“Alla ricerca dell’uranio perduto..” – Nucleare berlusconico …. Semiserio…

Non sono i cattivi comunisti a mettere in dubbio e contrastare la saggezza e la volontà energetica del Berlusca. No, è una sua collega di centro destra, anzi che più destra non si può, la destrissima elvetica Isabelle Chevalley  (si perdoni la somiglianza cavalleresca) che mette la mordacchia al Cavaliere. Isabelle  è presidente e fondatrice di Ecologie libérale, partito svizzero di centro destra.

Ecco cosa afferma l’eroina:
“Fin dal 1991 non si estrae abbastanza uranio per soddisfare l’esigenza di tutte le centrali nucleari del mondo, l’estrazione è talmente diminuita che nel 2003 metà del fabbisogno del metallo grigio è stato fornito dalle scorte militari.”

Ci sarà da crederle? Forse sì considerando che chi lo sostiene, la dottoressa Isabelle Chevalley, è del mestiere essendo una chimica. La sua è una analisi che arriva in un momento piuttosto delicato, soprattutto nel nostro paese, dove chi sappiamo ha deciso un ritorno al nucleare (e non solo  “chi sappiamo” lo ha detto pure  il piacione rutelliano).

Vediamo intanto cos’è  l’uranio,  il metallo grigio,  che viene utilizzato nelle centrali nucleari per produrre energia elettrica. In natura l’uranio  si trova pressoché ovunque, compresa l’acqua, ma la parte dell’uranio che interessa alle centrali nucleari è una elaborazione (arricchimento) dello stesso per aumentare la concentrazione di 235U rispetto al 238U, due isotopi dell’uranio. Ed è su questo che si concentra l’analisi della dottoressa Chevalley.

“Dal 2001 il prezzo dell’uranio è decuplicato, da 7 dollari la libbra a più di 75 nel 2007. Questo massiccio aumento di prezzo riflette l’incertezza che circonda la sua produzione. L’altro picco storico risale alla fine degli anni ‘70 quando la richiesta di questo metallo è aumentata sia a livello militare che civile raggiungendo i 43 dollari per una libbra.”
Sappiamo, però, che il mercato è estremamente volatile e bisogna passare ai fatti per capire davvero quanto uranio sia ancora disponibile.

Ed ora la notizia tragicomica: “Attualmente, non solo non vengono più scoperti grossi giacimenti di uranio, ma i giacimenti già scoperti non vengono pienamente sfruttati perché non conviene economicamente. I costi sarebbero troppo elevati. Di conseguenza, la progressiva mancanza di uranio comincerà a farsi sentire tra il 2015 ed il 2025, quando le centrali nucleari produrranno meno energia fino a fermarsi del tutto.”

Le centrali nucleari nel mondo, che sono  450 (451 se ci mettiamo pure Montalto), funzionano grazie all’uranio estratto, ma anche in buona parte dalle riserve militari.

E a sentire la dottoressa Chevalley non ci sono molte speranze di trovare nuovi giacimenti, ma essendo un metallo presente pressoché ovunque, l’uranio è virtualmente estraibile anche da altre fonti, compresa l’acqua.

Nel mare, per esempio, sono disciolti ben 4 miliardi di tonnellate di uranio naturale, ovvero quanto basterebbe per rifornire le centrali nucleari attuali per 60.000 anni. Ma questo, purtroppo pare non risolvere il problema… a meno che, a meno che il Cavaliere non trovi il sistema di estrarlo mentre costruisce l’altra grande opera risanatoria per l’Italia: il Ponte di Messina. Si sa infatti che nello stretto le correnti (mafiose) sono forti e che è stata in passato segnalata la presenza di sirene (lo ha rendicontato un certo marinaio Odisseo) ed è risaputo che le sirene sono amiche di Urano…
Perciò basterebbe recuperare qualche sirena viva et voila l’uranio verrebbe a galla!

Ma ascoltiamo ancora cosa ha da dire la Giovanna D’Arco  elevetica, la destra cavaliera: “La centrale nucleare di Leibstadt in Svizzera utilizza ogni anno 155 tonnellate di uranio, il volume d’acqua di mare che servirebbe per estrarlo corrisponde a 52 miliardi di metri cubi, ovvero due terzi del lago di Ginevra. Per pompare una tale mole di acqua consumerebbe tutta l’energia ipoteticamente prodotta”.

Ecco  ora che la trama s’ingarbuglia, a creare confusione è  un altro popolo marinaro, il quale   pone  un aiuto estrattivo bionico e sollecitamente  invita il  cavallerizzo  berlusconico a  persistere nell’errore. Si tratta dell’Agenzia Nucleare Giapponese che dice: “In Giappone hanno immerso nel mare degli oggetti simili ad alghe lunghe cento metri prodotte con un materiale capace di attrarre l’uranio”.

Ma per rifornire la stessa centrale di Leibstadt di cui sopra, bisognerebbe sommergere seicento mila oggetti simili (in un’area pari a quella della Valle d’Aosta). Ogni due mesi li si dovrebbero raccogliere per passarli in un acido capace di recuperare l’uranio e quindi riportare questi oggetti in mare. Sarebbe un’opera ciclopica senza contare gli inconvenienti per la pesca e per la navigazione. Bisogna quindi porre fine all’utopia che l’uranio marino possa risolvere tutti i problemi di approvvigionamento.

Peccato inoltre che, malgrado le fervide fantasie fantascientifiche sull’energia nucleare a buon mercato del conductator Berlusconi, sempre per  la dottoressa Chevalley, aprire nuove centrali sarebbe un errore sia politico che economico.
“Uno studio francese ha dimostrato che investendo nelle energie rinnovabili e in politiche di risparmio energetico, lo stesso importo necessario per la costruzione di una nuova centrale nucleare, circa 3 miliardi di euro, si arriverebbe a produrre il doppio di energia elettrica”.

I difensori delle centrali nucleari, tra cui l’ex ambientalista riconvertito Piacione Rutelli, sostengono invece  che attraverso le fonti rinnovabili non si potrà mai ottenere la stessa quantità di energia prodotta, più facilmente, con il nucleare.

Ma ancora la bella Isabelle Chevalley  non è d’accordo.  “Prendo l’esempio di un’azienda tedesca che produce pannelli solari termici ad alta temperatura Quest’azienda sostiene che coprendo con centrali eliotermodinamiche solo l’uno per cento del deserto del Sahara l’energia prodotta basterebbe all’intero fabbisogno mondiale. Con questo non voglio che ci si debba concentrare su una sola fonte, ma il potenziale di tutte le fonti rinnovabili è davvero enorme e soprattutto bisogna smettere di dire che costa troppo Quante guerre sono state fatte al fine di garantire l’approvvigionamento energetico? Quante sono state le sovvenzioni al nucleare, al carbone ed al petrolio? Le energie rinnovabili non sono solo ecologiche ma anche economiche”.

(Testo tecnico di Tiziano Mainieri rallegrato  da Paolo D’Arpini)

Scusate non mi piaceva il film  ”non ci resta che piangere” ho preferito quello “non ci resta che ridere”
P.D’A.

Sempre all’erta sto!
http://www.circolovegetarianocalcata.it/

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