Antonio D’Andrea è partito al volo su una bicicletta cometa… Wouwhh!

Vi dirò che fino a un mese fa, mai e poi mai avrei pensato ad un  ”bici-cometa”, poi è accaduto ciò che vado a raccontarvi.   Verso il 20 settembre sono tornato da Capracotta per iniziare a preparare i pacchi per il mio trasloco definitivo  a Capracotta. Ogni tanto a Lainate, dove vivevo e in parte vivo ancora, mi recavo alla discarica “ecologica”, gestita mi pare dal comune, ove porto del materiale da smaltire, Ebbene ci andavo in bici perché dista circa 2 km da casa. Un giorno al ritorno per strada vedo un bellissimo nastro giallo anzi giallissimo (come diceva zia Elena), di quelli, per intenderci che di solito sono usati per confezionare pacchi regalo (poi l’ho misurato:
7 metri e 50 centimetri di lunghezza e 5 centimetri di larghezza). Mi ha colpito e mi dispiaceva lasciarlo sulla strada (sul nastro d’asfalto…) dove ci sarebbero passati camion e auto e in breve tempo sarebbe diventato poltiglia. E così svelto svelto l’ho raccolto e messo arrotolato nel cestino portapacchi  sulla ruota posteriore. E così per alcuni giorni è rimasto lì. Intanto pensavo a come poterlo utilizzare, tenendo conto che ho già tantissimi nastri e nastrini che metto da parte e che uso poco o pochissimo. Per cui accumulo aspettando le occasioni buone per utilizzarlo.
Dopo una settimana vado lungo il sentiero, in parte asfaltato in parte no, che scorre di fianco al canale Villoresi, poco frequentato. Dovendo portare dei pacchetti e delle borse, per non far schiacciare il nastro dorato mi dico che potrei legarlo all’estremità del cestino gratinato. E così faccio, con l’accortezza di annodarlo a metà dopo averlo piegato in due. Il risultato saranno quattro nastri di circa mt 1,80 ciascuno le cui due
estremità sono un po’ sfrangiate.
Appena parto, con la coda dell’occhio vedo uno “spettacolo” meraviglioso: i quattro nastri volteggiano nell’aria come code di aquiloni. E le/i bambine con a fianco genitori o nonni che mi incontrano rimangono a bocca aperta. E felice e imbarazzato continuo a pedalare con il fruscio delle quattro code d’oro. Ogni tanto butto l’occhio alle spalle oppure vedo l’ombra proiettata a sinistra o davanti, a secondo della direzione della strada…che meraviglia….
Verso la fine di settembre riparto per Capracotta e ci resto fino a circa il 23 ottobre u.s. Al ritorno mi capita di rifare il sentiero lungo il Villoresi e mi ricordo del nastro che srotolo di nuovo. Un tuffo al cuore!!! Me ne ero dimenticato e rivederlo giocare con l’aria è una grande piccola emozione e mi viene da paragonarlo a una cometa…. Incontro lungo la strada, essendo di domenica, molte più bambine/i accompagnate/i e tutte/i rimangono stupefatte/i.
La cometa….la mitica stella cometa di quando ero piccolo che mi affascinava e incantava e mi faceva sognare…. Eccola, a portata di mano. Sì in parte è come la coda degli aquiloni, ma di solito al massimo sono due e nonostante li ami, gli aquiloni, raramente li ho fatti volare e si muovono lentamente nell’alto del cielo…
Ma quattro nastri d’oro dietro attaccati alla bici che li senti frusciare-bisbigliare in continuazione e girandomi vederli danzare nell’aria lasciando una scia di gioia è troppo troppo bello….
E così è nato il termine bici-cometa… Ogni bici potrebbe diventare una cometa e chi pedala, almeno per me, è come se cavalcasse una cometa, piccolo nomade dell’universo.
Qualcuno potrebbe chiedermi “Storia interessante ma ci vedi anche una valenza culturale, simbolica, politica?” Lo so che posso sembrare un utopista minimalista, e in realtà lo sono, ma la bici cometa è troppo troppo bella. Forse ci insegna che col niente, con pezzetti di rifiuti possono nascere grandi simboli che accendono gioia, meraviglia, stupore; che invitano e invogliano a giocare a rigiocarsi a mettere in moto un altro mondo possibile; è un po’ come la zucca di Cenerentola che viene trasformata  in carrozza di lusso (in questo caso una bici in cometa). Insomma l’altro mondo possibile è quello che possiamo costruire già da adesso, a partire dalle cose più piccole e forse anche rifiutate. E trasformarle in fiabe reali. In fondo la Fata era anche la Signora (o forse S’ignora?) delle metamorfosi e ciascuna/o potrebbe -e  dovrebbe- diventare Fata. E pensavo poi che carino sarebbe se colorassi la bici (chiaramente con colori atossici e non inquinanti) tutta di giallo oppure trovando nastri rossi tutta rossa o scambiarsi le bici a secondo degli umori e desideri. E mi immagino un fiume di bici-comete (come-te) in occasione di manifestazioni per la pace o semplicemente che vagano per le città e paesi….

Buon viaggio e sogni d’oro sulle bici-comete….  da Antonio D’Andrea  

Per scrivere ad Antonio: barchettaebbra@tin.it

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