Viano Claudio e Daniela e Davide, i miei protetti di Torino, che mi proteggono!
Vi ho già parlato una volta del mio passato torinese, del mio karma e permanenza in quella città. In effetti ogni cosa avviene per un destino ineludibile, questa è un’esperienza che ognuno può constatare, ogni volta che decidiamo di far qualcosa magari succede il contrario, quando meno ce lo aspettiamo ecco che ci capita fra capo e collo quello che non vogliamo, nel bene e nel male, nella fortuna e nella sfiga più nera. Il nostro libero arbitrio è solo una finzione, un’intenzione, al meglio un desiderio di aggiustamento degli eventi (secondo un nostro intendimento momentaneo).
In questo contesto si inserisce il rapporto, ad esempio, vissuto con la famiglia Viano di Torino. Tanto per cominciare debbo dire che conobbi Claudio e Daniela tanti anni fa, forse quindici o venti, allorché giovani di belle speranze e pieni di buona volontà di apprendimento scesero dalla brumosa Torino per visitare e permanere per alcuni giorni al Circolo Vegetariano di Calcata.
In quel periodo il Circolo fungeva da punto di riferimento per tanti cercatori sia spirituali che sociali alla ricerca di un nuovo modello di vita. “Una, cento, mille Calcata..” era il motto che serviva a spargere nel mondo la filosofia e l’approccio che dal Circolo (e da Calcata) partiva. Purtroppo debbo dire che tanto sperimentare e tanto inneggiare ad armonici esempi di esistenza non fece altro che ingarbugliare e confondere ulteriormente le tendenze in corso. Come sempre avviene per ogni nuovo modello che si staglia nel contesto della società anche il Circolo (e Calcata) trasformato in icona simbolica consentì (come avviene per ogni icona) che la strumentalizzazione e la comprensione personalistica delle norme indicate portasse a fuorvianti e schematici sistemi di “assomigliamento” al modello percepito.
L’esperienza può essere vera e genuina solo se vissuta in prima persona senza “modelli” di riferimento, in questo almeno il non-maestro Jiddu Krishnamurti aveva ragione. Ma lasciamo da parte queste considerazioni e torniamo a Claudio e Daniela.Pieni di buona volontà, baldi giovinetti, furono da me inviati agli orti del Vignale a permanere lì nel mezzo della natura dentro una tendina striminzita. Sopravvissero e lavorarono molto per rendere gli orti del Circolo più accoglienti e produttivi. Si erano talmente affezionati a me ed al Circolo che pensavano di trasferirsi definitivamente e stabilire così l’inizio di quella “comunità ideale” della quale sempre si parlava. Tutti ne parlavano, prima della nascita degli ecovillaggi, delle comunità rurali bioregionali, degli ashram fondati successivamente qui è lì in varie parti d’Italia.
La comunità (di Calcata e) del Circolo era sempre evocata, era fonte d’ispirazione comune e corrente. Ma sapete bene come io sia laico e sderenato e quindi non volli mai iniziare né costituire alcunché di solido nella mia vita. La comunità non nacque mai, restò solo in fieri… lì lì per nascere. Convinsi così Claudio e Daniela a ritornarsene nella brumosa Torino ed iniziare lì un esperimento che soddisfacesse le loro aspettative. Passarono gli anni, di tanto in tanto Claudio e Daniela tornavano a rinfrancarsi lo spirito ed a spaccarsi le ossa in qualche avventura di volontariato al Circolo, avanti ed indré, finché decisero di sposarsi, di stabilirsi ed aprire un bellissimo centro vegetariano popolare, si chiama la Mezzaluna (non nel senso di luna ma nel senso di attrezzo che serve a tagliare le verdure), dopo un po’ si espressero con la prole (Davide) ed insomma fanno la vita del mondo con piena soddisfazione loro ed anche mia…
La loro ultima visita risale a due anni fa quando avvenne che Claudio, durante una passeggiata serale, fu aggredito dai cinghiali giù nella valle e finì nel Treja con varie costole rotte e conseguente fortunosa avventura di salvataggio notturna con torce elettriche, carabinieri, volontari, happenigs, candele e moccoli sul ponte, paure e preoccupazioni, permanenza nelle fredde acque per diverse ore, rimbrotti da parte mia per la sua imbranatura, articoli sui giornali, litigata con Moretti (quello della Rete Bioregionale Italiana che diceva che i cinghiali avevano fatto bene visto che loro erano selvatici mentre Claudio era un cittadino), proteste al parco del Treja per l’inagibilità dei sentieri causati da orde di cinghiali non autoctoni proditoriamente immesivi, litigate con gli animalisti, etc. etc. Insomma una bella caciarata, come è consono per uno come me.
Da allora Claudio e Daniela non hanno più avuto il “coraggio” di venirmi a trovare (e li capisco…) ma sapete una cosa? Proprio oggi ho ricevuto una comunicazione dalla Posta per la rimessa di un bonifico di 300 euro, con su scritto: “Donazione Natalizia da Claudio, Daniela e Davide Viano!”Bellissimo… sarà perché –come me- anche Claudio è della Scimmia (sia pur molto più giovane) e certe cose le capisce?
Paolo D’Arpini