla volta, di astenersi dal far uso di apparecchi elettrici (anche a batteria) assumendo un atteggiamento morigerato e silenzioso. Insomma siamo in un tempio…
Per prenotare le permanenze è opportuno scrivere a circolo.vegetariano@libero.it
Pure telefonando allo 0761-587200.
Paolo D’Arpini