- ….. da Grottaferrata a Calcata… un viaggio lungo mezzo secolo
Voi sapete che sono una perfida scimmia. La natura scimmiesca è quella di far dispetti ma non lo fa per vera cattiveria, questo è per lei un modo di conoscere meglio la gente, per capire dalle loro reazioni qual è la verità che si cela dietro la facciata, l’altra faccia della medaglia….
Ed è per questa ragione che la povera scimmia psicologa di rado mantiene le amicizie, prima risulta affascinante e poi deludente, ma se i comprimari che l’accompagnano nella commedia della vita son persone abbastanza intelligenti allora la lucidità della scimmia viene riconosciuta ed essi sono in grado di riprendere a giocare con lei, furbescamente conniventi… agonismo senza ansia di vittoria, verso traguardi in cui la comprensione sono partenza ed arrivo. Questo però non è un comportamento assodato e stabile, talvolta il destino vuole che le cose non vadano esattamente così.. e la curiosità infantile e burlesca della scimmia viene giudicata subdola assunzione, l’ironia vien presa per crudeltà, la sveltezza nell’afferrare la banana diventa una corsa ad ostacoli oltraggiante.
La povera scimmia -in questo caso il sottoscritto- deve e dovette subire punizioni a non finire e sentirsi malcompresa in più occasioni. Come lenire queste pene? Solo un destino favorevole può fornire l’occasione di aggiustamento, per pareggiare i conti in sospeso. E questa che voglio raccontarvi è una storia di un simile evento che dal passato si ripropone nel presente (chiaramente a mio favore).
Voi sapete -sta scritto pure sul sito del Circolo- che “vivo in una casupola fatiscente (in quel di Calcata) proprio sopra la fogna comunale” su un piccolo terreno che è anche la minuscola sede del Circolo. Siccome il mio karma è sia buono sia cattivo (come quello di ognuno) mi son trovato recentemente nella necessità (obbligo) di acquistare questo fazzoletto di terra in cui mi trovo. Il pagamento liberatorio deve avvenire entro la fine del 2008 (anno del topo di terra) e visto che siamo giunti a metà ottobre, e non avendo ancora raggranellato il denaro (il mio viaggio è sempre stato senza bagagli e senza soldi), mi son visto costretto (per modo di dire s’intende) a chiedere aiuto ad alcuni amici… l’ho fatto (come è mia abitudine) attraverso una lettera in cui ho chiesto loro di “acquistare” una o più “obbligazioni” del Circolo (meglio forse chiamarla donazione) al costo di euro 500 ciascuna. A questo punto son sicuro che starete già chiedendovi “cosa c’entra questa storia con il titolo dell’articolo?” La risposta potete forse trovarla (od intuirla) leggendo la corrispondenza che segue fra me ed un amico di Viterbo a cui mi ero rivolto…
(Paolo D’Arpini)
Caro Paoletto,
purtroppo anch’ io non me la sto passando meravigliosamente dal punto di vista finanziario. A parte la crisi che ha più che dimezzato il valore d’ acquisto del denaro -e che riguarda tutti- ho avuto una mazzata supermastodontica con l’ impresa del bar.. (omissis). Sono uscito vivo, ed è già molto (ringrazio le entità celesti che mi hanno sicuramente aiutato) ma sono ingolfato in due ulteriori processi penali ed ho dovuto temporaneamente abbandonare la mia casa, con ulteriore aggravio di spese!
Quello che posso fare è cercare di recuperare un migliaio di euro dalla restituzione della cauzione di un immobile. .. (omissis), diciamo a metà dicembre. Sarò ben lieto di farti un regalo natalizio venendo a Calcata. Potrebbe essere l’ occasione anche per un momento di pace in un periodo per me turbolento, se vorrai condividere una padellata di verdure!! In ogni caso stai tranquillo, una soluzione la troviamo. Ci risentiamo presto Tuo affezionato.
Leonardo
P.S. Da parte mia non voglio targhe. Piuttosto innalziamo un cippo al mistero di Madre Natura, e libiamo agli dei. Saluti vegetariani
Risposta di Paolo:
Caro Leonardo, mi pare che il mio buon karma sia evidente.. a giudicare dalla tua affettuosa lettera già mi sento sollevato….
Non so perché tu mi ricordi un bambino, prima che mia madre morisse, un amichetto dei primi anni ‘50 che si chiamava Leandro (un po’ assomiglia a Leonardo). Avevamo entrambi meno di dieci anni, forse lui 6 ed io 8, e giocavamo spesso assieme, anche perché abitavamo tutti e due nella stessa villetta a Grottaferrata, lui al piano di sopra ed io al piano di sotto. Giocavamo, dicevo, come buoni amici gentili e solidali… finché venne a porsi in mezzo a noi una bambina e la sua presenza fece sì che il nostro rapporto cambiasse. Questa bambina era la figlia di un console o ambasciatore, non ricordo, di qualche paese sudamericano ed era venuta ad abitare proprio a fianco della nostra villetta, solo una rete a maglie divideva il suo giardino dal nostro. I genitori della bambina, forse per ragioni di status o forse perché non gradivano che lei frequentasse maschietti, raramente ci invitavano dalla loro parte di giardino. Nel frattempo, sai com’è, questa presenza “femminile” aveva cominciato a corrodere i rapporti amichevoli fra me e Leandro, inoltre c’era anche un altro bambino che si era inserito nella corte, Si trattava di un bambino “povero”, leggermente più grande di noi, forse 10 od 11 anni, che era figlio di profughi polacchi che vivevano in una casa popolare dall’altro lato della strada, lui era più furbo o semplicemente più maturo di noi e si era subito imposto con la sua presenza anche nei confronti della ragazzina sudamericana. Insomma Leandro ed io eravamo ridotti a comprimari con poche speranze di “conquistare” la bella. Ricordo che uno dei passatempi preferiti, di noi maschietti, era quello di improvvisare commediole estemporanee davanti alla rete divisoria e con tali performances cercavamo di farci belli e di attrarre l’attenzione della ragazzina. A quel punto si era instaurato un rapporto competitivo fra noi ragazzi. Tonino (il bulletto polacco) era diventato il caporione, io arrancavo cercando di emularlo e Leandro, il più innocente di tutti e tre, si adattava a fare le parti più “infime”. In questo gioco infantile, già perverso per sua natura, io che avevo maggiore ascendente nei confronti di Leandro lo mandavo sempre a casa sua a prendere coperte, abiti, tovaglie e panni per le scenografie, lui ovviamente considerandolo un gioco acconsentiva e portava giù tutto, ma chiaramente poi la mamma si arrabbiava con lui e lo sgridava forte. Un giorno, cattiveria delle cattiverie, ricordo che la mamma gli proibì di asportare alcunché dalla casa, noi stavamo “recitando” come al solito davanti alla sfacciatella, a quel punto volendo far ridere e per dimostrare che ero astuto, incaricai Leandro di recuperare un mazzo di fiori da offrire alla bambina, lui immediatamente acconsentì e così gli indicai un bel fascio di ortiche e gli dissi di raccogliere quelle. Ti puoi immaginare le risate della bambina e di Tonino e mie (anche se un po’ amare) ma puoi anche immaginare la faccia ed il dolore del povero Leandro…. Dopo quel giorno Leandro non giocò più con noi, e così persi un caro amico… Oggi ho pensato che tu fossi quel Leandro e che fosse per me giunto il momento del tuo perdono… Grazie!Ciao fratel Leonardo (Leandro), Paolo