Sì alle Province omogenee e no alle Regioni carrozzoni. Toppa trucida dei Radicali e del quotidiano Libero che chiedono l’abolizione degli ambiti bioregionali esistenti

Non sono assolutamente d’accordo con la posizione assunta dai Radicali e dal quotidiano indipendente Libero in merito all’abolizione delle Province (vedi articolo sottostante), anzi mi auguro che siano le Regioni ad essere cancellate.

Cari Radicali, stavolta avete toppato alla grande…

Non sono le Province da eliminare bensì le Regioni e vi spiego succintamente il motivo. Dal punto di vista della comunità i cittadini si riconoscono più facilmente nella identità provinciale e raramente nell’ambito regionale. Il motivo è ovvio, la storia e la cultura in Italia hanno sempre privilegiato le comunità ristrette a partire dai Comuni sino all’ambito in cui un Comune solitamente si irradia ovvero la Provincia. Al contrario le Regioni sono state create a tavolino subito appresso l’unità d’Italia e molto spesso non rispecchiano gli ambiti di appartenenza culturale e geografica che questi territori ebbero in passato, ed il passato è presente… non è qualcosa che sparisce. Prendiamo l’esempio della Regione Lazio, riaggiustata durante il fascismo, togliendo all’Umbria (Rieti), togliendo alla Tuscia (alta Tuscia passata all’Umbria, Orvieto), togliendo al Regno delle Due Sicilie (Formia, etc.), riaggiustando il Frusinate ed altro ancora… Inoltre la Regione Lazio, come ogni altra Regione, nel suo governo è partigiana, ovvero cura gli interessi “democratici” degli abitanti della sola Roma, le scelte sono sempre a favore degli interessi della città. Ad esempio Roma raggruppa in sé i 4/5 degli abitanti del Lazio, il che significa che tutte le scelte amministrative regionali tendono a soddisfare gli interessi di Roma. In conseguenza di ciò il territorio delle Province storiche del Lazio è negletto ed utilizzato esclusivamente per ubicarvi gli scomodi servizi della città, il territorio delle Province è come una colonia rispetto alla madrepatria. In tal modo la grande Roma non riuscirà mai ad adattarsi al territorio osmoticamente ma continuerà a gettarvi i suoi rifiuti, a creare strutture inquinanti, a mantenere sottosviluppate e mal collegate le componenti territoriali circostanti. Quanto detto per il Lazio vale, ovviamente anche per tutte le altre Regioni: Lombardia, Campania, etc. ove risiedono grandi agglomerati urbani.

Visto che l’Europa sta diventando sempre più una realtà politica oltre che amministrativa è sicuramente più logico studiare degli ambiti territoriali che rispecchino un’identità “bioregionale” e questi ambiti possono essere rappresentati esclusivamente dalle Province (al massimo da agglomerati uniformi come ad esempio la Tuscia con Viterbo, Civitavecchia ed Orvieto). Quindi andrebbero ristrutturate in termini bioregionali le Province, come base aggregativa ed amministrativa del territorio ed eliminate invece le Regioni, carrozzoni inutili e fuorvianti dal punto di vista dell’omogeneità ecologica, geografica e storica.

Paolo D’Arpini

Scritto in risposta a:

http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article5284

1 Commento a “Sì alle Province omogenee e no alle Regioni carrozzoni. Toppa trucida dei Radicali e del quotidiano Libero che chiedono l’abolizione degli ambiti bioregionali esistenti”

  1. ilaria scrive:

    Commenti vari ricevuti sul tema:

    I°) – Per le province: c’è una regola fatale che presiede ai comportamenti delle società. Quando nasce una nuova realtà sociale, un raggruppamento, una struttura geo-politica, la precedente viene a perdere di importanza e di significato. Esempio: la nascita dell’Unione Europea sta comportando la morte degli Stati Nazionali. D’altronde, è stata proprio la nascita e lo sviluppo degli stati nazionali che ha proocato la fine dell’ Europa, intesa in senso Romano-Carolingio-Svevo. Se è vero che la disgregazione della Yugoslavia e di altri stati cuscinetto, creati dagli alleati nel primo dopoguerra, è stata provocata dagli interessi USA/GB/Israel, è altrettanto vero che, in un’ottica geopolitica di lungo respiro questa operazione bellica dovrà essere vista come una forma di SOLVE et COAGULA. Similmente, alla nascita dell’ Unità Nazionale Italiana, cioè quando maturò negli italiani il senso unitario, si dissolsero le precedenti Regioni-Stato. ( Azione rivoluzionaria supportata da Francia-Inghilterra a parte). Con la nascita dell’ UE abbiamo assistito allo sviluppo della spinta regionalista, prevista con preveggenza dai nostri costituenti, fra i quali c’era anche qualche seguace di Cattaneo. Non a caso la crisi della prima Repubblica porta inevitabilmente alla nascita delle Leghe politiche. Che reggono ancora al NORD perchè sotto l’ influenza di antichissimi geopolitici. (Il Nord-Est verso la Francia ed il Nord-Ovest verso l’Austra-Ungheria-Croazia-Slovenia-Serbia). Con propensione verso Grecia-Turchia (attenzione….la crisi greca non NASCE a caso!). Per tornare alle Province, strette fra i Comuni, che in questi tempi hanno aumentto il loro significato di rappresentanza diretta degli interessi civici ( anche con la nascita di Municipi) e le Regioni che vanno acquistando l’ “status” di veri e propri Stati, queste strutture intermedie sono destinate a sparire. Solo l’immobilismo politico italiano, basato su una burocrazia politica pletorica ed autoparalizzante, non ne ha già decretato la morte definitiva. Il problema oggi è pertanto questo: FARE la RIVOLUZIONE. Cioè ristrutturare tutto il sistema Italia. Come fece il grande italiano Napoleone, che creò la nuova Europa, un sistema che ha retto fino ai giorni nostri. – Giorgio Vitali.

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    II°) – A me i radical chics non hanno mai convinto. Già proporre una legge irresponsabile & Kriminale che “permettesse alla donna di abortire fino al nono mese” tradiva il loro nauseante individualismo, cinismo ed egotismo dei borghesi c.d. “illuminati” ( ma che almeno gli venisse un corto circuito tutto al LORO INTERNO) e che purtroppo ricevette il voto di molti rottami extraparlamentari, di ecce bombi e rivoluzionari falliti, incapaci ( per dirla con P.P. Pasolini ) , di assumersi le proprie respondabilità, dal cui comportamento ben si capisce la controffensiva cattolica( anche se non la giustifica) e sopratutto di CL.. La Emma B/ ruttino che candidamente dice che “il bambino è un potenziale parassita e la donna fa bene a liberarsene” (CHI SCRIVE HA BUONA MEMORIA ). Già il fatto, loro ultra pacifisti (o pacifinti?), e “non violenti” fare tanto casino perché l’ Italia entrasse in guerra al fianco degli $.U.A. per farla finita con quel “criminale nazi-comunista di nome Milosevic” (epperò eletto per BEN TRE VOLTE DAL POPOLO SERBO!!!), il loro appoggio alle politiche liberi$te PREDONOMIKE d’ importazione d’ oltre- AtlantiKo e non è un caso che amano tanto i sistemi politici anglo- ameriKani, così come amano i vocaboli anglo$a$$oni. Così pure la loro battaglia alimentare per gli OGM, loro che si professavano tanto “ecologisti” !!!! Come si può (per gli stessi laico-democratici, i repubblicani seri d’ altri tempi alla Mazzini, alla Gobetti, alla Rosselli, alla Pannunzio, alla Ernesto Rossi) sperare ancora in simili merde (con tutto il rispetto per la COSA?). Ci vorrebbe per il PR e per l’ideologia radicale in genere (che ha influenzato anche tanti pretesi c.d. “marxisti” immaginari), almeno dagli anni 70 in poi, un BEL TRIBUNALE STRAORDINARIO, non importa se a MOSCA o a VERONA, e con le facilmente immaginabili conclusioni… Quando si dice MORTACCI!!!!!! – Gianni Donaudi

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    III°) – Non commento lo sfogo di una persona che ha evidentemente perso l’equilibrio….. mha! Riguardo le regioni o le provincie da abolire… a noi radicali non piace la sovrapposizioni dei poteri che ha un costo che la società non può sostenere, siamo come una famiglia che ha la moto e la macchina ed ora deve sciegliere di tenere per motivi economici uno o l’altro….in realtà il punto non è se la macchina è meglio della moto se abbiamo appena detto che sono sovrapponibili ma la diluizione del potere statalista…. avevamo vinto un referendum se non sbaglio potrei sbagliarmi lo dimenticano tutti, lo hai fatto anche tu? Mercoledì sono stato a Napoli in una libreria ho trovato la locandina di un convegno del buon Gino Sansone: “Dal Gange al Vesuvio per un India partecipata”. A proposito di bioregionalismo, volevo aggiungere (scusa se salto ma sono vittima di una notte di lavoro che non sò se mi permetterà di stasera venire a teatro) l’immagine di bioregione che manifesti è molto bossiana. Uno stato come quello grande ma solo più piccolo con le stesse dinamiche centraliste.. già ce la vedo la vostra bioregione scindersi sempre più in particelle più piccole con quelli di Calcata nuova lanciare pitali a quelli di Calcata vecchia fino ad arrivare a “er matto” in nome dell’autonomia e della salvaguardia dell’identità buttare la munnezza a quello del piano di sotto… Invece a Bracciano c’è sabato e domenica una vera manifestazione bioregionale riguarda la cosidetta filiera corta e lì che ha un senso ecologista e di appartenenza e di diversità che unisce una bioregione…è un fenomeno importante da favorire e governare…. chi può farlo una provincia o una entità più ampia che non ha un angolo visivo ristretto?

    R.C.

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